La liquidità condivisa di poker online a livello internazionale non è in agenda, né del Governo né di chi si sta occupando di legge delega e neanche dalle parti dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli che, va precisato, esegue le linee politiche dettate appunto, dalle indicazioni del Mef.
Eppure in questi giorni si era aperta qualche speranza. Un’operazione di lobby, forse, un incontro richiesto da un importante operatore di poker online a livello internazionale, GGPoker che potrebbe guardare al mercato italiano come possibile espansione (tanti i player che giocano sulla piattaforma in questione). A rivelare l’incontro tra gli uffici di piazza Mastai e i rappresentanti della room gestita da Nsus Malta Ltd, la società di gaming consultancy che segue le operazioni del brand in questione, è stata l’agenzia Agipronews.
Sul tavolo della discussione potrebbero esserci state due ordini d’idee: ripescare l’accordo promosso dall’Italia cui hanno aderito Francia, Spagna e Portogallo per la liquidità regionale europea e al quale il nostro Paese non ha mai aderito, e l’idea di aprire alle licenze di poker online le liquidità internazionali dot com come la vicina Germania ha pensato di fare con la recente normativa.
La prima ipotesi sta assumendo ormai contorni grotteschi. L’operazione sensata e illuminata interna ad Adm ereditata dall’allora direttrice Daria Provvidenza Petralia dal predecessore Francesco Rodano, venne accolta con grande favore a livello europeo con la firma, a Roma, il 6 luglio 2017. Francia e Spagna aderirono subito mentre il Portogallo seguì poco dopo e anno dopo anno, mese dopo mese, le room italiane non arrivavano mai. La base tecnologica per condividere, eppure c’era. Ma la resistenza di alcuni concessionari italiani era forte, specie per chi non aveva operazioni nei paesi coinvolti nell’accordo quadro europeo.
Ultimamente avevamo analizzato la vicenda spiegando che l’ingresso di Sisal in Flutter (sotto lo stesso tetto di una certa PokerStars) e della presenza delle principali room “punto it” nel network iPoker molto forte in Spagna e Francia, poteva creare le condizioni per una condivisione del tema quanto meno a livello degli operatori. Anche 888Poker e altre realtà potevano spingere all’adesione alla liquidità regionale. PokerStars, manco a dirlo, ovvio.
In più l’ingresso di Lottomatica (con Goldbet) in Gamenet e quindi il passaggio epocale in iPoker, aveva dato l’ennesimo colpo al muro della resistenza al “no pooling liquidity”. Il precedente direttore giochi Adm ci chiarì lo stato dell'arte un anno fa.
Sono tanti i lettori che ci chiedono se ci sono novità sulla liquidità condivisa ma le nostre risposte hanno sempre smorzato gli entusiasmi. Alle notizie di questi giorni, ora rivelatesi con l’arrivo di GGPoker in Adm a Roma sembravano farci dire: eppur (qualcosa) si muove! Ma così, sembra non essere.
Ora è il caso di approfondire il tutto. Se davvero GGPoker vuole entrare in Italia come sta regolando tutte le sue posizioni con le normative europee, vedi Germania e Belgio ad esempio, allora qualche pressione potrebbe esserci. E qualche movimento “tellurico” potrebbe scatenarsi.
Ma la via per sfondare non è Adm che può solo prendere atto e semmai segnalare al Ministero delle Economie e delle Finanze quel che recepisce dal settore. Sì perché concordiamo poi colleghi: la liquidità è fuori dalle prime bozze della legge delega che ha già i suoi problemi a prendere il via. E bisogna vedere se la politica crede sia una buona mossa. Come spiegare a chi vuole fare solo cassa che solo aumentando la liquidità il poker può produrre più danari per la percentuale di spesa che finisce nelle casse del Mef?
Sulla seconda ipotesi, quella dell’apertura alla liquidità internazionale e quindi al dot com, crediamo non ci sia davvero la possibilità che questo accada. Le ragioni sono squisitamente di opportunità politica: sarebbe un grosso appiglio per i detrattori del gioco pubblico. Eppure, si sa, il poker online vive sul “peer to peer” sulle pool, sui field vasti dove avere ricambio di “Fish”. In una piccola “vasca” gli squali finiranno per mangiarsi tra loro. Ma il timore di esporsi a chissà quale rischio internazionale è più forte della ragionevolezza che, invece, andrebbe usata in questi casi.
Ricordiamo le motivazioni utilizzate da alcuni concessionari nostrani che palesavano il rischio di riciclaggio, difficoltà nei controlli e pericolo di truffe qualora si fosse aperta qualsiasi forma di liquidità. Ma è l’esatto opposto.
Avevamo anticipato questo tentativo quando intervistammo Marco Trucco che, nei primi mesi dell’anno, era ancora in forze proprio a GGPoker. Artefice dell’ingresso della room in Belgio e Germania, l’Italia non poteva che essere la sua fissa. Ed ecco quel che ci disse addirittura nel 2022.
Per ora, però, tutte le convergenze e le condizioni che erano maturate e che vi dicevamo di cui sopra, non sono servite a confluire in niente. E, come detto da più parti, la liquidità non è in agenda. Ma la mossa di Nsus Malta potrebbe aprire a qualche scenario, chissà.