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L'Italia al voto: Venezia, la sfida fra Baretta e Brugnaro

18 luglio 2020 - 08:14

Dopo l'estate, e dopo il Covid-19, l'Italia dei Comuni torna al voto. E i candidati a sindaco tornano ad occuparsi di gioco, con visioni e soluzioni ai problemi del settore spesso opposte.

Scritto da Fm
L'Italia al voto: Venezia, la sfida fra Baretta e Brugnaro

Sarà un autunno politico "caldo" quello che gli italiani si troveranno ad affrontare al ritorno dalle vacanze estive.
Per il weekend del 20 e 21 settembre è infatti previsto l'election day che sancisce il ritorno alle urne sia per le amministrative, quindi per il rinnovo di numerose giunte comunali, sia per le elezioni regionali, dopo il rinvio del voto previsto in alcuni casi la scorsa primavera, a causa della pandemia di Covid-19.
In vista di questo appuntamento, abbiamo intervistato alcuni candidati per la poltrona di sindaco, protagonisti di uno speciale pubblicato sulla rivista di GiocoNews di giugno, consultabile a questo link, e che vi proponiamo "a puntate".

La prima è dedicata a Venezia.

Fra i candidati "illustri" alla fascia tricolore figura Pier Paolo Baretta, sottosegretario di Stato al ministero dell'Economia e delle finanze, con la delega ai giochi nei precedenti Governi Renzi e Gentiloni – quando è stato fra i principali artefici dell’accordo in Conferenza unificata del 2017 per il riordino del settore - e in procinto di assumerla nuovamente con il Governo Conte 2, in lizza a Venezia sotto le insegne del Partito democratico.
Città legata indissolubilmente al proprio casinò e al turismo, uno dei capisaldi del suo programma di mandato. "In questi mesi – afferma abbiamo toccato con mano i limiti di un modello di gestione della città che non ha retto alla prova della pandemia e che sappiamo non potrà essere replicato in futuro.
Per Venezia il punto di partenza è la crisi del turismo. Il crollo della presenza dei turisti, imposto dalle restrizioni, ha provocato una caduta drammatica dell’economia locale. Secondo l’Enit, il Covid farà crollare del 55 percento gli arrivi di visitatori esteri nel 2020 e Venezia sarà tra le città più colpite, se si considera che qui, prima della pandemia, l’88 percento degli ospiti era straniero.
In altre parole, Venezia è passata da un eccesso di turismo – che rischiava di soffocarla – a un’assenza di turismo – che rischia di distruggere il suo assetto economico. La priorità, dunque, è la necessità di una svolta del modello economico e di sviluppo di Venezia, sintetizzato nell’efficace espressione: 'No alla monocultura turistica!'.
Per realizzare questa inversione di tendenza servono idee, progetti e persone nuove. Venezia deve diventare una città viva, sostenibile, accogliente, sicura e solidale, di cui va preservato l’equilibrio contenendone le fragilità.
Per riuscirci dobbiamo adottare la sostenibilità come il criterio che orienti ogni nostra scelta. Venezia può diventare l’esempio della prima città pienamente sostenibile.
L’agenda 2030 delle Nazioni Unite e dell’Europa deve essere il programma comune per raggiungere questo obiettivo. Per farlo, dovremo avere la forza di pensare un Recovery plan ad hoc per la città. Per questo propongo che a Venezia si sviluppi il centro internazionale per lo studio dei cambiamenti climatici, facendolo diventare un riferimento globale nella lotta per la tutela ambientale.
Sul fronte del turismo, dobbiamo dare vita a una politica di programmazione dei flussi. Non si può impedire ai cittadini del mondo di venire a Venezia, ma occorre un sistema di prenotazione per poterli accogliere. Non un numero chiuso, ma un numero
prevedibile e che possa essere gestito.
A ciò va affiancato un piano di valorizzazione delle produzioni artigianali tipiche, da proteggere con un marchio, e un progetto per la residenzialità nella città d’acqua. In quest’ottica serve una moratoria per 5 anni a nuovi centri commerciali e a nuovi alberghi e B&B.
Infine, concentriamoci su un’unica, grande opera: un porto off shore per le grandi navi portacontainer e quelle da crociera per spostare questo tipo di traffico fuori dalla laguna".
Quanto al casinò Baretta ricorda che "rappresenta per Venezia un polo centrale di attrazione per il turismo straniero. Per questo, ho duramente criticato la scelta del sindaco uscente di non riaprire a pieno regime anche la sede di Ca’ Vendramin e non solo quella di Ca’ Noghera.
