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Governo: il 5 Stelle e la nuova tentazione Lega con Di Maio premier

24 agosto 2019 - 08:42

Il Capo del Movimento 5 Stelle nega a Zingaretti di voler tornare indietro, ma ha in mano l'offerta della Lega: Di Maio premier e Giorgetti all'Economia.

Scritto da Ac
Governo: il 5 Stelle e la nuova tentazione Lega con Di Maio premier

Neanche il tempo di far partire le trattative sui possibili ministri per l'eventuale maggioranza “giallorossa”, che il Movimento 5 Stelle ha già innescato la retromarcia, spinta da un “improvviso” (si fa per dire) ritorno di fiamma nei confronti della Lega. Ma forse è proprio grazie al totonomi avviato ieri, su spinta del Pd, che il Capo politico dei grillini ha ottenuto la controproposta della Lega che appare di quelle ghiotte: al punto da prevedere la Presidenza del Consiglio offerta allo stesso Di Maio, mantenendo la poltrona del Viminale attaccata a Matteo Salvini, accompagnato dal fedelissimo Giancarlo Giorgetti che salirebbe a capo del Dicastero dell'Economia.

I RETROSCENA - Così nella partita a scacchi post-consultazioni, la trattativa tra pentastellati e dem si è subito incagliata, con il vertice andato in scena nella serata di ieri tra i leader Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti che ha visto il Movimento mettere sul piatto le sue condizioni ineludibili, ma (forse consapevolmente) inaccettabili per idem: Giuseppe Conte premier e il taglio dei parlamentari subito e “senza controcondizioni”. Per un vero e proprio ultimatum dei 5 Stelle che cozza completamente con l’esigenza di “discontinuità” più volte manifestata dal Pd e ribadita anche nelle ultime ore dal Segretario. 
Il dialogo, tuttavia, proseguirà fino a martedì prossimo, con il vertice di ieri sera che ha fatto seguito all’incontro tra le delegazioni M5S e Pd alla Camera per avviare un confronto sul programma, ritenuto da entrambi i fronti “privo di ostacoli insormontabili”. Ma mentre i dem chiedevano a Di Maio parole chiare sulla chiusura nei confronti della Lega, arriva l’irrigidimento del Movimento che rivela una serie di ostacoli veri sulla strada dell’accordo. A partire proprio dal nome del presidente del Consiglio, con Conte rilanciato da Beppe Grillo e rigettato da Zingaretti (ma a quanto pare non da Matteo Renzi). Ed è qui che si re-inserisce Matteo Salvini, riaprendo le porte (ma davvero chiuse) ai 5 Stelle con un'offerta non esplicitata (e formalmente anche smentita dal capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari) di una nuova edizione dell’alleanza gialloverde con la premiership a Luigi Di Maio, tenendo conto l'impossibilità di una convivenza tra Salvini e Giuseppe Conte) e lui stesso confermato come vice a Palazzo Chigi e ministro dell’Interno. E anche se, a questo punto, qualunque soluzione richiederebbe un dietro front clamoroso (se la condizione per andare avanti col Pd è quella di Conte premier, come potrebbe poi il 5 stelle liquidare Conte per tornare con la Lega?), e peggio ancora il ritorno con la Lega dopo le accuse delle ultime ore lanciate dai grillini contro Matteo Salvini, è pur vero che nel Movimento c'è una minoranza attiva che guarda con nostalgia alla Lega, guidata dal leader ombra Alessandro Di Battista. Il quale, non a caso proprio, ha rivendicato su Facebook una nuova centralità del Movimento (“Oggi ha un potere contrattuale immenso. Tutti ci cercano”). Vicini alla posizione di Di Battista sono i sottosegretari Stefano Buffagni e Manlio Di Stefano, la vicepresidente del Senato Paola Taverna e il senatore Gianluigi Paragone. Il Pd, dal canto suo, è letteralmente spaccato in due, come è emerso chiaramente con le accuse di Renzi a Paolo Gentiloni e gli “zingarettiani”, con il rischio che i dem si spacchino definitivamente sul nome di Conte. Ma c'è tempo fino a martedì per riflettere, da parte di tutti.
 
I RISVOLTI PER IL GIOCO - Per quanto riguarda l'industria del gioco pubblico, in trepidante attesa di conoscere il nuovo Esecutivo nella speranza di poter vedere prima o poi riformato il settore, l'ipotesi di un ritorno del governo gialloverde rappresenta forse lo scenario più critico. Tanto più con l'ipotesi di Luigi Di Maio premier, tenendo conto l'ostinata ostilità nei confronti del settore del capo politico del 5 Stelle.
Anche se, va detto, l'ipotesi di Giorgetti alla guida del Mef potrebbe garantire un maggiore pragmatismo nei confronti del comparto, che potrebbe essere considerato maggiormente se non altro da un punto di vista economico e industriale. Ma anche per questo tipo di riflessioni occorrerà attendere martedì prossimo.

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