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Il Covid spinge le riforme: vaccino contro il virus del lassismo, anche sui giochi

25 agosto 2020 - 08:51

L'emergenza sanitaria ed economica provocata dalla pandemia impongono scelte radicali al governo ma soprattutto riforme: compresa quella del gioco.

Scritto da Ac
Il Covid spinge le riforme: vaccino contro il virus del lassismo, anche sui giochi

Se c'è un messaggio che emerge forte e chiaro dalla situazione di emergenza generale provocata dalla pandemia da Covid-19 è questo: niente sarà più come prima. Sotto tutti gli aspetti. Compreso l'atteggiamento dello Stato, troppo spesso lassista, di fronte ad alcuni problemi e determinate situazioni che affliggono il paese o specifici settori dell'economia. Per poter (provare a) governare il cambiamento in atto, dovuto a quella crisi che alcuni studiosi e analisti hanno definito “la peggiore dal crollo del ‘29”, serviranno delle riforme serie e degne di tale nome. Con tutto il coraggio che sarà necessario, politicamente parlando, anche nel fare scelte potenzialmente impopolari e assumendosi delle responsabilità.

Tra le questioni da sistemare, attraverso una riforma strutturale, c'è anche quella dei giochi. Con il Covid-19 che, in questo caso, ha solo reso ancora più visibile la necessità di un intervento sul comparto, portando alla luce del sole una serie di criticità già note agli addetti ai lavori, ma anche all'esecutivo e a parte della politica, salvo poi tenerle celate, ritenendo evidentemente sconveniente, da un punto di vista politico-mediatico, occuparsi di un settore così scomodo e inviso all'opinione pubblica. Eppure, oggi più che mai, la necessità di una riforma del comparto appare quanto più evidente, iniziando a mostrarsi in maniera piuttosto trasversale. Tra chi, consciamente o meno, inizia a capirne (e magari sentirne) la necessità. Del resto, anche senza occuparsi espressamente della materia, basterebbe unire i puntini dei vari temi oggetti di dibattito in questi giorni, per arrivare facilmente a considerare anche la materia del gioco pubblico. Si guardi ad esempio al grido di allarme – l'ennesimo – lanciato dallo scrittore Roberto Saviano dalle colonne di Repubblica, con il suo articolo: “Il contagio mafioso: così la criminalità sfrutta l’epidemia”. Nel quale parla dell’emergenza quale “alleata migliore degli affari che hanno bisogno di velocità e ombra per procedere”. Evidenziando i rischi legati al proliferare di usura e riciclaggio provocati dalla pandemia, con l’Europa – secondo lo scrittore - che “non ha un piano per fermare”.
“Le mafie approfittano della crisi pandemica per movimentare il proprio denaro più velocemente, i controlli si sono abbassati, l’antiriciclaggio — inconfessata verità — può reggere quando ci si trova in una situazione economica positiva e sana ma quando manca liquidità, quando i consumi entrano in una spirale definitiva di crisi, il denaro torna ad essere utile a tutti senza guardare l’origine”, scrive Saviano. E aggiunge: “Quando manca il pane nessuno chiede da quale forno provenga, se legale o illegale, antica regola che le mafie conoscono benissimo”. Parole sante, verrebbe da dire: per un principio che ben conosce chi si occupa di gioco pubblico: provando da anni a spiegare all'esterno il principio fondante che ha portato alla legalizzazione dell'offerta di gioco in Italia (come nel resto del mondo). Ovvero, la semplice necessità di creare un'offerta di Stato – quindi sicura e controllata, oltre che proficua per l'Erario – in risposta alla crescente domanda di gioco che fino a quel momento trovava comunque risposta, ma dall'offerta illegale. Spesso gestita proprio dalla criminalità. Come del resto avviene, in parte, ancora oggi: nonostante l'offerta legale abbia assunto dimensioni notevoli – addirittura spropositate, secondo alcuni, ma sempre dietro allo stesso principio – continua ad esserci ancora spazio per l'illegalità.

