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Dl Dignità e gioco, sì a emendamenti su sanzioni e avvertenze

02 agosto 2018 - 16:46

L'Aula della Camera ha approvato l'emendamento di FdI al decreto Dignità e quello del Pd sulle avvertenze.

Scritto da Anna Maria Rengo
Dl Dignità e gioco, sì a emendamenti su sanzioni e avvertenze

Come prevedibile, visto il parere negativo di relatori e governo, l'Aula della Camera, impegnata nell'esame degli emendamenti al disegno di conversione in legge del decreto Dignità, ha respinto quasi tutti gli emendamenti relativi al gioco.  In precedenza, il deputato di FdI Osnato ne aveva ritirati due a sua firma.

Da segnalare, però, l'approvazione dell'emendamento Bellucci (FdI): "Al comma 2 sostituire le parole: 5 percento con le seguenti: 20 percento". Si tratta della norma che stabilisce l'entità della sanzione pecuniaria e che viene dunque così modificata: "Fatto salvo quanto previsto dall’articolo 7, comma 6, del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189, l’inosservanza delle disposizioni di cui al comma 1, comporta a carico del committente, del proprietario del mezzo o del sito di diffusione o di destinazione e dell’organizzatore della manifestazione, evento o attività, ai sensi della legge 24 novembre 1981, n. 689, l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria di importo pari al 20% (non più 5% Ndr) del valore della sponsorizzazione o della pubblicità e in ogni caso non inferiore, per ogni violazione, a euro 50.000".

Approvato pure l'emendamento di Elena Carnevali sulle avvertenze da inserire sulle lotterie istantanee: " Art. 9.1. (Formule di avvertimento). 1. I tagliandi delle lotterie istantanee devono contenere messaggi in lingua italiana, stampati su entrambi i lati in modo da coprire almeno il 20 per cento della corrispondente superficie, recanti avvertenze relative ai rischi connessi al gioco d'azzardo. 2. Con decreto del Ministro della salute, sentito l'Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d'azzardo e il fenomeno della dipendenza grave istituito ai sensi dell'articolo 1, comma 133, quarto periodo, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono stabiliti il contenuto del testo e le caratteristiche grafiche delle avvertenze di cui al comma 1. I tagliandi devono in ogni caso riportare, su entrambi i lati e con dimensioni adeguate e, comunque, tali da assicurarne l'immediata visibilità, la dicitura: «Questo gioco nuoce alla salute». 3. I tagliandi delle lotterie istantanee prodotti fino alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto possono essere posti in vendita anche successivamente a tale data, per un periodo massimo di dodici mesi. 4. Formule di avvertimento sul rischio di dipendenza dalla pratica dei giochi con vincite in denaro devono essere applicate anche sugli apparecchi da intrattenimento previsti dall'articolo 110, comma 6, lettere a) e b), del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, nonché nelle aree e nei locali dove vengono installati. 5. Resta fermo quanto previsto in materia di avvertenze sui rischi derivanti dal gioco d'azzardo patologico dall'articolo 7, comma 5, del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189". 

IL DIBATTITO - Infuocato il dibattito che ha preceduto la votazione degli emendamenti sul gioco.  Il ministro Luigi Di Maio prende la parola per sostenere l'emendamento Bellucci poi approvato: "L'emendamento 9.69 Bellucci sostanzialmente aumenta l'importo della sanzione pecuniaria per chi non rispetta il divieto di pubblicità relativa al gioco scommesse e passa dal 5 al 20 per cento. È un emendamento che viene proposto dai deputati di un gruppo di opposizione, ma ci trova totalmente favorevoli anche perché da una ricerca Caritas è chiaro che il 90 per cento di chi gioca d'azzardo in Italia finisce in questo vortice a causa della pubblicità TV e online. Noi non solo vogliamo vietare la pubblicità in TV e online del gioco d'azzardo, ma siamo d'accordo ad inasprire le sanzioni. Quindi anche per noi il parere è favorevole". Stesso giudizio per l'emendamento Carnevali, che a detta del ministro è "un arricchimento al decreto perché prevede lo stesso messaggio che c’è per le sigarette”.

