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Susta (Pd): 'Più severità contro l'illegalità'

04 novembre 2017 - 10:44

Secondo il senatore del Pd Gianluca Susta, in materia di gioco gli interessi pubblici devono prevalere su quelli privati, ma è giusto compensare le restrizioni in atto nei confronti di quello legale.

Scritto da Anna Maria Rengo
Susta (Pd): 'Più severità contro l'illegalità'

 

Dopo l'intesa. Prima del decreto attuativo da parte del ministero dell'Economia e delle Finanze, atteso ormai a breve. Gianluca Susta, senatore del Pd e membro della sesta commissione Finanze di Palazzo Madama, inizia la sua analisi con un commento di carattere generale sul riordino dell'offerta di gioco, su cui in Conferenza unificata è stata raggiunta un'intesa.
“Premetto che io, su questo come su altre questioni, non sono un proibizionista. Sono per regolamentare, anche severamente, per tutelare le categorie a rischio, ma non per proibire. Senza una adeguata educazione, fin dalla scuola dell'infanzia, non sconfiggeremo mai alcoolismo, tossicodipendenze, ludopatie. Detto questo credo che l'intesa raggiunta in Conferenza Unificata sia un buon punto di equilibrio, considerato il livello di guardia raggiunto nel Paese su questi temi, l'incremento delle ludopatie, il danno indiretto (spese per ordine pubblico, incremento della spesa sanitaria e socio-assistenziale) subito dallo Stato”.

Scendendo nello specifico, gli imprenditori sono molto preoccupati della riduzione del 50 percento dei punti di gioco e della possibilità che le Regioni possano mettere in atto interventi anche più restrittivi, disposizione che è frutto di un emendamento presentato in primis, in Conferenza unificata, dalla Provincia autonoma di Bolzano. A suo modo, è giusto e come si possono tutelare gli investimenti degli operatori del gioco legale?

“La riduzione delle Awp sarà di circa il 35 percento, mentre i 'punti gioco' si ridurranno del 50 percento, il che non significa un'automatica riduzione del 50 percento del giro d'affari. È una riduzione significativa, ma un intervento più restrittivo, per le ragioni dette prima, si imponeva ed era fortemente richiesto dall'opinione publica. In ogni caso una maggiore severità contro il gioco illegale potrà, almeno in parte, rafforzare quello legale e compensare le restrizioni in atto. In ogni caso inutile dire che questo è un settore dove le preminenti ragioni 'pubbliche' devono prevalere sui, pur legittimi, interessi privati”.
Secondo lei il riordino avrà conseguenze negative sull'Erario, come ipotizzato dallo stesso sottosegretario all'Economia con delega al gioco, Pier Paolo Baretta? Come le si potrà fronteggiare, in caso?
“La risposta è analoga a quella data in precedenza. Riordinando questa materia il legislatore compie una scelta anche 'valoriale'. Da un lato non si può ipocritamente predicare contro i danni da gioco e poi guadagnarci come Erario o abbassare la guardia contro le forme illegali. Si riorganizza l'offerta disciplinandone le modalità di esercizio, si inaspriscono le sanzioni e si dichiara la guerra contro il gioco illegale. Se entreranno minori 'tasse'... beh... pazienza...”.
Il riordino interviene principalmente sul gioco legale. Quali misure dovrebbero essere prese nei confronti di quello illegale?
“Come dice il documento approvato in Conferenza, attribuendo competenze specifiche anche agli organi di polizia locale, prevedendo un apposito potere sanzionatorio e l'attribuzione dei relativi proventi ai comuni, anche, tra l’altro con un sistema strutturato di vigilanza e di controllo dei giochi che colleghi il rispetto delle normative antimafia e antiriciclaggio con le ispezioni amministrative, le verifiche tributarie e il monitoraggio continuo delle tecnologie elettroniche e informatiche, per garantire la 'continuità di processo', la condivisione delle informazioni e ii coordinamento sulla sicurezza informatica delle reti critiche, funzionali a questo settore. Sarà sufficiente tutto questo? Probabilmente no: bisognerà alzare la guardia fin da dentro le mura domestiche. I genitori dovranno controllare i figli, i figli dovranno controllare i genitori affinché non si mangino la pensione o lo stipendio al punto gioco, ecc.. Pensare che sia lo 'Stato' a risolvere tutto equivale a una complice deresponsabilizzazione”.
Secondo lei è necessario intervenire anche sul fronte del gioco online? A quali livelli (magari anche europei) e in che modo?
“Su questo specifico punto occorre intervenire con normative sovranazionali. A livello di Unione Europea, ma potrebbe essere insufficiente. Il web non ha confini. Si deve pensare a forme di collaborazione/convenzione con i grandi motori di ricerca, ben sapendo che questi si troverebbero con notevoli problemi da gestire, viste le diversità legislative tra i vari Paesi, ma si possono sperimentare forme di controllo e di accesso. Se Facebook o Google possono bloccare frasi, inserzioni, scritti non graditi possono anche bloccare queste forme di illegalità”.
Cosa auspica per il rilancio del settore ippico, con il Collegato agricolo di cui si attendono i decreti attuativi?
“È stata un'eccellenza italiana, ma anche una fonte di illegalità. Si può e si deve, attraverso incentivi fiscali ad hoc, utilizzo di fondi dedicati della politica agricola comune e dello sport rilanciare un settore che ci ha dato, anche a livello olimpico, tante soddisfazioni”.
Pensa che si giungerà, come del resto previsto nell'intesa raggiunta a Palazzo della Stamperia, al riordino normativo dei casinò e cosa ne pensa della nascita di una unica società di gestione e della possibilità di farne nascere in altre regioni italiane, magari del centro o del sud d'Italia?
“Anche qua un approccio meramente moralistico non basta. Se si organizzano i charter dal sud per andare al casinò di Saint Vincent o di Sanremo o di Campione non ci si può non chiedere se non sia preferibile concedere qualche licenza al centro e sud Italia. Io non ho messo mai piede in un Casinò, ma questo è un mondo che richiede non solo prediche, ma regole chiare, discipline ferree e garantire la certezza della pena per chi trasgredisce e per chi usa queste attività per diffondere illegalità. Prevenire e reprimere con severità più che vietare. Mi pare la strada giusta”.

 

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