È una questione di immagine e di messaggio che la città dà ai competitor della vicina Slovenia e anche ai turisti stranieri, che potrebbero iniziare a tornare tra le nostre calli.
Non dimentichiamo, infatti, che il casinò di Venezia è il più antico del mondo e contribuisce da sempre a costruire l’identità e l’immagine della nostra città all’estero. Dobbiamo, dopo i tagli e le razionalizzazioni degli ultimi anni, ripensare un piano industriale basato sulle ultime tendenze del mercato, ponendo al centro della strategia un equilibrio tra la valorizzazione dei giochi tradizionali ai tavoli e le slot machine".
Alla luce delle ovvie difficoltà del Casinò poi il sottosegretario ritiene assolutamente necessario rivedere la convenzione intercorrente con il Comune, così da ridurre la quota di incassi spettante a Ca' Farsetti (come è stato poi fatto dalla giunta Brugnaro), "in una prospettiva 'a tempo', per non creare un nuovo disequilibrio nel bilancio del Casinò, anche perché se è vero quello che dice l’amministrazione uscente sulla salute del bilancio comunale non dovrebbero esserci grandi difficoltà".
Restando in tema di gioco, Baretta sottolinea che "in questo momento il rischio più evidente per il settore del gioco pubblico – denunciato anche dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese e dal capo della Polizia Franco Gabrielli – è quello delle infiltrazioni criminali.
 Il gioco è un settore molto esposto e il rischio dell’invasione dell’illegalità è forte, tanto da potersi accompagnare a fenomeni di usura. E non è solo una questione di incassi e relative risorse pubbliche, ma anche di tutela del bene comune".
In questo senso, una revisione degli orari delle attività di gioco, per
consentir loro di recuperare gli incassi persi nei tre mesi di lockdown e al tempo stessi evitare assembramenti, per Baretta "potrebbe essere uno strumento temporaneo di sostegno legale al settore, purché sia concepita nel solco di una solida strategia di contrasto degli eccessi e della ludopatia".
Invece, per quanto riguarda la normativa regionale il sottosegretario rimarca che "la legge del Veneto, approvata lo scorso settembre ed entrata in vigore all’inizio del 2020, si muove nel solco dell’accordo in Conferenza unificata del 2017. Sarebbe stato necessario uno sforzo in più sul versante della prevenzione della ludopatia, con il rafforzamento delle risorse finanziarie per comuni e associazioni che arrivano dal ministero della Salute".
Mentre a livello nazionale, "il ruolo dei sindaci dovrebbe essere concepito sempre nel solco dell’accordo in Conferenza unificata.
Dopo un lungo e proficuo confronto, a volte anche aspro, si era giunti a un accordo che permetteva di regolare la distribuzione dell'offerta di gioco, attraverso una riduzione dei punti gioco e una loro presenza diffusa nel territorio, tenendo conto delle accresciute esigenze sociali. In questo modo, si sarebbe favorito il ruolo di
controllo della Polizia locale rendendo la presenza del gioco pubblico sostenibile sotto il profilo dell'impatto sociale.
Il sindaco, cui spetta il compito di salvaguardare la salute dei propri cittadini e garantire la sicurezza dei luoghi publici, avrebbe avuto strumenti adeguati per poterlo fare".
Sul fronte "avversario" a rispondere alle nostre domande è Michele Zuin,
attuale assessore comunale al Bilancio e Società partecipate, che ha
seguito tutte le vicende legate al gioco e al casinò, e candidato alle prossime elezioni in una lista a supporto di Luigi Brugnaro, sindaco uscente, nelle fila del centrodestra.
 "Nel prossimo mandato l’azione dell’amministrazione dovrà essere concentrata sul rilancio della Città di Venezia tramite azioni volte a coniugare la sostenibilità economica del tessuto produttivo della filiera turistica che è stato duramente colpito dalla crisi dovuta all’emergenza epidemiologica", esordisce Zuin.
"Sarà necessario da un lato sostenere direttamente e indirettamente la ripresa del settore ma allo stesso tempo si dovrà immaginare e realizzare, con azioni politiche mirate, anche una diversificazione delle attività economiche puntando anche ad un rilancio di settori non strettamente connessi al turismo. In
particolare quello dell’alta formazione universitaria e della ricerca e dello sviluppo industriale.
Ovviamente si dovrà porre in essere una attenta politica di bilancio cercando di garantire l’elevato standard dei servizi garantito dal Comune e delle sue società alla cittadinanza gestendo la situazione di grave crisi economica che vedrà, comunque, produrre i suoi effetti nel medio periodo.
