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Conte lancia il Recovery Plan: il comparto giochi attende soluzioni, data chiave il 29 maggio

27 maggio 2020 - 09:24

Il premier Giuseppe Conte annuncia il piano di rilancio del paese e parla di riforme: una svolta anche per il gioco, se davvero venisse incluso. E intanto si attende il 29 maggio per capire la vera fase 2.

Scritto da Alessio Crisantemi
Conte lancia il Recovery Plan: il comparto giochi attende soluzioni, data chiave il 29 maggio

Quelli che stiamo vivendo “Sono giorni importanti”, come ci ricorda il premier Giuseppe Conte. Con il piano di intervento europeo che sta assumendo la sua fisionomia definitiva e già oggi la Commissione europea annuncerà la sua proposta di Recovery Plan. In questo scenario, “l’Italia deve farsi trovare pronta all’appuntamento”: deve programmare la propria ripresa e utilizzare i fondi europei che verranno messi a disposizione varando un “piano strategico” che ponga le basi di un nuovo patto tra le forze produttive e le forze sociali del nostro Paese.

“Questo è il momento per alzare la testa e volgere il nostro sguardo al futuro” sottolinea il primo ministro, affidando alle colonne del Corriere della Sera e de Il Fatto Quotidiano, la sua strategia di rilancio, per “trasformare questa crisi in opportunità”, attraverso “alcune azioni fondamentali per recuperare il divario di crescita economica e produttività, nei confronti degli altri Paesi europei, che ci ha caratterizzato soprattutto negli ultimi vent’anni”.

IL CASO DEI GIOCHI - Parole sante, verrebbe da dire, da qualunque parte possano essere recepite. Industria del gioco compresa: tra le più colpite dall'emergenza provocata dalla pandemia, e già prima del virus alle prese con una situazione assai difficile, la cui origine, tuttavia, è da attribuire proprio alle iniziative della politica e, in parte, anche dell'attuale governo in carica. Anche per questo, a leggere le parole del premier e i buoni propositi che ne derivano, pur cogliendo le opportunità espresse e raccogliendo la vena positiva con cui vengono annunciate, risulta difficile essere pervasi da un reale ottimismo, almeno all'interno del comparto. Non soltanto per il timore – assai diffuso nel paese – che anche queste parole rimangano tali, come troppo spesso accade: ma anche (e soprattutto) per via del fatto che qualunque riforma, annunciata o compiuta, negli ultimi anni, ha sempre escluso il comparto dei giochi. Come del resto lo stesso settore è stato sostanzialmente escluso anche da qualunque piano di ripartenza dell'economia adottato fino ad oggi: al punto da risultare uno dei pochissimi a non poter ancora ripartire e destinato a rimanere l'ultimo. Senza poter avere, ad oggi, ancora nessuna indicazione specifica neppure su “come” ripartire, essendo stato escluso da qualunque tavolo di confronto e programmazione. 
Ma nonostante l'amara realtà, la speranza degli addetti ai lavori è quella di poter assistere, prima o poi, a un vero cambiamento. Magari anche nell'approccio adottato nei confronti del gioco, arrivando a considerarlo semplicemente come un settore "normale" o, quanto meno, alla pari degli altri. Se questo potrà davvero accadere, allora sarebbero davvero interessanti i punti elencati dal premier per la ripartenza generale: a partire dalla “modernizzazione del Paese”, che Conte promette di realizzare introducendo “incentivi alla digitalizzazione, ai pagamenti elettronici e all’innovazione”. Varando “un complessivo piano che ci aiuti a colmare il divario digitale facendo in modo che l’accesso alle nuove tecnologie sia alla portata di tutte le comunità territoriali e di tutte le tasche”. Per un salto in avanti che andrebbe senz'altro a beneficio di qualunque settore e impresa. Non solo. Il premier parla anche di “moltiplicare gli strumenti utili a rafforzare la capitalizzazione e il consolidamento delle imprese, anche al fine di sostenere l’attività delle filiere produttive nella fase di ripresa, con particolare riguardo a quelle in maggiore sofferenza”. Ed è in questa categoria che si possono senz'altro collocare oggi le imprese del gioco che, come detto, oltre a essere tra le più colpite dall'emergenza e dagli effetti del lockdown, risultano essere anche in ulteriore difficoltà a causa della prorogata chiusura e, peggio ancora, compromesse anche dalla mancata copertura della Cassa integrazione in deroga per il periodo compreso tra la prima settimana di giugno e il momento della ripartenza, se non cambieranno le date previste dai decreti vigenti.
 
