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Il gioco al tempo di Draghi, la sfida di riaprire il dialogo con le Regioni

13 febbraio 2021 - 10:07

Ci vorrà tempo perché il Governo Draghi entri a regime, ma intanto la 'questione territoriale' non scompare e il dialogo fra gioco e Regioni è ancora più urgente.

Scritto da Fm
Il gioco al tempo di Draghi, la sfida di riaprire il dialogo con le Regioni


Il Governo Draghi è pronto a partire, e a dare risposta e soluzione alle tante istanze poste dall'emergenza Covid, ma anche a quelle rimaste in sospeso dai tempi del precedente Esecutivo.
Fra queste anche il riordino del gioco legale, promesso dall'ormai ex sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta nel 2021, e atteso ormai da anni.

Un tema "centrale" per garantire il futuro del settore, ancor più nel bel mezzo e dopo la pandemia di Covid, insieme ad uno se possibile ancora più intricato: l'ormai nota questione territoriale.

Oltre a redigere finalmente una normativa nazionale, infatti, non bisogna dimenticare l'azione sulle regole "locali" già esistenti, che nel tempo hanno di fatto espulso il gioco legale da molti territori, o lo faranno a breve. Con tutte le devastanti e immaginabili conseguenze sull'occupazione del comparto.

Un'emergenza nell'emergenza al centro di uno speciale pubblicato sulla rivista cartacea di Gioco News di febbraio (consultabile a questo link), già protagonista di un approfondimento firmato dal presidente di Acadi Geronimo Cardia, e su cui intervengono alcuni dei maggiori stakeholder, dalle associazioni di categoria ai sindacati.


ZAPPONINI (SGI): "TORNARE A LAVORARE E POI RIFORMARE IL SETTORE" - Cominciamo da Stefano  Zapponini, presidente di Sistema Gioco Italia, la federazione di filiera dell'industria del gioco e dell'intrattenimento aderente a Confindustria Servizi innovativi e tecnologici.
“Il dialogo con il Mef non ha mai subito interruzioni, certamente per quanto riguarda Sistema Gioco Italia; tuttavia va ammesso che - nonostante gli sforzi profusi indistintamente da tutte le sigle della rappresentanza datoriale del settore - non si è riusciti a scongiurare gli effetti - purtroppo ampiamente attesi - determinati dal caos  normativo nei territori come l'espulsione di fatto del gioco legale, con il conseguente dimezzamento del gettito erariale; la riduzione dei livelli occupazionali nella filiera del  settore, per limitarsi ai più pesanti”, constata amaramente il numero uno di SgI.
“Inoltre, in assenza del presidio del gioco di Stato, quello illegale ha recuperato molto dello spazio faticosamente sottrattogli negli ultimi quindici anni, con gravi conseguenze socio-economiche che si protrarranno nel tempo.
Questo quadro è stato ulteriormente aggravato dalla prolungate chiusure dovute alla pandemia: su questo fronte abbiamo prontamente prodotto e condiviso con i sindacati, efficaci protocolli per assicurare la massima sicurezza per i cittadini, i giocatori e gli operatori del settore.
Riprendere il percorso per una seria riforma del settore è assolutamente importante, ma la priorità del momento è di tornare a lavorare, nella massima sicurezza possibile; questo lo sa bene il Governo”.
 
PAPALIA (FIEGL): "CONFRONTO COSTANTE CON REGIONI E COMUNI" - Dalla Fiegl - Federazione italiana esercenti  gioco  legale promossa da  Confesercenti, arriva il punto di vista del presidente Stefano Papalia.
“Ci attende un 2021 intenso per la tanto attesa e temuta ‘riforma del settore’. Su questo fronte ci siamo già mossi, dal lato governativo, per ribadire la nostra piena disponibilità a collaborare, per rappresentare le istanze degli esercenti del gioco, anello finale fondamentale del settore che presidia il territorio. Proprio perché gli esercenti sono presenti su tutto il territorio nazionale, ci confrontiamo quotidianamente con le Regioni e i Comuni, l’impegno è massimo: Fiegl lavorerà per difendere e rappresentare i diritti dei pubblici esercizi e per rafforzare il loro potere contrattuale di filiera”, assicura Papalia.
Il presidente della Fiegl quindi ne approfitta per commentare l'introduzione, nel Dpcm del 16 gennaio, delle “zone bianche”, per i territori in cui l'indice di contagio del Covid – il famigerato Rt - scenderà a 0,5 per 21 giorni consecutivi, con la riapertura di tutte le attività economiche, gioco comprese.
Un “miraggio” che al momento in cui scriviamo non è diventato realtà per nessun angolo d'Italia.
“Il fatto che nella discussione politica si inizi già a parlare di 'zone bianche' non può che essere accolta positivamente, anche se l’obiettivo sembra ancora molto lontano: più che parlare del dopo, a mio avviso si deve riportare la dialettica al presente.
Nel prossimo Dpcm confidiamo in aiuti economici adeguati, ristori che devono essere in linea con il danno subito dalle attività. 
È doveroso un sostegno concreto, poiché la situazione è sempre più difficile, drammatica per il comparto”.
 
