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Regione Emilia Romagna, ass. Marzocchi: "Su gioco patologico impegno del privato sociale e del volontariato"

04 giugno 2012 - 08:02

L’Assessore alle Politiche sociali della Regione Emilia Romagna, Teresa Marzocchi, interviene sul tema della dipendenza da gioco, mettendo in luce la necessità di affrontare questa nuova problematica. “Ogni tanto, per fortuna, si inizia a parlarne, ma il problema  - afferma - resta tanto forte quanto in buona parte sotterraneo e invisibile. Così la dipendenza da gioco d’azzardo anche nel nostro Paese continua a danneggiare in modo a volte molto serio la vita di tante persone, spesso di chi è più fragile, promettendo una facile via d’uscita dalla precarietà, una scorciatoia per riconquistare la sicurezza perduta. Regione Emilia Romagna: rinviato convegno dell'8 giugno 'Gioco d’azzardo, dalle illusioni alla realtà’

Scritto da Sm

Il dilagare di questa nuova dipendenza è, infatti, dovuto in parte alla crisi che ha prodotto o intensificato determinati fenomeni. Ci sono frange di media borghesia che si sono ritrovate improvvisamente sulla soglia della povertà, ci sono giovani sempre più precari, anziani che guardano con preoccupazione al futuro. A tutti questi il gioco d’azzardo promette una sicurezza economica facile, aprendo la porta a una spirale nella quale tanti cadono. Le ultime stime parlano di un problema molto consistente, che riguarda almeno 800mila persone nel nostro Paese. Eppure sono solo 3mila quelle prese in carico dalla rete di associazioni che sta provando a porvi rimedio. In questa forbice, così larga, si annida la seconda grande causa del dilagare della patologia, ovvero l’assenza di consapevolezza, di percezione del problema. Una mancanza della quale il nostro Stato rischia di essere complice. Limitarsi a far pagare tasse – tra l’altro irrisorie – sui guadagni delle società che si arricchiscono su un fenomeno legale ma che, come vedevamo, nasconde spesso vere e proprie patologie non è giusto, né è possibile arrivare a incentivare il gioco d’azzardo, per quanto lecito, tra i giovani. Occorre un ripensamento profondo su questo versante, affinché a pagare il conto non finiscano ad essere – ancora una volta – i più deboli e i più poveri, poveri di strumenti culturali e di risorse. Questo cambiamento di consapevolezza deve essere accompagnato da un impegno forte da parte anche del privato sociale e del volontariato. L’Emilia-Romagna è sempre stata una regione all’avanguardia nell’affrontare i nuovi problemi che i mutamenti sociali portavano con sé. Anche sul fronte delle dipendenze da gioco d’azzardo diverse comunità terapeutiche sono in campo, e non da oggi. Insieme vogliamo lavorare per sostenere e ampliare sempre più il loro impegno”.

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