Sarà quindi essenziale mantenere in equilibrio i bilanci del Gruppo ma al contempo sviluppare e garantire la politica degli investimenti che questa amministrazione ha portato avanti negli ultimi cinque anni.
Infatti il ruolo dell’amministrazione comunale deve essere centrale nel gestire il percorso per uscire dalla crisi economica e sociale e deve rappresentare lo strumento per attrarre nuovi investitori e sviluppare le aree oggi non utilizzate".
Per quanto concerne la politica dell’Amministrazione in tema di giochi legali, l'assessore ha le idee chiare. "Ritengo si debbano mantenere le attuali limitazioni orarie. Infatti è in ogni caso opportuno ridurre l’accesso alle Vlt e alle slot di prossimità anche nel futuro. Se da un lato è vero che il settore del gioco gestito dai privati autorizzati rappresenta una forte fonte di entrata per lo Stato dall’altro non sempre vi è un controllo effettivo nella gestione e, quindi, è necessario intervenire a tutela delle persone più deboli".
Secondo Zuin poi, il Governo dovrebbe delegare alle amministrazioni locali un vero potere di controllo delle attività dei gestori privati tramite la polizia locale. "Oggi siamo al paradosso che l’attività della Casa da gioco del Comune di Venezia è controllata scrupolosamente da un apposito Servizio ispettivo e dall’altra per le sale slot private sostanzialmente non c'è un controllo sistematico sulla clientela. Questo rende di fatto i clienti potenzialmente privi di ogni tutela e impedisce l’attività di sostegno alle patologie della dipendenza.
Si evidenzia come la Casa da gioco nel corso degli ultimi anni abbia sempre collaborato con l’Unità sanitaria locale nella gestione delle patologie di gioco e sia sempre stata puntuale nell’individuazione dei casi da segnalare".
Quanto al futuro del casinò veneziano, per l'assessore "si dovrà perseguire la politica di rilancio realizzata nel corso degli ultimi 5 anni. Ad agosto vi sarà l’apertura della nuova ala della sede di Ca' Noghera (con un investimento di circa 4,5 milioni di euro interamente sostenuto dal Comune di Venezia) con un ampliamento
dell’offerta di gioco e con la sperimentazione di un orario di apertura più esteso.
Dovrà, quindi, essere sviluppata e garantita la piena funzionalità della sede di terraferma cercando di attrarre anche la clientela più alto-spendente con eventi di gioco dedicati. Al contempo però si deve mantenere la funzione del Casinò quale luogo di gioco sicuro rivolto ad una clientela indistinta.
La sede di Venezia rimane e rimarrà sempre strategica.
Rappresenta, infatti, l’immagine e il brand del Casinò. Sarà, però, necessario rilanciare le attività di gioco tramite l’organizzazione di sempre maggiori eventi dedicati alla clientela di altissimo livello migliorando sempre di più la fruizione dell’esperienza del gioco in un palazzo unico al mondo.
Il ripensamento della funzione della sede e delle sue modalità di apertura alla luce dell’emergenza devono costituire la base per il rilancio e l’individuazione di una nuova strategia gestionale volta all’ottenimento della massima marginalità possibile".
Poi, ricorda, "per far fronte alle conseguenza della chiusura di oltre tre mesi e mezzo del Casinò (chiusura che è costata la perdita di circa 30 milioni di euro di incassi) l'amministrazione comunale è dovuta intervenire rivedendo le percentuali dei corrispettivi per la gestione della Casa da gioco sia nel 2020 che nel 2021. Di fatto nel 2020 l’introito a favore del Comune sarà pari al 10 percento degli incassi gioco (ricordo che normalmente la percentuale è fissata al 25 percento) consentendo così il solo pagamento delle imposte.
L'Amministrazione, quindi, per salvare la continuità aziendale e conseguentemente tutti i posti di lavoro non avrà un utile dalla gestione.
Nel 2021, in base al documento di piano pluriennale sviluppato dalla Società, vedrà il Comune beneficiario  di un introito pari al 20 percento degli incassi gioco previsti. Si prevede, quindi, che già dall’anno prossimo si possa raddoppiare la percentuale a favore dell'Amministrazione rispetto a quest’anno. Ovviamente si tratta di previsioni redatte alla luce del contesto attuale che speriamo tutti possano cambiare ove la situazione economica e sanitaria dovesse sensibilmente migliorare.
Queste scelte rappresentano quanto l’Amministrazione ritiene il Casinò un asset strategico e fondamentale per la città".
 
 
 

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