IL CANCRO DEL GIOCO ILLEGALE - A occuparsi in maniera aperta della questioni del gioco illegale e della sua esplosione, sulla scia dell'emergenza sanitaria, tuttavia, è il quotidiano Il Sole24ore che attraverso un ciclo di inchieste intitolato “Fiume di denaro”, rivela l'abbondanza di indizi e di prove che fanno della criminalità – e dei paradisi fiscali di riferimento – il grande player mondiale del gioco d'azzardo, soprattutto online, In particolare, nell'ultimo servizio a cura di Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi (“Game over: così il crimine sbanca lo Stato. Al tempo del Covid spento un sito di giochi al giorno”) si analizza la situazione generale, spiegando che “la criminalità la propria scommessa l'ha fatta e – in tempo di Covid-19 – rilancia la puntata e sbanca lo Stato”. Un'analisi – una volta tanto – completa sul mondo del gioco, in cui si evidenzia, numeri alla mano, come il Covid-19 sta piegando il gioco legale, attraverso un rovinoso lockdown che ha compromesso molti operatori, a livello globale, andando a costituire un'opportunità ulteriore per le organizzazioni criminali, che non hanno mancato di sfruttarla.

Del resto, come spiegato in maniera molto chiara da Saviano (pur non affrontando nello specifico il tema del gioco), “Da anni le organizzazioni criminali sono ben inserite in tutto il tessuto economico europeo e non si stanno lasciando sfuggire l’occasione che la Covid Economy ha creato. Cosa è la Covid Economy? È l’economia generata dalla pandemia. L’enorme fortuna per pochissimi, il disastro per tutti”. E ancora: “L’economia reale e Wall Street sono sempre più distanti. I Tech Giants crescono esponenzialmente, Amazon cresce dell’80 percento, Apple cresce del 60 percento, più l’economia reale va male più Wall Street va bene. E l’economia reale fatta di negozi, piccole imprese, alberghi, ristoranti, trasportatori, ludoteche, bar e ancora e ancora, che fine fa? Se la mangiano le mafie. L’Europa si sta ponendo l’unica domanda per difendere la sua economia reale? No. Ecco la domanda: chi rileverà i resort della Costa Azzurra o della Costa del Sol messe in ginocchio dalla crisi del turismo del 2020? Cosa succederà ai ristoranti di Berlino o ai pub di Londra rimasti chiusi per settimane o mesi per via del lockdown? Le case sfitte in decine di capitali europee chi le userà per comprarle e specularci? Il Dark Money, il denaro sporco non ha mai trovato come ora tante porte d’accesso spalancate e non controllate”. L'Italia, invece, sembra rendersene conto benissimo di tutti questi rischi, con i dati del ministero degli Interni che rivelano come nel primo trimestre del 2020 l’usura è l’unico reato in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In una fase in cui tutti gli altri reati dalle rapine in abitazione alle estorsioni sono diminuiti significativamente, l’usura invece registra un +9,6 percento.

IL CAMBIAMENTO DI PROSPETTIVA - Ed ecco quindi che ci troviamo di fronte a quello che Saviano stigmatizza come “un tema fondamentale da comprendere”: ossia che le mafie guadagnano esattamente da quegli stessi settori da cui hanno guadagnato sino ad ora”. Cioè quelli che compongono l'economia tradizionale, che accompagnano la vita di tutti i giorni. Dalla distribuzione di generi alimentari, trasporti, imprese di pulizie, servizi di catering, servizi di disinfezione, pompe funebri. Insomma, qualunque cosa. Quindi, anche i giochi. “Le organizzazioni mafiose sono le strutture meglio organizzate del capitalismo contemporaneo, intuiscono gli affari prima che le esigenze di mercato li definiscano, conoscono sempre ciò di cui si avrà bisogno, e sono pronte a darlo senza vincoli burocratici, superando ogni ostacolo, rapidamente e ovviamente alle loro condizioni”. 

