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Delega fiscale, Lauro (Pdl): “Ultima occasione dopo svuotamento di norme sui giochi del decreto Sanità”

31 ottobre 2012 - 09:25

La breve seduta di ieri mattina da parte della commissione Finanze dedicata all’analisi del disegno di legge delega fiscale, e alla quale ha preso parte anche il sottosegretario Vieri Ceriani, è stata occasione per un lungo intervento in materia di giochi da parte del senatore del Pdl Raffaele Lauro, che si è soffermato sulla parte della delega recante disposizioni in materia di giochi, che ritiene, a un'attenta lettura, del tutto inidonea a recare un contributo adeguato al fine di operare una riforma organica del settore, auspicata da più parti. Entro il 7 novembre gli emendamenti alla delega fiscale

Scritto da Amr

Risulta evidente come si tratti di un complesso di norme, privo di una prospettiva di ampio respiro, che si limita a fotografare la situazione esistente, senza recare previsioni in grado di tener conto degli sviluppi futuri. Si conferma infatti il modello organizzativo basato su un sistema di tipo concessorio e lo stesso fine - di per sé condivisibile - di prevenire le attività di riciclaggio risulta, dopo un'attenta lettura del testo, più teorico che reale, giacché si ricava l'impressione che il Governo continui a considerare il settore dei giochi come uno strumento per acquisire all'erario risorse aggiuntive.

Osserva che l'esame della delega potrebbe finalmente rappresentare l'occasione, per la Commissione, di dedicare un'analisi specifica all'andamento delle entrate erariali derivanti dal settore dei giochi negli ultimi 3 anni, ricordando in proposito di avere avanzato alla Presidenza della stessa Commissione la richiesta di dedicare un'apposita seduta a tale tema. Rimarca in termini critici che la parte di delega concernente il settore dei giochi perpetua un'impostazione per cui tale settore assurge a elemento strutturale della finanza pubblica, senza preoccuparsi tuttavia di contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata. I Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, appartenenti agli opposti schieramenti politici, e lo stesso Esecutivo attualmente in carica continuano ad addurre, a fondamento della propria azione politica in tema di giochi, la motivazione secondo cui l'espansione delle forme di gioco lecito ridurrebbe l'area occupata dalle forme di gioco illegale. A suo parere, si tratta di un'argomentazione non fondata, come hanno dimostrato gli approfondimenti svolti dalla Commissione antimafia, in base ai quali è risultato del tutto evidente come la finalità di contrasto del gioco illecito non è stata perseguita in modo soddisfacente. Ritiene quindi che la strada da seguire sarebbe quella di una rigorosa applicazione della normativa antimafia nella fase di affidamento e gestione del gioco, per garantire la trasparenza del rapporto di concessione (i cui titolari hanno troppo spesso sede nei paradisi fiscali) e poter verificare la provenienza e l'affidabilità dei soggetti gestori e dei responsabili delle sale da gioco, i quali rappresentano, sovente, l'espressione diretta, nei singoli territori, della criminalità organizzata. Anche se il Governo sembra condividere le premesse di tale ragionamento, ciò non si traduce in una conseguente iniziativa normativa e, come già ribadito in precedenza, anche i principi di delega in materia di giochi, contenuti nel disegno di legge, non propongono alcuna soluzione al riguardo.

Ribadisce dunque l'auspicio che, con la collaborazione del sottosegretario Ceriani, si possa procedere a un'analisi, di tipo qualitativo oltre che quantitativo, delle cause che spiegano la caduta delle entrate erariali in relazione a specifici e determinati segmenti del settore dei giochi. Rimarca che l'andamento negativo del gettito - nonostante l'attività dei Monopoli volta ad ampliare l'offerta di giochi - è documentato dai dati relativi al primo trimestre del 2012 e che ciò potrebbe condurre, ove la tendenza fosse confermata, a minori entrate per due miliardi di euro per la fine dell'anno. Appare pertanto necessaria un'analisi che consenta di effettuare proiezioni attendibili sull'andamento del gettito connesso ai giochi, provvedendo anche a operarne una disaggregazione per singola tipologia.

Per le motivazioni esposte in precedenza preannuncia la presentazione di emendamenti, predisposti in collaborazione con gli esponenti di altri Gruppi, con l'obiettivo di introdurre principi e criteri di delega per una riforma organica del settore, ritenendo che il disegno di legge in esame rappresenti l'ultima occasione per un intervento del Senato, dopo il sostanziale svuotamento dei contenuti del decreto-legge 13 settembre 2012, n.158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute (Atto Senato n. 3534). Giudica ormai estremamente ristretti i margini per giungere a un'approvazione dei disegni di legge in materia di gioco d'azzardo, all'esame delle Commissioni 2a e 6a riunite, e lo stesso decreto-legge, prima citato, in materia di sanità, è stato privato delle sue misure più qualificanti, peraltro annunciate dal ministro Balduzzi prima della sua approvazione in Consiglio dei Ministri, come la previsione di un divieto di pubblicità del gioco d'azzardo e l'introduzione di limiti più stringenti alla distribuzione territoriale delle sale da gioco. A suo parere, si trattava di misure non esaustive, ma da considerare comunque come un primo passo verso l'elaborazione di una disciplina più efficace.

Ricorda inoltre di aver inviato una lettera al presidente del Consiglio Mario Monti, subito dopo l'insediamento del Governo da lui presieduto, per sollecitare l'assunzione di un'iniziativa di riforma del settore dei giochi. Tuttavia, non solo non vi è stata alcuna risposta, ma la linea politica assunta dal Governo si caratterizza per una sostanziale mancanza di interventi sulle anomalie e sui profili critici da lui già denunciati, come confermano le disposizioni di delega che si prefiggono - a suo giudizio in modo del tutto illusorio - l'obiettivo di contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata mediante un semplice inasprimento dei requisiti per il rilascio delle concessioni, ma non prevedono alcun limite alla pubblicità delle singole tipologie di gioco.

Aggiunge, infine, che il CNR ha già provveduto a effettuare alcuni studi di calcolo sui costi futuri del settore dei giochi che ricadranno sulla finanza pubblica, dimostrando quindi l'inadeguatezza di una politica basata solo sul costante ampliamento delle tipologie di gioco. Rinnova quindi l'invito al Governo a cogliere l'occasione rappresentata dalla predisposizione della delega per introdurvi, come del resto auspicato anche dal presidente Baldassarri, principi e criteri per una riforma organica del settore dei giochi.

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