IL PIANO PER IL FUTURO - Ma non è tutto. Conte parla anche di “una decisa azione di rilancio degli investimenti pubblici e privati e una drastica riduzione della burocrazia”. Promettendo di avere cura “di salvaguardare i presidi di legalità e i controlli, per contrastare gli appetiti delle organizzazioni criminali, ma dovremo accelerare le procedure e gli iter autorizzativi”. Introducendo misure che valgano a “realizzare una rivoluzione culturale nella pubblica amministrazione”. Ed è senz'altro questo un ambito in cui focalizzare l'attenzione anche nei confronti del gioco, tenendo conto del rischio naturale di infiltrazione che esiste nel comparto (come in qualunque altro segmento che gode di tanta liquidità), che si presenta oggi in forma ancor più accentuata proprio a causa del prolungato lockdown e dell'emergenza liquidità che interesserà gran parte delle piccole e media imprese del settore. 
 
Guardando più al futuro, il premier parla anche della necessità di “abbreviare i tempi della giustizia penale e della giustizia civile” e di “migliorare il diritto societario introducendo modelli di governance più snelli ed efficienti, che potranno rendere più competitivo il nostro ordinamento giuridico e potranno attirare più facilmente investitori italiani ed esteri”. Altri temi che interessano anche il gioco che, come noto, è da sempre attrattivo di investimenti esteri, salvo poi essere condizionati pesantemente dalle situazioni di contesto che rendono spesso ostile il nostro paese alle aziende oltre confine.
 
LA RIFORMA FISCALE - Ma il punto che potrebbe essere centrale, per il gioco e non solo, è quello toccato per ultimo dal primo cittadino, ma di certo non in ordine di importanza: ovvero, quella della riforma fiscale. “Non possiamo più permetterci un fisco iniquo e inefficiente – dice Conte - L’attuale disciplina fiscale è un dedalo inestricabile. Sono cinquant’anni che non si interviene più con una riforma organica, ma ci si affida a interventi che operano sovrapposizioni e stratificazioni. Dobbiamo avere il coraggio di riordinare il sistema delle deduzioni e delle detrazioni: l’equità e la progressività del sistema tributario passano anche da questo intervento”. E gli addetti ai lavori del gioco sanno bene quanto sia urgente, necessaria e oggi ancor più indispensabile una riforma generale della fiscalità di settore, dalla quale potrebbe derivare - come scriviamo da tempo - anche la definitiva stabilità del comparto. Anche se, la storia recente insegna, ogni volta che i governi guardano alla fiscalità del settore, lo fanno soltanto in un'unica direzione, che è quella del prelievo e mai delle riforme. Ma chissà che questa emergenza non serva davvero a ripartire da zero, sotto ogni profilo.
 
UNA SETTIMANA DI FUOCO IN VISTA DELLA RIAPERTURA – Intanto il premier si trova ad affrontare una settimana decisamente “calda”, durante la quale dovranno essere prese varie decisioni, alcune delle quali riguarderanno – direttamente o indirettamente – anche il comparto giochi. Con il 3 giugno che rappresenta una data chiave nel calendario della “fase 2”, perché se i dati epidemiologici lo consentiranno, scatterà la riapertura dei confini tra le Regioni, riportando il paese più vicino a uno scenario di normalità. Ma se questo non accadrà, il rischio sarebbe quello di veder slittare anche altri appuntamenti: come quello attesissimo dall'industria del 15 giugno per la ripartenza del gioco, che si vorrebbe anche anticipare di almeno una settimana. In questo senso, infatti, la prima data chiave diventa quella del 29 maggio: quel giorno arriverà il monitoraggio del ministero della Salute con i dati sui contagi Regione per Regione e lo stato delle strutture sanitarie ed è sulla base di quei numeri che il governo deciderà se confermare o meno la riapertura dei confini il 3 giugno, e tutto il resto.
I presidenti delle Regioni temono infatti che le riaperture del 18 maggio possano far salire la curva dei contagi e così hanno aggiornato e integrato le linee guida per quasi tutti i settori. Perché la riapertura dei confini regionali possa scattare senza rischi è dunque necessario che il livello di contagio rimanga lo stesso di questa settimana. La giornata chiave sarà venerdì 29 maggio. 
L'attenzione ancora una volta è puntata soprattutto sulla Lombardia, dove nonostante si registri un costante miglioramento, resta forte la preoccupazione, visto che da sola raggiunge il 50 percento dei nuovi contagi. Ma anche sul Piemonte. Staremo a vedere.

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