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Ignazio Messina: ‘Lo Stato non giochi sul gioco’

25 gennaio 2014 - 08:15

Per l’anno appena iniziato l’Italia dei Valori annuncia battaglia ‘sul’ gioco e non certo ‘per’ gioco. Lo annuncia Ignazio Messina, segretario nazionale del partito fondato da Antonio Di Pietro e che nei mesi scorsi ha effettuato nell’intera Penisola una raccolta firme a sostegno del suo disegno di legge di iniziativa popolare sul gioco.

Scritto da Anna Maria Rengo
Ignazio Messina: ‘Lo Stato non giochi sul gioco’

“Le presenteremo a fine gennaio alla Camera, a corredo del disegno di legge stesso, e successivamente solleciteremo e vigileremo affinchè le nostre proposte non rimangano nei cassetti ma vengano esaminate dalla commissioni competenti. Serve un intervento drastico sia sul fronte della presenza delle slot che sul dilagare del gioco online, a causa della dipendenza che ne consegue e che secondo recenti stime colpisce almeno 800mila persone in Italia. Il gioco può diventare una piaga fortissima specie in un momento di crisi come quello che il nostro Paese sta vivendo, va dunque circoscritta e curata, non può essere che sia proprio lo Stato a incentivarlo”.

 

 

I RISCHI DEL GIOCO - Pur ammettendo che il gioco nasce per divertirsi e in sé è lecito, Messina mette in guardia da quelle che sono le sue degenerazioni: “Quindi quando conduce alla disperazione o viene praticato dai soggetti più deboli…. Basti pensare che secondo le statistiche il giorno del mese in cui si gioca di più in Italia è quando gli anziani prendono la pensione! Non si può, né deve fare cassa sulla pelle dei cittadini”.

 

GIOCO E LEGALITA' - Ma lei non ritiene che penalizzare troppo il gioco legale possa favorire quello illegale?

“Il gioco illegale è tuttora presente, eccome. Serve infatti un serio contrasto all’illegalità, un compito che a nostro giudizio lo Stato non svolge, preoccupandosi di aprire nuove sale giochi (basti pensare a quanto è stato inserito nella legge di Stabilità) anziché circoscrivere il fenomeno di quello lecito e, soprattutto, combattere quello illecito. Sul gioco bisogna essere fermi e decisi, serve un impegno serio perché la criminalità organizzata non si possa sfogare proprio su questo settore, contrastando fortemente quello illegale e contenendo, al tempo stesso, quello legale. Oggi si fa troppo poco per tutelare i giocatori e la legalità: ovviamente non si può generalizzare, ma il gioco lecito fa gola alla criminalità, tant’è che ci sono state diverse sale da gioco confiscate in operazioni antimafia. Lo Stato deve agire con decisione su tutto ciò, prevenire e combattere le infiltrazioni malavitose del settore del gioco lecito”.

 

LA POLITICA DEI GIOCHI - Invece, a giudizio del segretario dell’Idv, “In materia di gioco sono state compiute delle scelte politiche sbagliate. Un esempio recente è stato il decreto Imu, con il quale si è deciso di abbuonare il 70 percento delle sanzioni comminate ai concessionari delle slot. Mi pare che lo Stato dovrebbe pensare di più alla salute dei cittadini. Qui c’è gente che non è in grado di arrivare a fine mese e lo Stato che fa? Si limita a far inserire negli spot l’avviso a ‘giocare con attenzione, perché c’è il rischio di dipendenza’”. Una contraddizione, secondo Messina, secondo il quale tuttavia occorre salvaguardare alcune specifiche categorie di giochi: “Penso alle lotterie collegate ad attività sportive, ma anche al lotto, o anche al Totocalcio… di questi giochi non è mai morto nessuno, a parte forse qualcuno di felicitò quando ha centrato un bel 13!”.

 

LA LEGGE DELEGA - Insomma, secondo Messina serve una profonda riscrittura delle norme che regolano il gioco. La legge delega al governo in materia fiscale potrebbe essere uno strumento adeguato allo scopo?

“Noi abbiamo visto tante proposte di intervento in materia ma, parlo per esperienza visto che nella precedente legislatura ero componente della commissione Finanze della Camera, i risultati sono stati finora pochi. E quanto al ricorso alla legge delega, così si esautora il Parlamento dalle sue competenze, ossia innanzitutto quella di legiferare, specie su materie così delicate. Delegare il governo a decidere mette in discussione il ruolo del Parlamento”.

 

IL CALCIOSCOMMESSE - Parliamo sempre di gioco, ma di scommesse. Nelle ultime settimane il mondo del calcio è stato scosso da una nuova puntata dello scandalo legato al match-fixing. In che modo si può e si deve fronteggiare il fenomeno? Serve una cooperazione a livello internazionale?

“Credo proprio di sì, che occorra una cooperazione internazionale in materia. Del resto quando girano troppi soldi la corruzione è sempre dietro l’angolo, specie quando basta un intervento di un calciatore per cambiare il risultato finale e distorcerlo. Per combattere il fenomeno del calcio scommesse servono strumenti di contenimento, ma anche tornare a riscoprire i veri valori dello sport”.

 

LA SICILIA E I CASINO' - Lei è palermitano d’origine: che cosa ne pensa del disegno di legge Leanza che nella versione emendata in commissione Affari istituzionali chiede la riapertura del Casinò di Taormina e l’apertura di una Casa da gioco anche nel capoluogo siciliano?

“La Sicilia non ha bisogno di casinò, ma di strade, infrastrutture, posti di lavoro. E il governo regionale si deve occupare dei bisogni concreti dei cittadini, e non di aprire dei casinò. Ma è anche vero che è il mettere tante slot in tanti bar che crea la vera dipendenza, e che è meno rischioso un casinò rispetto a tanti apparecchi da gioco sparpagliati. Anche perché in un casinò chi non se o può permettere è difficile che ci va”.

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