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Tabulati telefonici Milanese e caso Bplus: continua l'esame alla Camera e si attende audizione del deputato

08 novembre 2012 - 08:59

Continua l’esame alla Camera della domanda di autorizzazione all’acquisizione di tabulati di comunicazioni telefoniche nei confronti del deputato Marco Mario Milanese. Il relatore Fulvio Follegot (LNP) afferma che “la documentazione allegata alla domanda in titolo è pervenuta ed è stata messa a disposizione di tutti i colleghi già dalla mattina di lunedì 5 novembre. Gli allegati sono costituiti da copia dell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Ponzellini, Corallo e Cannalire; del verbale di sommarie informazioni testimoniali rese da Raffaele Ferrara, ex direttore dei Monopoli di Stato; dell’informativa di polizia giudiziaria inviata ai magistrati il 19 luglio 2012.

Scritto da Sm

Prima di esporre più in dettaglio i contenuti di questi atti, fa presente che il 31 ottobre è pervenuta una precisazione da parte del dott. Clerici circa i periodi interessati dalla domanda di acquisire tabulati. Si tratta, più correttamente, della tranche che va dal 1° gennaio 2010 al 1° maggio 2011 (tabulati peraltro già concessi nei confronti dell’autorità giudiziaria di Napoli) e della tranche che va dal 2 maggio al 30 novembre 2011.

Dagli atti istruttori pervenuti trae vari elementi informativi da offrire all’esame della Giunta, a completamento di quanto sommariamente esposto nella seduta del 31 ottobre. In quell’occasione aveva rappresentato che, come anche emergeva dagli atti relativi alla richiesta di autorizzazione che concerneva l’on. Laboccetta, in seno alla Banca Popolare di Milano si era creata una struttura parallela dedita ad operazioni creditizie in contrasto con i principi di sana e prudente amministrazione della banca.

L’intera indagine prende le mosse dagli esiti di un’ispezione della Banca d’Italia presso la Banca Popolare di Milano, conclusasi il 4 marzo 2011 e poi trasmessa alla procura della Repubblica di Milano il 9 giugno 2011. Dalla relazione ispettiva della Banca d’Italia risulta che diverse pratiche creditizie non abbiano seguito l’ordinario canale istruttorio e decisionale previsto dalla normativa e dalle disposizioni statutarie della banca ma abbiano obbedito a logiche clientelari. Dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere risulta, in particolare, che si sarebbero giovati di questo tipo di ‘credito allegro’ numerosi personaggi la cui richiesta di finanziamento è stata talora supportata da deputati. Da ultimo, vi sarebbe il filone del gioco legale e cioè dell’apertura di credito per la società Atlantis Bplus. In queste operazioni le figure principali sarebbero, da un lato, Massimo Ponzellini, presidente della Banca Popolare di Milano, il quale si sarebbe posto come garante di un sistema di potere interno alla banca, sostenuto anche dai soci dipendenti della banca medesima”. Ricorda, infatti, che “la Banca Popolare di Milano è una cooperativa, nei cui organi direttivi i soci dipendenti hanno un peso assai rilevante. In pratica, secondo l’ipotesi accusatoria, Ponzellini avrebbe garantito alla componente riferibile ai soci dipendenti la sopravvivenza e la continuità rispetto al passato. In cambio avrebbe ottenuto di poter gestire con mano libera operazioni sostanzialmente estranee agli interessi patrimoniali della banca stessa. In questo quadro, a tutela del rispetto del patto, sarebbe stata conferita una carica direttiva della banca «in rappresentanza» dei dipendenti a Enzo Chiesa, quale persona consapevole e compartecipe delle operazioni.

Dall’altro lato, protagonista di tali operazioni sarebbe stato Antonio Cannalire, figura che l’ordinanza di custodia cautelare definisce «priva di una chiara professionalità», che aveva un contratto di collaborazione coordinata e continuativa per svolgere attività di «supporto alla presidenza per le relazioni con la pubblica amministrazione centrale e locale e con le grandi imprese».

