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Il Manchester Science Festival studia a fondo il bluff e il poker player ideale

19 novembre 2016 - 11:48

Il Manchester Science Festival ha studiato il bluff e l'ideale profilo del poker player al tavolo da gioco. 

Scritto da Gt

Non è una novità, ok, ma il poker stavolta è stato al centro del Festival delle Scienze svoltosi a Manchester dal 20 al 30 novembre ottobre grazie ad una conferenza di Paolo Seager incentrata tutta sulla psicologia del bluff e il linguaggio del corpo applicato al gioco. Ma la caratteristica fondamentale è che la conferenza era decisamente poco tradizionale visto che Seager ha pensato di organizzare il tutto in pieno stile cabaret. Sì, avete capito bene, uno spettacolo-conferenza organizzato dall’insegnante che anche lui poker player. I suoi studi si basano sulla nostra capacità di rilevare il bluff. Non sempre siamo bravi a intercettare ed identificare o padroneggiare i gesti dei nostri interlocoturi. 

Il poker è un gioco in cui l’attenzione conta molto la ricerca ha capito che è tutt’altro che un semplice gioco d’azzardo. Paul ha sviluppato l’uso di indizi comportamentali verbali e non verbali, i tells. 

A sostenere questi studi anche il matematico Katie Steckles che ha rilevato la probabilità di estrarre carte particolari che ha permesso ai giocatori di prevedere lo stato di avanzamento di un gioco. 

Ma cosa è stato dimostrato? La pratica del poker ha permesso ai ricercatori di lavorare su diverse aree del cervello e ha richiesto molta strategia e psicologia. Il neuro scienziato Nicole Ray si è concentrata sui motivi per cui il poker è divertente rilevando però anche come alcune regioni del cervello sono ’ostaggio’ delle tensioni che vengono riprodotte durante una partita. Stranamente le regioni che hanno la responsabilità di assicurarci di mangiare, procreare o amare siano le stesse che ci fanno scegliere di continuare a giocare anche quando stiamo perdendo. Siamo tutti abituati a pensare che le persone siano oneste ma quando arriva il denaro in mezzo tendiamo rapidamente a pensare il contrario Seager, infatti, dice che le cose divertenti che ci offre il poker sono le possibilità di simulare e nascondere la verità persono a noi, pratica impossibile nella vita quotidiana di una società ben pensante e istruita. 
Pensiamo sempre che gli avversari stiano bluffando tutto il tempo contro di noi e siamo portati a farlo noi stessi con maggiore frequenza. Ma le logiche sono molto più complesse: “Sii paziente non forzare il bluff e scegli il momento più giusto per farlo. Dobbiamo ricordarci di essere sempre osservati dagli altri”. 
Il poker è quindi davvero un gioco sociale anche se è meglio non discutere molto con gli amici al tavolo perché rischiamo di perdere un sacco di informazioni essenziali per la vittoria. Molti player offrono indizi molto evidenti o cercano il momento sbagliato contro l’avversario sbagliati. 
Uno studio condotto i una 50ina di paesi dal Global Deception Team dimostra che molti giocatori tendono a credere ce una persona stia bluffando se evita di guardarvi negli occhi o si muove nervosamente sul posto. Tutttavia una delle chiavi per rilevare precisamente il bluff è assimilare i comportamenti degli altri quando si trovano in situazioni non stressanti e quando non stanno bluffando. Utilizzando questo comportamento come base onesta siamo in grado di vedere i reali cambiamenti quando stanno operando il bluff. Un buon bluffeur cerca proprio il contatto visivo per ingannare l’avversario. 
Insomma, chi è il player ideale? Secondo Seager è una persona che non parla molto al tavolo ma registra le reazioni dei loro avversari e le memorizza. Solo collegando tutte le informazioni si può identificare in modo affidabile quando qualcuno cerca di bluffare. 
Studi come questi contribuiscono ad aumentare la componente di abilità che si trova nel poker a discapito del fattore fortuna. 

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