BIANCHELLA (AS.TRO): "REGOLE VALIDE PER TUTTI" - A fare un passaggio doveroso sulla ripresa del dialogo con le Regioni è anche Claudio Bianchella, responsabile Territorio per l'associazione As.tro.
“Nell’auspicio che l’anno appena iniziato possa essere l’anno del riordino, ovvero l’anno in cui lo Stato centrale si riappropria di una sua titolarità (nel gioco è tuttora vigente una riserva di legge a favore dello Stato) e decida, una volta per tutte, quali sono le regole da rispettare dal Brennero all’isola di Lampedusa, noi continuiamo comunque a porre la massima attenzione alle questioni territoriali”, evidenzia.
“Chiaramente la madre di tutte le battaglie tra le questioni territoriali è quella contro le leggi regionali che prevedono effetti retroattivi del distanziometro, alla quale si affiancano, con effetti non meno devastanti, i regolamenti e le ordinanze comunali che introducono limitazioni orarie al funzionamento degli apparecchi strutturate in modo da non permettere più la possibilità di continuare a fare impresa.
In particolare in questo periodo, oltre alle questioni attinenti ai regolamenti comunali che introducono limitazioni orarie, siamo particolarmente impegnati nelle regioni Lazio e Marche le cui leggi, se non modificate o abrogate, prevedono l’espulsione del gioco rispettivamente nei prossimi mesi di agosto e novembre.
Chiaramente stiamo cercando di fare tutto quello che rientra nelle possibilità di un’associazione di categoria anche nei territori in cui le leggi regionali espulsive del gioco sono già entrate in vigore (vedi Piemonte ed Emilia Romagna) per far si che il legislatore riveda le sue decisioni e, a fronte di risultati praticamente nulli nella lotta alla ludopatia rispetto alla perdita di migliaia di posti di lavoro, permetta la ripresa di un’attività lecita, super controllata e che funge da argine alla crescente offerta di gioco illegale”.
 
MARCOTTI (FEDERBINGO): "SALVAGUARDARE LA RETE ESISTENTE" - Le problematiche territoriali sono fra gli argomenti in agenda anche per Federbingo ed il suo presidente, Italo Marcotti, che anche in tempi di lockdown ha portato avanti il confronto con il sottosegretario Pier Paolo Baretta sull'intero perimetro del gioco legale.
Resta da vedere se Baretta farà parte anche del prossimo Governo come sottosegretario con delega ai giochi ma c'è l'auspicio “che le tempistiche siano finalmente celeri e che possano consegnarci una definitiva risposta alle problematiche del settore. A causa della pandemia e delle forzate chiusure la rete di gioco legale si trova allo stremo sia dal punto di vista economico che umano.
È pertanto necessario che la ripartenza possa essere decisa e sgombra dallo stato di contenzioso che il settore ha ingiustamente dovuto subire”, afferma Marcotti.
“Riteniamo essenziale che l’esistente rete venga salvaguardata in fase di riordino e che le limitazioni che verranno poste interessino le nuove attività intese come attività non preesistenti. La raccolta e quindi le normative dovranno essere rese omogeneo sull'intero territorio nazionale la qualcosa renderà semplificato il sistema dei controlli e di gestione della rete del gioco legale.
Per quanto riguarda la tessera sanitaria e quindi la tematica del controllo degli accessi a contrasto del gioco minorile e compulsivo, alla luce dei dati emersi, non possiamo che registrare il fallimento dell’utilizzo della tessera sanitaria abbinata agli apparecchi comma 6.
Riteniamo che il controllo debba essere affidato ai concessionari attraverso l'utilizzo di una dedicata tessera del giocatore la quale possa annullare i timori dell’utenza. I controlli, andandoci a confrontare con il resto del mondo, così come nei casinò, avviene al momento dell'accesso e mai per attivare apparecchi di gioco, atto che semina nel giocatore il dubbio del controllo”.
 

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