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Iannone (FdI): 'Lo Stato non faccia cassa con il gioco'

09 novembre 2019 - 08:24

Antonio Iannone, senatore di Fratelli d'Italia, sottolinea l'importanza di responsabilizzare gli operatori del gioco e di avere regole uniformi sull'intero territorio nazionale.

Scritto da Amr
Iannone (FdI): 'Lo Stato non faccia cassa con il gioco'

 

Da sempre in prima linea nel contrastare il “disturbo da gioco d'azzardo”, questa l'ultima, ma forse non definitiva, denominazione. Da sempre in prima linea, assieme alla leader Giorgia Meloni, nel contrastare prima il governo gialloverde e ora quello giallorosso, e comunque nel dire “no” a qualsiasi accordo che il centrodestra possa fare in contrasto con le promesse ai suoi elettori.
Questi gli obiettivi politici fortemente perseguiti dal senatore di Fratelli d'Italia Antonio Iannone, particolarmente attivo a Palazzo Madama soprattutto per quanto riguarda le ricadute sociali del gioco con vincita in denaro, ma anche componente del comitato che all'interno della commissione parlamentare Antimafia si occupa dell'influenza e controllo criminali sulle attività connesse al gioco.


Senatore Iannone, partiamo dal 2018, ossia dall'approvazione definitiva del decreto Dignità, che vieta in toto la pubblicità del gioco. Ritiene che le disposizioni contenute nel decreto siano state e siano utili nel combattere il disturbo da gioco d'azzardo?
“Come Fratelli d'Italia abbiamo votato contro il Dl Dignità, in quanto non ci convinceva nel suo complesso. Perché era un provvedimento omnibus al cui interno conteneva materie molto differenti. Per quanto riguarda poi la questione del contrasto al gioco d'azzardo e della ludopatia, si tratta di una problematica sociale molto diffusa e che meriterebbe un'attenzione specifica. Ogni misura finalizzata a combattere questa devianza è utile, ma nel complesso siamo lontani dal mettere in campo strumenti efficaci. Noi da anni abbiamo un dipartimento di Fratelli d'Italia che si occupa della tutela delle vittime e, tra esse, anche di chi il problema della ludopatia. Abbiamo dunque avuto occasione di confronto con persone e famiglie che sono state rovinate da questa devianza sociale. Ma si badi bene: noi non siamo contrari al gioco. Anche io sono un modesto scommettitore e mi conceedo una giocata da dieci euro a settimana. Se il gioco è responsabile non porta alla rovina e al disastro sociale. Bisogna tuttavia registrare una patologia che diventa sempre più incombente e che va affrontata e conbattuta. A tale proposito, in sede di discussione in Senato del disegno di legge delega al Governo in materia di riforma dell'ordinamento sportivo, avevano presentato degli emendamenti per chiedere che parte dei diritti televisivi sugli eventi andassero al fondo per il contrasto alla ludopatia. Va infatti portata avanti un'azione anche culturale nella direzione del gioco responsabile e si devono mettere in campo strumenti a disposizione di coloro che hanno consumato una cattiva esperienza. Non si possono attuare politiche attive se non ci sono adeguate risorse e se non c'è il confronto con gli operatori, che non vanno criminalizzati, ma responsabilizzati”.
 

A suo modo di vedere è necessario un riordino dell'offerta di gioco in Italia? Se sì, con quali obiettivi e attraverso quali interventi?
“Proprio sulla base delle citate premesse, credo che al momento di riordinare l'offerta di gioco ci sia bisogno di confrontarsi con gli operatori del settore delle scommesse e di ripensare determinati pelinsesti che offrono troppe occasioni. Bisogna inoltre mettere in campo delle azioni per salvare chi si trova alle prese con il problema, attraverso campagne di sensibilizzazione ma anche con aiuti di carattere materiale per chi è caduto in rovina, così che venga recuperato dal punto di vista umano e sociale”.
 

