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Furgiuele (Lega): 'Gioco compulsivo, la prevenzione comincia dalla scuola'

13 luglio 2019 - 07:49

Il deputato leghista Domenico Furgiuele a tutto campo su divieto di scommesse nei campionati minori, prevenzione del Gap e riordino del settore.

Scritto da Rf
Furgiuele (Lega): 'Gioco compulsivo, la prevenzione comincia dalla scuola'


Si pone come un padre protettivo nei confronti dei propri figli. Il deputato leghista Domenico Furgiuele ha intrapreso un percorso alla Camera, nell'ambito della discussione del disegno di legge sulla riforma dell'ordinamento sportivo, volto a vietare le scommesse sui campionati di Lega Pro, mettendo sul banco degli imputati ludopatia e malavita: due piaghe a cui lo Stato deve fare fronte, senza stare con le braccia conserte ad aspettare.

Secondo Furgiuele si deve passare dalla scuola per insegnare ai ragazzi a vivere lo sport senza intromissioni da parte delle lobby del gioco. E propone di introdurre all'interno dell'educazione civica uno spazio per ricordare agli studenti i rischi legati al gioco con vincita in denaro.

 

Onorevole Furgiuele, lei auspica che venga eliminata anche la possibilità di scommettere sulla Lega Pro, non solo per la questione del Gap, ma soprattutto per infiltrazioni della malavita. Può approfondire la questione?
“La ragione è presto detta. La Lega Pro negli ultimi anni ha subìto aggressioni impressionanti dal mondo della criminalità organizzata, quando non vere e proprie infiltrazioni. Le inchieste giudiziarie, le esclusioni, le sentenze che l’hanno caratterizzata, a mio avviso, ne hanno alterato la affidabilità, compromettendola in più di una stagione. È un campionato delicato che abbraccia contesti ambientali talvolta difficili, esposti a rischi enormi sotto i profili che attengono al condizionamento del gioco e quindi dei risultati. In taluni ambienti spesso il controllo reale è difficile, se non impossibile, per tale ragione l’eliminazione della possibilità di scommettere sarebbe un’opera di prevenzione seria. A mio avviso sarebbe già un risultato introdurre il divieto di scommettere sulle gare di Lega Pro limitato nel tempo, speriamo bene”.
 
 
In vista della delega al Governo per la riforma dell’ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione, lei ha espresso apprezzamento per l’approvazione della legge di ratifica della Convenzione di Magglingen che prevede la sospensione delle scommesse su partite che riguardano i minori nonché sui campionati minori, cosa può aggiungere al riguardo?
“Quelli che noi chiamiamo minori sono nella maggioranza dei fanciulli, uomini in formazione, come tali con un corredo motivazionale e morale naturalmente fragile e, in ragione di ciò, poco impermeabile all’agire subdolo e sofisticato di veri e propri professionisti del crimine che attraverso anche opere di manipolazione cercano di violare l’innocenza dei giovani atleti per piegarne prestazioni, e risultati, ai trucchi della scommessa illecita. Il delinquente che tenta di corrompere il giovane atleta non è uno sprovveduto: non gli si presenta con fare criminale, minaccioso ma fa perno sulle legittime ambizioni di successo dei ragazzi, anche in termini di guadagni economici, offrendogli con il sorriso la scorciatoia della corruzione per realizzarle. E allora, vietare la scommessa nel mondo del calcio giovanile significa sottrarre la delicata dinamica sogni-realizzazione alla criminalità in giacca e cravatta”.
 
 
Lo scenario politico in questi ultimi anni è cambiato molto, forse rivoluzionato, come è per certi aspetti anche il comparto del gioco pubblico in Italia. Qual è la soluzione più giusta per contrastare il gioco patologico?
“Una campagna pubblicitaria, per quanto mirata e intelligente, da sola può far poco per ridurre i rigori di un morbo, la ludopatia, che sta consumando le risorse di tantissime famiglie e rovinando le famiglie stesse dall’interno, mutilandone il valore più prezioso: la fiducia. Parallelamente alle pur giuste campagne di sensibilizzazione, bisogna sostenere con risorse vere i centri che combattono attivamente il gioco patologico attraverso il meritorio coinvolgimento di professionisti. Potenziare queste esperienze, dando loro la possibilità di potersi radicare anche nelle periferie più disagiate, molto esposte alla tentazione del gioco, può contribuire ad una presa di coscienza collettiva che parta dal dato che un euro non speso per una giocata è un euro guadagnato. Insieme a questo bisogna puntare sui programmi scolastici che devono poter prevedere una costante, e non episodica, sensibilizzazione al giocare sano. Ad esempio, dal momento che è ritornata protagonista a scuola l’educazione civica, per il cui reinserimento mi sono anche io molto battuto, essa preveda anche un focus sui rischi del gioco”.
 
 
Secondo lei, il Governo quando metterà mano al riordino sul gioco?
“La riforma deve essere organica e per tale ragione condivisa dai contraenti politici della coalizione. Pur essendovi un buon lavoro di intesa svolto nella passata legislatura, il mondo del gioco, che cambia di continuo, va ascoltato, va indagato attraverso sessioni di lavoro che abbiano al centro il confronto con i suoi stakeholder , poi però è il buon senso della politica che deve trarre le conclusioni e dire la sua, cioè legiferare. Sono maturi, a mio parere, i tempi per un testo unico sul gioco, dal momento che la legislazione appare frammentaria e perfino confusionaria. In questa giungla i valori della sicurezza e della salute spesso vanno in secondo o terzo piano, e ciò non è più tollerabile. Per quanto mi riguarda suonerò la sveglia nella commissione competente anche perché il termine per la proposta di riordino è scaduto a febbraio scorso”.
 
 
 
Secondo lei, la regolamentazione del gioco è una stretta che colpisce le piccole e medie aziende del settore dal punto di vista economico e occupazionale?
“La regolamentazione colpirà solo chi attraverso il gioco froda l’erario, rovina le famiglie e trucca la fede sportiva. Un riordino del sistema non solo non toccherà gli operatori onesti, ma ne porterà sul mercato di nuovi”.
 
 
Per quanto riguarda l'ippica, settore che non gode di buona salute in tutta Italia, il ministro alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio ha teso la mano agli operatori del settore, secondo lei si può salvare?
“Mai come in questo caso l’esortazione 'datti all’ippica' può avere un senso compiuto. È vero, il settore è in crisi, ma il ministro Gian Marco Centinaio, al quale mi legano stima e amicizia, ha intenzione di riprenderlo per bene perché l’ippica è un cardine della storia sportiva e anche culturale di questo nostro Paese. La sua prossima frontiera deve essere il profondo sud dove sono convinto che potrà allignare maggiormente rispetto al passato. Nel concreto, il codice della legalità proposto dal ministro e lo sblocco delle risorse a sostegno degli ippodromi sono misure concrete, che la dicono lunga sulla volontà di attuare il nobile intendimento di rilancio della disciplina”.
 

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