 

Silvia Fregolent (Pd) afferma: "La domanda viene spontanea: se ci sarà un provvedimento più ampio e più organico nel futuro, perché non lo facciamo già adesso? Perché non espungere questa parte, facendo un provvedimento organico? Perché così facendo si colpisce un po' qua e un po' la, ma, alla fine, non si va veramente contro quello che è il gioco d'azzardo e non lo diciamo - ripeto – noi, che siamo l'opposizione cattiva e brutta. Non ce lo dice soltanto la Viceministra Castelli, ma ce lo dice quella terribile relazione tecnica, che evidentemente ha letto solo l'opposizione e non ha letto la maggioranza, a pagina 17, dove dice che sulle slot questo provvedimento è praticamente inutile, e a pagina 18, dove dice che quelle norme sul divieto della pubblicità on line determinano il gioco illegale e spostano il gioco legale al gioco illegale. Quindi, visto che lo dice la Viceministra Castelli, che non si può ascrivere alla mia maggioranza, e lo dice la relazione tecnica, perché non riflettete e, quanto meno, cercate di accogliere quegli emendamenti che dicono di riorganizzare la materia in modo organico? Ve lo chiedono i cittadini, ve lo chiedono i vostri amministratori. Ci sono amministratori della vostra parte che hanno fatto delle norme più severe, molto più severe di quelle che sono contenute in questo articolo 9 e che voi non avete minimamente premiato, perché tutti gli emendamenti che le opposizioni, e in particolare il Partito Democratico, hanno presentato in favore di quegli enti locali che hanno fatto delle scelte molto più coraggiose di questo articolo 9 sono state tutte bocciate".

Alessio Butti (FdI) prende anch'esso la parola per illustrare un suo emendamento (poi respinto): "Io sarei tentato di scommettere con il Ministro Di Maio circa l'inutilità di porre divieti sulla pubblicità del gioco e delle scommesse al fine di contrastare l'azzardo. Però, Presidente, lei mi insegna che il merito del provvedimento e il contesto non rendono opportuna la scommessa". Inoltre, l gruppo di Fratelli d'Italia lotta ed è impegnato a contrastare non solo la ludopatia ma ogni tipo di dipendenza. Personalmente vorrei che trattare il tema del disturbo del gioco d'azzardo - così come, tirandovi un po' le orecchie, vi ha corretto la XII Commissione (Affari sociali), perché questo articolo 9 era titolato nel contrasto alla ludopatia e non parlava del gioco d'azzardo - non si facesse per decreto, così come un ragionamento sulle dipendenze, perché per affrontare temi così importanti non bisogna essere superficiali, non bisogna essere pressappochisti, bisogna dare il tempo al Parlamento di discutere, bisogna valutare quelle che sono le indagini e le statistiche, i dati, che pure esistono, anche se spesso in contraddizione tra loro.

Allora è singolare, ad esempio, che in questo decreto si inserisca la lotta - come la chiamavate - alla ludopatia, quando, citando il Cnr, quindi dati, signor Ministro, assolutamente attendibili, la dipendenza dal gioco è solo all'ottavo posto. Colleghi, pensate - non so per chi possa essere interessante questa informazione -, addirittura, prima viene la dipendenza dal sesso, e ancora prima la dipendenza da socialnetwork e dagli smartphone, che sono due dipendenze che stanno preoccupando particolarmente i pediatri e i neuropsichiatri infantili, per gli effetti devastanti che possono avere sui giovani e sugli adolescenti. Quindi, la ludopatia è all'ottavo posto. Noi speriamo che con un provvedimento organico e globale si possano affrontare anche gli altri argomenti". Butti aggiunge: "Il divieto assoluto della pubblicità su questi giochi impedisce agli operatori che hanno acquistato una regolare concessione in Italia di poter fare comunicazione, lasciando però indisturbati tutti gli operatori che la licenza internazionale l'hanno presa in Paesi off-shore, magari anche a Curaçao. Basta digitare su Google, signor Ministro, le parole chiave 'casinò online', per capire che sono spariti tutti gli annunci dei concessionari italiani e sono comparsi invece gli annunci di concessionari appunto con sedi off-shore".