Si tratta, secondo l’ordinanza di custodia cautelare, di una dicitura generica volta a coprire l’anomala attività del Cannalire, il quale – in pratica – gestiva i contatti illeciti con le varie controparti, riferendone poi a Ponzellini. È significativo a questo proposito che tale Paolo Rimanich, addetto ai crediti della Popolare di Milano a Roma, aveva talora obiettato sulla bontà delle istruttorie e sulla liceità delle erogazioni creditizie. In particolare, egli si era opposto a talune concessioni di credito e per questo aveva riportato la minaccia di essere mandato per cinque anni a fare fotocopie.

In tutto questo, il deputato Milanese si sarebbe posto come referente politico presso il ministero dell’economia, con particolare riferimento alle operazioni creditizie e normative relative al gioco legale. Come ha accennato nella relazione dello scorso 31 ottobre, risulta essere stato sentito a sommarie informazioni Piero Lonardi, il quale aveva espresso dissensi in consiglio d’amministrazione in ordine alla pratica Atlantis Bplus, anzitutto perché non era chiarissimo chi fossero i soci di riferimento della società e poi perché, avendo quest’ultima una concessione dei Monopoli dello Stato, aveva avuto la contestazione di gravi irregolarità. Tuttavia, le pressioni del presidente furono assai marcate e si ebbe l’erogazione di un finanziamento di ben 150 milioni di euro. Le dichiarazioni di Lonardi appaiono confermate da un altro consigliere della banca.

Risulta poi, a quanto afferma l’ordinanza, che il Ponzellini sia stato ricompensato dall’Atlantis Bplus per i suoi servigi (v. pagine 38-40 dell’ordinanza).

Secondo l’ordinanza, l’on. Milanese si sarebbe posto a disposizione di Ponzellini e di Corallo – per esempio – per ottenere modifiche normative favorevoli alla Atlantis Bplus e avrebbe poi cercato di favorire Paolo Viscione, il quale tentava di vendere la sua società assicuratrice (l’affare però poi non ebbe seguito). Nell’informativa di polizia giudiziaria risulta poi che Corallo, Laboccetta e Milanese avrebbero progettato almeno un viaggio di piacere a Montecarlo dal 13 al 17 maggio 2010, circostanza ritenuta ulteriore indizio del sodalizio.

A determinante conferma di questa intesa illecita vi sarebbe poi un’intercettazione telefonica tra Raffaele Ferrara e Guido Rivolta. Dalla conversazione tra i due risulta la convinzione di entrambi che dietro Ponzellini ci fosse l’on. Milanese, il quale usava il suo potere di interdizione sugli accessi al ministro Tremonti per fare pressioni, onde a sua volta Ponzellini premesse per l’approvazione della delibera consiliare sul credito alla Atlantis Bplus. Peraltro, dagli atti risulta che l’ex presidente Roberto Mazzotta aveva votato motivatamente contro e lo aveva fatto mettere a verbale. Gli pare di poter sostenere, impregiudicato rimanendo qualsiasi giudizio sul coinvolgimento dell’on. Milanese nei fatti e sulla sua responsabilità – che non spetta alla Giunta stabilire – che manchi ogni profilo persecutorio e di indebita interferenza con l’autonomia del Parlamento. Si riserva di avanzare una proposta all’esito dell’audizione del collega Milanese”.

Donatella Ferranti (Pd) crede “nocivo per la politica concepire la sfera del parlamentare come un complesso rivestito di un’immunità totale. Invocare in questo caso l’insindacabilità parlamentare è totalmente fuori luogo giacché, come lo stesso Milanese ha precisato, mancano atti ispettivi, legislativi o d’indirizzo che ricolleghino le sue funzioni parlamentari al settore del gioco legale, che viene in questione nell’inchiesta. Egli si è protestato innocente rispetto a chiamate in correità sulla cui attendibilità non si può pronunziare. Presso questo collegio non si svolgono processi perché non possono essere ascoltate le parti e non possono essere escussi testimoni. Crede poco persuasivi gli argomenti ascoltati dai colleghi del gruppo del Popolo della Libertà, soprattutto perché non contribuiscono a riqualificare agli occhi dell’opinione pubblica la funzione politica e parlamentare. Voterà per la concessione”.

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