Molte Regioni e Comuni italiani hanno cercato di discipliare il funzionamento delle sale da gioco e degli apparecchi con vincita in denaro, principalmente attraverso l'imposizione di un distanziometro tra essi e dei luoghi sensibili, e la fissazione di limiti orari giornalieri al loro funzionamento. Che cosa ne pensa di queste misure?
“Teoricamente possono rappresentare un freno, ma non sono di certo la soluzione del problema. A livello locale, infatti, queste norme hanno un'applicazione diversificata e dismorfica. Se un Comune vieta il funzionamento degli apparecchi in alcuni orari, ma quello che gli sta a fianco non fa altrettanto, purtroppo chi ha la malattia del gioco, come la definisco io, ci mette ben poco a percorrere pochi chilometri. Le misure devono essere omogenee su tutto il territorio nazionale, altrimenti non hanno senso e, pur essendo giuste, hanno una efficacia limitata e scadente. Naturalmente andrebbero anche svolte attività di informazione e sensibilizzazione dei ragazzi, così da fare in modo che tra le giovani generazioni ci sia maggiore consapevolezza. Il gioco non deve diventare un vizio”.
 

Attraverso quali interventi, anche a livello locale, si deve e si può intervenire per combattere l'illegalità?
“L'illegalità a livello locale riguarda principalmente la repressione che deve essere ferma, dura e senza possibilità di riabilitazione. Credo che sia importante anche una stretta per quanto riguarda il gioco online. Al di là di coloro che frequentano le sale slot, che peraltro sono visibili e individuabili, conosco molti giocatori, soprattutto i più facoltosi, che si sono rovinati online. Questa forma di gioco rende tutto più sommerso e ha effetti ancora più devastanti”.
 

Come valuta l'operato del Governo gialloverde sul gioco pubblico e in generale, e cosa auspica che farà quello giallorosso?
“Sul gioco credo che il Governo gialloverde abbia dato solo dei timidi segnali: non si può curare il cancro con l'aspirina. Quanto al nuovo Governo giallorosso, o rossogiallo come lo chiamo io, noto che ha una forte propensione alle tasse. Sotto questo profilo, spero che non si veda il gioco come occasione di tassazione per fare ulteriore cassa. Questo avrebbe due conseguenze negative: non verebbe disincentivato il gioco non responsabile e il settore verrebbe usato immoralmente per finanziare lo Stato.
Quanto all'aspetto politico generale, penso che Movimento 5 Stelle e Pd abbiano fatto un'autentica figuraccia, dimenticando le cose gravissime che si erano detti fino a venti giorni prima della nascita del nuovo Governo, e tutto all'unico scopo di non non andare al voto, visto che sapevano che sarebbe nata una maggioranza tutta sovranista. Si sono rifugiati dietro la formula che siamo una democrazia parlamentare, spesso usata per fare governi di inciucio. Questo ha intenzione di andare avanti fino alla fine della legislatura, o almeno all'elezione, a febbraio 2022, del nuovo presidente della Repubblica. Ma non so se riuscirà a concretizzare il proposito di dilazionare le elezioni, mi pare che i primi passi del nuovo Governo siano incerti, oltretutto dopo la manovra di Matteo Renzi che ha creato un nuovo partito per scissione. Vedremo nei prossimi giorni e mesi quale sarà la sua compattezza, al di là dei proclami, al momento di andare in Aula per votare provvedimenti ed emendamenti. Noi speriamo di tornare al voto il prima possibile e questa doveva essere la via maestra da seguire quando è franato il Governo gialloverde. E noi siamo coerenti”.
 

A suo modo di vedere l'ippica e i casinò sono settori da salvare? Attraverso quali interventi?
“L'ippica è stata una grande tradizione italiana, a parte il racconto patologico diventato filmografico di 'Febbre da cavallo'. Non tutti gli appassionati di cavalli sono giocatori patologici e noi non siamo contrari a questo sport, così come non diciamo di no ai casinò. Bisogna avere coscienza di quello che si fa e delle proprie possibilità, non rendendo la vita un gioco ma pensando che il gioco è un elemento di vita che ci si può concedere ma in maniera responsabile”.
 

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