Andrea Mendelli (Fi) interviene sul suo emendamento (respinto come gli altri due in materia) nel quale chiedeva l'esenzione dal divieto di pubblicità per le Case da gioco autorizzate: "Stiamo parlando sostanzialmente dei quattro casinò gestiti da società per azioni interamente in mano pubblica, soggetti a rigorosissimi controlli, che hanno 2.500 dipendenti diretti e indiretti senza contare l'indotto che procurano. Sono i quattro casinò municipalizzati, ovviamente in unione con i comuni dove trovano sede, che hanno una loro logica, cioè avere il modo di controllare in maniera certa chi gioca d'azzardo e che quindi ha diritto di trovare un posto dove in sicurezza svolgere questa attività, che io non amo ma che sicuramente non posso vietare. Ora il tema è molto semplice, secondo me: l'emendamento 9.43 da me presentato che non richiede copertura, che non turba assolutamente il vostro articolato ma solamente aiuta i lavoratori che prestano la loro opera in tali strutture e che chiaramente non potrebbero neanche beneficiare della pubblicità di queste realtà che sono in grandissima difficoltà (i dati sono molto chiari: abbiamo il 45 per cento in meno di introiti negli ultimi anni e nel 2017 hanno avuto il meno 3 per cento). È di questi giorni la notizia della chiusura del casinò di Campione d'Italia, quindi a testimonianza della crisi di un settore. Non consentire ad essi neanche di fare pubblicità vorrà dire sostanzialmente, dopo aver condannato con l'articolo 1 una tipologia di lavoratori vasta come quelli a tempo indeterminato; dopo avere penalizzato i lavoratori delle scuole, ora penalizzare i 2.500 addetti e quindi sostanzialmente sancire la volontà di una decrescita felice, di una certezza che con il provvedimento andremo a intralciare chi lavora e a sopprimere posti di lavoro. Credo in realtà che in questo caso si smascheri il Governo perché siamo di fronte a un emendamento che davvero è solo di buonsenso e che tutto sommato aiuta le attività soggette all'autorità del Ministero dell'interno. Non consentire neanche questo emendamento che è di una banalità assoluta, di una logicità reale e di aiuto a questi lavoratori che stanno soffrendo di una grande crisi del comparto, credo che voglia dire per davvero che, al di là della facciata, di là della volontà di cercare di aprirsi al dialogo, quello che è certo è che voi non avete alcuna volontà di starci a sentire, che avete un'idea chiara di come disegnare il futuro della nostra Italia ma che su questa idea chiara noi non ci staremo e non ci saremo e continueremo a fare un'opposizione seria. Non è un emendamento che può darvi fastidio, però è un emendamento che dimostra che voi avete un'idea e che non volete assolutamente confrontarvi: è la prova provata".

 Per Deborah Bergamini (Fi) "qui si tocca un tema spinoso del decreto-legge dignità, un tema che lei nelle settimane che sono trascorse non ha esitato a rendere un tema visibile: ha difeso fortemente il divieto di pubblicità che viene imposto al gioco d'azzardo dall'articolo 9. Tuttavia, siccome noi non rinunciamo al nostro ruolo di opposizione, non rinunciamo all'esercizio del buonsenso, non rinunciamo alla pratica del realismo e anche un po' dell'intelligenza, ci permettiamo di insistere sul fatto che l'atteggiamento che mostrate con l'intervento in oggetto è sbagliato. Avete fatto un provvedimento draconiano, cercando di nascondere - io invece la svelo perché è chiara a tutti - la grandissima ipocrisia di Stato che giace intorno al gioco d'azzardo. Qualcuno di noi è a favore della patologia del gioco d'azzardo? No. Qualcuno di noi non vuole combattere tale grave patologia che peraltro ha costi pesanti per lo Stato e costi pesanti per decine di migliaia di famiglie? No. Però facciamo pace con il cervello. Lo Stato italiano prende 10 miliardi di euro, fa cassa con 10 miliardi di euro dal gioco d'azzardo: è un dato. Lo Stato italiano gestisce il gioco d'azzardo. Voi addirittura prevedete di coprire finanziariamente alcune ricadute del provvedimento in esame con i proventi dal gioco d'azzardo e poi che fate? Dite: sì, però noi siamo contro; noi vogliamo assolutamente impedirne la pubblicità nel modo più assoluto e appunto draconiano. Mettete mele con pere, tutto insieme - le schedine, le lotterie nazionali, le slot, i gratta e vinci - con un divieto assoluto. Una modalità, una metodologia che attraversa tutto il perimetro del provvedimento. Castigate l'economia, castigate i settori merceologici, castigate le imprese, castigate la pubblicità ma io dico: ma se non volete cambiare idea nell'interesse degli italiani ma cambiate almeno idea nel vostro interesse o pensate che nessuno si accorga di quel che state facendo, che rimanga tutto dentro l'ologramma a cui state consegnando il Parlamento con l'atteggiamento di totale incomunicabilità che state mantenendo? Dunque, guardiamo le cose come stanno: ci fate dei bei soldi dal gioco d'azzardo e poi stabilite di vietarne la pubblicità ma allora perché non vietate il gioco d'azzardo: vietatelo, no? No, i soldi servono però ci puliamo la coscienza e facciamo un provvedimento spot: mai parola fu più azzeccata perché stiamo parlando di pubblicità.

