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De Biasi: “Gioco, si parli di dipendenza e non di ludopatia”

15 maggio 2014 - 07:49

Anche nella seduta di ieri dell’Aula del Senato si è parlato di gioco e a tale proposito è da segnalare l’intervento della senatrice Emilia Grazia De Biasi (Pd), presidente della commissione Sanità, che ha evidenziato: “Per dipendenze si intendono quelle da sostanze psicotrope, ma anche quelle da abuso di alcol e gioco. Insisto su questo punto e spero che la legislazione italiana quanto prima possa smettere di parlare di ludopatia e inizi finalmente a parlare di dipendenza patologica dal gioco, cosa che è fortemente connessa all'alcol e alle tossicodipendenze e cambia la vita di tante persone, molte delle quali giovani.

Scritto da Anna Maria Rengo
De Biasi: “Gioco, si parli di dipendenza e non di ludopatia”

 

 

M5S ALL’ATTACCO – Da parte sua, Enrico Cappelletti (M5S) ha affermato: “Se l'obiettivo del Governo è la lotta alle dipendenze, perché questo stesso Governo sta facendo di tutto per incentivare e promuovere la droga del gioco d'azzardo, che crea evidenti situazioni di drammatica dipendenza? Perché, al contrario di quanto avrebbe dovuto fare, questo Governo ha regalato 2 miliardi di euro ai concessionari delle slot machines mediante un condono tombale - ricordo per chi avesse problemi di amnesia - del credito vantato dallo Stato nei loro confronti? Perché questo Governo persiste nel voler applicare una imposizione fiscale sul gioco d'azzardo quasi nulla? La risposta è evidente. Lo Stato non ci guadagna, ma qualche potente lobby che finanzia notoriamente la politica sì, e molto. E la politica deve essere debole con i forti e forte con i deboli; una politica che non ci appartiene e che è semplicemente il contrario di quello che dovrebbe essere”. Alberto Airola, sempre del M5S, ha aggiunto: “Il primo fattore di ricorso ai SerD (i servizi contro le dipendenze) è il gioco d'azzardo. E come faceva notare anche qualche altro collega, qui invece il gioco d'azzardo lo si promuove, perché abbiamo visto cosa avete votato. È la prima causa di cura”.

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