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Pittella (Pd): 'Dpcm e chiusure, gioco ha gli stessi diritti degli altri settori'

21 novembre 2020 - 09:01

Il senatore del Pd Gianni Pittella sottolinea come il settore legale contribuisca al controllo di un fenomeno sensibile e generi un grande gettito per l'Erario, e per questo vada tutelato.

Scritto da Anna Maria Rengo
Pittella (Pd): 'Dpcm e chiusure, gioco ha gli stessi diritti degli altri settori'

Un settore dalla grande importanza sotto il profilo della sua funzione pubblica e del suo apporto alle casse, sempre pubbliche. E che va tutelato soprattutto in un momento nel quale, per la seconda volta nel giro di pochi mesi, si trova a subire le conseguenze più pesanti delle restrizioni imposte dal premier Giuseppe Conte con i Dpcm varati per fronteggiare la seconda ondata di Covid-19 in Italia.
Questo il pensiero del senatore del Pd Gianni Pittella in merito al comparto del gioco pubblico, alle prese con i suoi mille e annosi problemi, che si sono ovviamente moltiplicati nel momento in cui il Governo Conte 2 si è trovato a dover affrontare l'emergenza più imprevedibile e drammatica delle storia recente: il Covid-19.

Come giudica il suo operato e quali sono gli obiettivi e le misure da adottare in vista del rilancio economico del Paese?
“Se guardiamo alla storia recente, solo cento anni fa vi fu una pandemia di tali proporzioni e capace di sconvolgere il corso economico e sociale oltre che sanitario. Oggi, se vogliamo, siamo in condizioni non meno complesse rispetto alla pandemia da febbre spagnola. Certo l'evoluzione della scienza medica ci soccorre almeno in parte ma la velocità con cui la globalizzazione diffonde il virus ha ritmi drammatici. Il Governo Conte ha mostrato grande polso e capacità di risposta nel fronteggiare la prima ondata ma la grande sfida sarà adesso, con meno risorse e più stanchezza tra la popolazione, incapace di sopportare nuovi blocchi generalizzati. Sono tuttavia fiducioso nella tenuta del Paese e nella solidità del Governo e delle sue scelte”.

Ci sono dei settori particolarmente colpiti e che vanno sostenuti particolarmente, anche alla luce della nuova chiusura imposta fino al 24 novembre al gioco?
“Sono diversi e strategici i settori colpiti dalla crisi. Per ciascuno di essi, la politica ha il dovere di trovare soluzioni, argini, sostegni. Il gioco su concessione pubblica va considerato come ogni altro settore economico; ne ha la dignità proprio perchè svolge una funzione pubblica, quella di controllare un fenomeno sensibile per la sicurezza pubblica, l'economia e la tutela delle fasce deboli. E inoltre genera grande gettito per l'Erario e dunque per le politiche pubbliche. E le sale bingo, le sale scommesse e gli altri punti legali e la relativa filiera distributiva e di controllo, le quali hanno subito diminuzioni di ricavi e sostenuto costi straordinari per fronteggiare il Covid, hanno gli stessi diritti degli altri settori danneggiati”.

Gioco illegale e gioco patologico: attraverso quali misure, a suo modo di vedere, vanno combattuti questi fenomeni?
“Il contrasto al gioco illegale è realizzato proprio con la filiera legale, strutturata da ormai oltre venti anni di regolamentazione. Dai sottoscala in mani criminali, senza gettito per l'Erario, con lavoratori malpagati e non inquadrati e giocatori privi di tutela siamo passati a un sistema che, pure tra limiti da correggere, è un modello internazionale. Questo non può farci dimenticare, anzi deve indurci a ritenerlo centrale, il contrasto al gioco patologico, secondo forme moderne ed efficaci. E soprattutto empiricamente efficaci quando sono già stati sperimentati positivamente all'estero. Penso ad esempio al Registro delle esclusioni nella esperienza spagnola, una sorta di Daspo dei giocatori parossistici anche sulla base di una collaborazione positiva tra operatori della salute, concessionari delle reti di controllo ed esercenti. La Campania ha di recente approvato una legge molto avanzata e che contiene molte soluzioni importanti su cui ragionare anche nazionalmente”.

A suo modo di vedere, il divieto totale di pubblicità del gioco stabilito con il decreto Dignità è stato efficace nel combattere il gioco patologico?
“Non so se ci siano davvero dati ufficiali che lo dimostrino. Mi pare persino si sia ingenerato con questo intervento qualche confusione, soprattutto nel gioco online, tra gli operatori legali, attuatori del sistema articolato di regole organizzato dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, e quelli illegali che, con le opportunità tecnologiche oggi disponibili, possono facilmente raggiungere i giocatori, soprattutto quelli più assidui. Questo non significa che penso si debba tornare indietro ma solo che più passa il tempo e più l'evidenza ci dice che un eccesso di regolamentazione di stampo proibizionista non produce effetti o, peggio, ne produce di negativi”.

Secondo lei c'è bisogno di un riordino normativo dell'offerta di gioco in Italia e sotto quali fronti?
“L'esperienza ventennale di regolamentazione dell'offerta di giochi in denaro richiede certamente un riordino. Occorre però non cadere nell'errore che fanno alcuni di rifondare il comparto come se non fosse già una realtà consolidata. Vi sono molti aspetti funzionali, a partire dal sistema concessorio e dalla centralità dei sistemi tecnologici nella gestione dell'offerta. Su ciò che va modificato bisogna aprire un confronto alla luce del sole con gli operatori, gli utenti, l'Agenzia e farlo nelle aule dell'istituzione parlamentare”.

In un suo recente emendamento al Dl Agosto, accolto sotto forma di ordine del gioco come “impegno a valutare l'opportunità di...”, chiedeva il riallineamento delle concessioni in materia di gioco. Con quali finalità?
“Come ha recentemente sottolineato in Senato anche il direttore generale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli Marcello Minenna, e precedentemente espresso il Consiglio di Stato, la stratificazione di disposizioni territoriali rende impraticabili le procedure selettive programmate. Il Covid-19 ha aggiunto anche elementi di incertezza sulle dimensioni della domanda per le reti di punti vendita. In questo quadro la nostra proposta vuole introdurre quanto prima nell’ordinamento la riprogrammazione delle procedure selettive rispetto ai termini attuali ponendo alcuni elementi di maggiore certezza per gli operatori e, quindi, per il sistema di offerta pubblica, evitando soluzioni di continuità che sarebbero pericolosissime nella attuale situazione di debolezza dei punti vendita dovuta al Covid-19 rispetto ai rischi di infiltrazioni illegali”.
 

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