Nell'emendamento in esame (poi respinto Ndr) proviamo a darvi l'occasione di fare per davvero il cambiamento: ma quel cambiamento che volete fare al Paese se non lo fate tra di voi, come pensate di produrlo? Guardate le cose per quello che sono e non per quello che credete che siano. Qui ci sono proposte migliorative che dicono che è conclamato che l'assenza di pubblicità non fa smettere di giocare ma spinge verso il gioco illegale perché questo è quello che accade (oppure sono tutti rimbecilliti in Europa perché in Europa la pubblicità è consentita e noi non la vietiamo). Ci sono studi che dimostrano che, laddove si vieta la pubblicità di un'attività che pure è lecita, perché lo Stato italiano la ritiene lecita, noi spingiamo verso l'illegalità, quindi indirettamente verso tutto quel sottobosco malavitoso e camorristico che ci guadagna dal gioco d'azzardo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Allora perchè perché questa ipocrisia? Vi faccio un esempio: le slot machine pesano per il 50 per cento del mercato del gioco d'azzardo e per il 70 per cento delle abitudini di gioco dei ludopati: eppure non fanno pubblicità perché si vede che non ne hanno bisogno".

Prende la parola anche Vittorio Sgarbi (Fi): "Noi abbiamo sentito, onorevole Presidente e onorevoli colleghi, parlare per una lunga parte di questo dibattito, che sarebbe ispirato alla dignità, di una umanità degradata che andrebbe protetta da se stessa, per la quale occorrono divieti di ogni natura. Ed è evidente che le tante cose maligne che possono fare danno all'uomo non sono soltanto nel gioco, che nella parola stessa indica una componente ludica. L'homo ludens ha una dignità letteraria da Huizinga che va rispettata. La lettura di Huizinga sarebbe suggerita a chi si occupa di vietare insistentemente, vietare la pubblicità nella piena contraddizione di casinò di Stato che incassano quello che serve allo Stato per riparare alcuni buchi del suo bilancio.

Ma mi sembra interessante accostare questa tematica del divieto a un divieto più grave, che è un divieto dell'intelligenza, della conoscenza e della formazione: mentre noi stiamo qui parlando, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo ha vietato le aperture gratuite dei musei la domenica. Quando è proprio in quei musei e in quella cultura che c'è la risposta alla ludopatia: nella conoscenza, nel sapere, nel correre non nelle discoteche ma nelle pinacoteche, non nei casinò ma nei musei, e andarci gratis, sempre, tutti i giorni, attraverso una formazione lenta che porta gli uomini all'uso della ragione. Non posso pensare di dover andare in biblioteca e pagare, entrare in un luogo di gioco: il luogo del maggiore piacere è una biblioteca, lì c'è l'homo ludens che agisce, e io non prendo Machiavelli in mano per imparare quello che dovrei sapere in quest'Aula pagando un biglietto. Perché devo pagare il biglietto per la Primavera di Botticelli?

Allora, invece che vietare, perché non suggeriamo, non apriamo e non facciamo sì che le persone che vanno al casinò… Quando ci vanno? Di notte, non di mattina, salvo quelli talmente gravi che io ho conosciuto che vanno anche di mattina. Erano casi umani interessanti. Ricordo Artiglio Monti, il proprietario del Carlino, de La Nazione, un uomo di destra potente ma calmierato: quando perdeva 3 milioni e mezzo di lire abbandonava il campo. O Ljuba Rizzoli, la moglie del grande editore, che invece perdeva anche 200 milioni in una sola serata. Ebbene, quello era vizio, ma ognuno ha diritto anche ai propri vizi, ha diritto a poter fare quello che vuole dei suoi danari e della sua follia. Non possiamo vietare i vizi: perché diceva bene Butti, il primo caso di dipendenza è quello sessuale, quelli sessuali di ogni tipo. Dobbiamo vietare anche il sesso, impedire a lei di essere omosessuale se volesse mai esserlo? Non cercheremo di impedirglielo, io non vorrei vietare nulla!".