Per questo, suggerisce lo scrittore, anche se “l’attenzione ora è focalizzata sulla conta dei morti, gli allarmi sui contagi, l’attesa messianica del vaccino, le continue informazioni e smentite circa le modalità di diffusione del virus, ma giunti alla fine di questa disamina la richiesta è una. L’Europa tutta deve fare presto a intervenire verso le aziende che sono morte e stanno morendo perché tutte verranno “salvate” da capitale criminale. È già tardi ma forse non tutto è perduto”. 

Ed è proprio quello che risulta urgente e necessario nei confronti dei giochi, con il governo che non può più aspettare, alla luce del Covid-19 che ha ulteriormente compromesso la situazione del mercato. 

Eppure, anche di fronte a questo scenario, c'è chi continua a proporre o applicare logiche proibizioniste, suggerendo l'abolizione dell'offerta di gioco di Stato. O, comunque, attuando forti restrizioni che minano comunque la tenuta del sistema o ne compromettono il regolare svolgimento, favorendo – di conseguenza – l'offerta illegale. Basti pensare alle varie leggi regionali restrittive, quando non del tutto espulsive, del gioco lecito. Oppure, peggio ancora, si dovrebbe guardare all'assurda legge – tutt'oggi in vigore, nonostante i disagi che sta creando a più settori – rappresentata dal decreto Dignità che vieta la comunicazione del gioco, rendendo indistinguibile l'offerta legale da quella illecita, come non ci stancheremo mai di ripetere.

LA SPINTA ANTI-PROIBIZIONISTA - La buona notizia, tuttavia, è che qualcosa sta comunque cambiando nella percezione generale e nel dibattito quotidiano. Oltre agli articoli sopra citati, dedicati alla criminalità e al gioco illegale, ci sono altri elementi che lasciano intravedere quanto i tempi siano potenzialmente maturi per provare ad avviare una discussione seria attorno al mondo del gioco e alla sua regolamentazione. Con il leader di “Azione”, nonché ex ministro del Governo Renzi, Carlo Calenda, che proprio ieri su Twitter lanciava una riflessione sulla legalizzazione dei mercati “a rischio” con un messaggio antiabolizionista, forte e chiaro, che ha inevitabilmente aperto la strada a una serie di commenti, di ogni tipo: “L'alcol è legale – scrive Calenda - La droga invece è libera, purtroppo. Legalizzare permetterebbe il controllo di una situazione fuori dal controllo. Chi crede che proibire sia la soluzione non vuole guardare i risultati di decenni di proibizione. Perché ad oggi la droga è libera, purtroppo”. Senza bisogno di arrivare a parlare delle droghe, invece, si potrebbe molto più facilmente (e comunque utilmente) applicare lo stesso principio al gioco, abbandonando la vecchia dicotomia del “gioco sì, gioco no”, e parlando davvero di riforme.

 

RIFORMA (ANCHE) FISCALE - A proposito di riforme e di tempi maturi per i cambiamenti, da leggere anche l'invito del direttore generale dell'Agenzia delle Entrate, l'avvocato Ernesto Maria Ruffini, che propone di riscrivere le regole generali del fisco per risollevare una situazione economica decisamente compromessa, a causa del virus (e dell'evasione). Che siano maturi anche i tempi per avviare anche una riforma fiscale del comparto giochi, magari iniziando a parlare seriamente di tassa di scopo o di tassazione sul margine (per esempio) anche sul gioco fisico? Insomma, unendo i vari puntini che si possono raccogliere nel dibattito quotidiano, è evidente che i tempi sono maturi per affrontare un discorso (e un percorso) serio e concreto, anche sui giochi: ma anche – e soprattutto – per attuare una riforma definitiva del comparto, magari riprendendo i concetti del Riordino e i principi sanciti dagli accordi siglati in Conferenza unificata ormai tre anni fa.

 

 

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