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Nuove regole sul gioco: da Bruxelles un invito al cambiamento

25 ottobre 2019 - 08:55

All'indomani del Responsability in Gaming 2019 andato in scena a Bruxelles, l'industria globale del gaming riceve spunti preziosi sul futuro: ma deve saperli interpretare.

Scritto da Ac
Nuove regole sul gioco: da Bruxelles un invito al cambiamento

 

Il futuro del gaming, a livello globale, sarà determinato dalla capacità di industria e regolatori di rimettere in discussione i propri piani e di attuare un grande cambiamento, per poter raggiungere l'obiettivo primario della piena sostenibilità. Ad agevolare questa mutazione, per certi versi notevole, sarà però la tecnologia, con i vari strumenti che intervengono a supporto degli stakeholder, che si possono riassumere nella definizione generica di Intelligenza artificiale. E' questo il (prezioso) messaggio lanciato dalla conferenza internazionale Responsability in Gaming Europe dedicata agli studi internazionali sul gioco responsabile, promossa dall'organismo olandese Assissa, già promotore dell'Easg (European Conference on Gambling Studies and Policy Issues) e della relativa conferenza biennale, la cui prossima edizione di svolgerà nel 2020 a Oslo, in Norvegia.

Una sfida che il comparto del gioco deve assolutamente cogliere e affrontare, se vuole continuare a operare nel tempo e, soprattutto, se intende raggiungere quella stabilità che in molti mercati (Italia in testa) continua ad apparire come una specie di Chimera.

In questo senso, l'evento di Bruxelles ha rappresentato un faro in grado di illuminare l'orizzonte, rendendolo più facilmente visibile, definito. Anche se a “oscurare” parzialmente il panorama è stata la scarsa partecipazione degli operatori. Come rilevato anche dal manager di Playtech Francesco Rodano a margine della conferenza – dopo aver raccolto un applauso generale grazie al suo intervento come relatore, apprezzatissimo dal pubblico – l'unica nota stonata nella due giorni belga è stata la mancanza di molti operatori “B2C”, ad eccezione di ben 12 società di “lotteries”, di fronte all'ottima presenza di regolatori, esperti e fornitori di soluzioni innovative. Una segnale potenzialmente preoccupante che potrebbe rivelare una scarsa attenzione da parte delle imprese rispetto alle politiche e iniziative di gioco responsabile che possono invece essere attuate già oggi e non subite poiché imposte da governi e regolatori.

L'altro messaggio emerso chiaramente dalla conferenza, più di carattere regolamentare, è quello relativo all'ampliamento del panorama e della sfida per i regolatori: nella consapevolezza ormai generale che “Gambling e gaming saranno materie dello stesso ambito da qui ai prossimi anni”, come sottolineato da Philippe Vlaemminck, legale esperto di gaming, dello studio PharumLegal, che ha tirato le conclusioni dei lavori. Spiegando come il contesto attuale del mercato è sempre più condizionato dalla diffusione della tecnologia e dalla cosiddetta “gamification”, che sta rendendo pericolose anche altre forme di intrattenimento diverse e apparentemente lontane dall'azzardo, ma non troppo. Come emerge chiaramente dall'impiego delle “lottobox” all'interno dei videogiochi domestici, sempre più sotto l'attenzione generale, anche da parte dei regolatori. Tutto questo non si può più ignorare, né rimandare.
Con un invito a non sottovalutare – o , peggio ancora, temere - la tecnologia, come appunto l’Intelligenza Artificiale, che rappresenta invece una via di salvezza per il comparto, in un panorama sempre più condizionato alla percezione del pubblico, che oggi rappresenta uno dei principali motori per le politiche di regolamentazione. Come evidenziano i molti studi condotti sui cittadini, in vari paesi. E l'intelligenza artificiale è in grado di interpretare il “sentiment” della popolazione, oltre a poter capire e prevedere il comportamento dei giocatori, consentendo quindi di fare vera prevenzione ed evitare derive che possono portare alle patologie. “L’industria non può non tener conto di tutto questo, così come del fatto che è necessario avviare un processo di cambiamento“, ha spiegato Vlaemminck.
Certo, va detto, per poter operare un cambiamento di questo tipo, guardando alle imprese, servono investimenti, probabilmente anche rilevanti: e anche questo diventa un aspetto critico se i governi, come accade per esempio nel nostro paese, continuano a spremere il comparto incrementando in maniera sempre più importante la tassazione, con la “scusa” di voler disincentivare i consumi, salvo poi legare i bilanci del paese sempre più ai proventi del gioco. Andando così a erodere le marginalità della filiera e rendendo quindi sempre più difficile investire in strumenti e servizi (apparentemente) “extra”, in un comparto già altamente “capital intensive” che richiede continui e ingenti investimenti per l'aggiornamento dei prodotti e delle infrastrutture tecnologiche. Per questa ragione sarebbe importante poter eseguire questo tipo di discussioni con i legislatori, quindi con la politica e i governi, e non solo con industria e regolatori. Cosa che in alcuni paese sta diventando sempre più difficile, anche sulla spinta dell'avanzata populista che trova da sempre nella sfida al gioco d'azzardo terreno fertile per la propaganda. Ma questa è un'altra storia (e un'altra sfida): nel frattempo, oltre a sperare in un cambiamento del panorama politico e sociale, l'industria potrebbe fare qualcosa di più già ora, provando a immaginare e a scrivere un settore “nuovo”, e un proprio futuro.
 

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