 

Paolo Trancassini (FdI) ricorda: "Io nel mio paese, nel 2009, ho vietato l'uso delle slot machine. Noi ci siamo arrivati prima, ma non perché siamo più intelligenti. Ci siamo arrivati prima perché nelle piccole comunità ci si incontra tutti i giorni e abbiamo capito subito che ci stavamo ammalando, era evidente che un virus era entrato nella nostre case, nella nostra gente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Abbiamo tentato in tutti i modi di farlo capire, ma sa, un sindaco di un paese di 2800 abitanti non lo ascolta nessuno.
Hanno impugnato la mia ordinanza, dopo tre giorni siamo andati al Tar, dopo quattro giorni era tutto finito. Mi permetta di dire che ho avuto anche il mio momento di notorietà; sono andato in televisione con Rocco Casalino che - all'epoca, era un noto sostenitore del gioco d'azzardo, perché lavorava per 'Bettin Blog' - si prese gioco di me, ci sono le registrazioni e tentò di spiegarmi come quello che io pensavo fosse evidente, cioè che ci si ammalava, in realtà, non fosse vero. Ecco, io, oggi, sono veramente contento, come italiano, come patriota, che abbiamo capito tutti che abbiamo un problema. La ludopatia è un grande problema, cominciamo a lavorarci insieme, cominciamo a lavorarci subito; noi siamo a disposizione, perché ce l'abbiamo nel Dna, perché queste cose le abbiamo vissute e perché sappiamo, anche, come fare".

Bruno Tabacci (Gruppo Misto) evidenzia: "C'è una questione che vorrei segnalare ai relatori e anche al Vicepresidente, perché è molto curiosa. Riguarda il peso del Preu - che è il prelievo erariale unico - sul totale dei miliardi complessivi che riguardano la raccolta da gioco. La raccolta complessiva dei giochi leciti è pari a 101 miliardi, che originano esattamente 10 miliardi di tasse; il Preu, che ha 25 miliardi di giocato, contribuisce con 4,7 miliardi, che è pari al 47 per cento del totale. Io vorrei capire: ma se la base è 100, e chi contribuisce con il 25 per cento in realtà soggiace a un prelievo di quasi il 50, dove va l'altro 50? Perché non pensiamo che si debba riequilibrare? Questo perché c'entrano anche i concessionari. È un discorso sul quale sarebbe bene ragionare un po', perché, visto che questo è il Governo del cambiamento, se si potesse cambiare e, invece di essere forti con i deboli e debole con i forti, si riequilibrasse, non sarebbe male. A buon intenditor, poche parole".

 

Renato Brunetta (Fi) afferma: "Personalmente, non amo il gioco, non amo le slot machine, non amo le schedine, non amo il lotto, non amo certamente i casinò e tutto quel mondo che vive attorno a queste forme di gioco d'azzardo, amo però ancor meno l'ipocrisia, signor Ministro e signor Presidente. E qui mi viene alla mente un dato storico. Io sono veneziano, la mia città è Venezia, la Serenissima Repubblica. La Serenissima Repubblica, nei secoli del suo grande splendore, tra le tante cose straordinarie - l'arte, la cultura, la potenza militare, i commerci - aveva un'altra caratteristica: aveva il più grande mercato di prostituzione del mondo allora conosciuto; erano operanti a Venezia più di 10.000 prostitute codificate e certificate. E la Repubblica formalmente combatteva la prostituzione, ma in realtà la tassava, perché le multe che la Repubblica di Venezia infliggeva a questo mercato, che era, ripeto, il mercato più espanso al mondo in quel momento, era in realtà una forma ipocrita di tassazione. La Repubblica tassava la prostituzione, facendo finta di combatterla, di multarla. Poi, i turisti lo sanno, la distinzione tra multa, cioè sanzione penale, e sanzione amministrativa, non era così chiara in termini teorici e di diritto, sta di fatto che la Repubblica tassava la prostituzione e ne ricavava un grande enorme gettito.
Allora io non vorrei, a prescindere dalla volontà del legislatore, del Governo, che noi, in questo versante, in questa deriva della sanzione, in realtà non facciamo l'operazione della Venezia nel Seicento e del Settecento: in realtà non combattiamo un fenomeno che io voglio combattere, la ludopatia, ma semplicemente lo tassiamo. Io non amo il gioco, ma ancor meno amo l'ipocrisia".

 

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