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Nuovo Dpcm: limiti fino a marzo, il gioco spera nelle 'zone bianche'

11 gennaio 2021 - 10:09

Governo e Regioni a confronto sui contenuti del Dpcm in vigore dal 16 gennaio, nuove limitazioni e l'esordio delle 'zone bianche'. Il gioco ci spera e intanto scende in piazza.

Scritto da Ac e Fm
Nuovo Dpcm: limiti fino a marzo, il gioco spera nelle 'zone bianche'


La giornata di oggi, 11 gennaio, dovrebbe essere quella decisiva per tracciare gli scenari delle attività economiche e commerciali, e della quotidianità di tutti noi per le prossime settimnane. Forse fino alla primavera.
In queste ore è infatti programmato il confronto fra Governo e Regioni sul nuovo Dpcm anti-Covid, che entrerà in vigore il 16 gennaio, alla scadenza di quello in vigore dai primi di dicembre.
Sembra già certo che non ci saranno novità per il mondo del gioco che è condannato a restare al palo (forse in compagnia di cinema, palestre, musei e teatri, per i quali potrebbe aprirsi qualche spiraglio di luce in più), mentre dovrebbero arrivare restrizioni ulteriori per i bar, per i quali dovrebbe arrivare il divieto di asporto dopo le ore 18.


IL GIOCO SPERA NELLA "ZONA BIANCA" - Secondo le indiscrezioni trapelate dopo l'incontro di ieri tra il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione di maggioranza, innanzitutto dovrebbe essere confermato il sistema di classificazione a colori delle Regioni (rosso, arancione e giallo), ma secondo soglie più basse, sulla base innanzitutto dell’indice Rt e sul parametro dell’effettiva occupazione dei posti letto in terapia intensiva.
Mentre spunta all'orizzonte l'introduzione di una "zona bianca", con la riapertura totale di tutte le attività (senza limiti di orario ma ovviamente con mascherina obbligatoria, distanziamento e divieto di assembramento,) per le Regioni con un indice Rt sotto lo 0,5. E a questo guarda con speranza il settore del gioco terrestre, che già la scorsa primavera - il primo a chiudere e fra gli ultimi a riaprire, dopo tre mesi di lockdown pressoché totale - aveva messo in atto protocolli rigidissimi (ancora di più di quelli fissati dal Comitato tecnico scientifico) per mettere a norma tutte le attività e garantire l'accesso "in sicurezza" ai propri clienti.
Un fatto inconfutabile, ricordato all'Esecutivo da alcune fra le maggiori associazioni di categoria al Governoin una lettera congiunta, che hanno fatto il punto sulla crisi del settore, chiedendone la riapertura immediata corredata da una serie di interventi prioritari politici e normativi.
Tornando all'oggi - l'Rt sotto lo 0,5 purtroppo al momento in cui scriviamo sembra quasi un miraggio, visto che livello nazionale è tornato sopra l'1 e viaggia verso l’1,2 dopo le festività natalizie - sembra ormai scontata anche una proroga dello stato di emergenza, la cui fine era stata fissata per decreto al 31 gennaio ma che sembra si protrarrà fino al 30 giugno.
Inoltre, nel nuovo Dpcm dovrebbero essere confermati il divieto di spostamento tra regioni anche in zona gialla, il coprifuoco dalle 22 alle 5, il limite alle visite a parenti e amici a due persone non conviventi (con la deroga per i piccoli comuni sotto i 5 mila abitanti per gli spostamenti entro 30 chilometri, ma non verso i capoluoghi di provincia).

I CONTENUTI DEL NUOVO DPCM - L'ennesimo provvedimento andrà quindi a confermare il sistema a colori (rosso, arancione e giallo), con l'aggiunta del "bianco", appena sarà possibile.
Dove potrebbe accadere?
Da oggi intanto, in virtù dell'aumento dei contagi, Lombardia, Emilia-Romagna, Calabria, Veneto e Sicilia sono diventate “zona arancione”, con l'obbligo di rispettare le restrizioni stabilite dal decreto legge del 3 dicembre. Le altre saranno in un regime di zona gialla “rafforzata” fino al 15 gennaio, data entro la quale verranno esaminati i nuovi dati e verrà firmato il nuovo Dpcm.
Quanto ai parametri di valutazione, nel vertice di ieri sera si è parlato anche della possibilità di far scattare automaticamente la "zona rossa" con il criterio dell'incidenza dei casi (più di 250 contagi ogni 100mila abitanti), ma l'ipotesi sembra non aver riscosso i favori delle Regioni e in fondo non convince molto, perché potrebbe portare ad una riduzione "volontaria" dei tamponi, fornendo quindi un dato inaffidabile.
Per conoscere i nuovi parametri quindi bisognerà aspettare gli esiti del confronto di oggi e le comunicazioni al Parlamento del ministro della Salute, Roberto Speranza, il 13 gennaio.
Scendendo nel dettaglio delle nuove limitazioni, la vera stretta, stavolta, dovrebbe riguardare anche gli impianti sciistici: il Governo sta valutando un rinvio dell’apertura della stagione, ma si attende il parere dei tecnici sulle nuove proposte che devono arrivare dalle Regioni, Invitate ad aggiornare il protocollo di sicurezza. È pressoché certa la conferma del coprifuoco dalle 22 alle 5, mentre sono ancora oggetto di discussione i criteri per entrare nella cosiddetta “zona bianca“. Stando a quanto trapelato finora, scatterebbe nel caso di Rt inferiore a 0,5 e con un’incidenza sotto i 50 casi ogni 100mila abitanti – la soglia considerata minima per riprendere il tracciamento – e porterebbe a una riapertura praticamente totale, sempre rispettando le regole di distanziamento e usando la mascherina, di ristoranti, cinema, teatri, musei e palestre. Nonostante il tema delle attività di gioco non sia stato ancora discusso e affrontato apertamente da parte dell'Esecutivo, sembra probabile che una eventuale scelta di questo tipo potrebbe includere tra le riaperture anche quella dei locali di intrattenimento, sia pure con varie restrizioni, anche più rigide di quelle previste in precedenza, dopo il primo lockdown nazionale.
Nel frattempo però l’Esecutivo lavora anche a una stretta ulteriore. Da attuare nel caso in cui i dati dovessero degenerare in questi giorni. Una delle ipotesi al vaglio del Governo è quella di varare una stretta anti-movida, vietando l'asporto dalle 18 esclusivamente per i bar, e consentendo solo le consegne a domicilio. Così come potrebbe essere prolungato il divieto di spostamenti anche tra Regioni “gialle”. Entrambe le proposte dovranno essere sottoposta alle regioni nel vertice di lunedì con il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia. Smentita, tuttavia, da fonti di governo, l'ipotesi di una stretta nei weekend che renderebbe tutte le regioni “arancioni, di cui si è parlato nelle scorse ore.

IL SETTORE SCENDE IN PIAZZA - Mentre a Palazzo Chigi si continua a trattare, con le trattative sul Recovery fund e una possibile crisi di governo sullo sfondo, il settore del gioco non smette di chiedere il confronto con la politica.
Oltre al documento congiunto inviato da Acadi-Confcommercio, As.tro, Acmi, Sistema gioco Italia- Confindustria, Confesercenti Fiegl e Sapar, si registrano diverse iniziative in proposito.
A cominciare dalla manifestazione in programma domani, martedì 12 gennaio, a Roma, in piazza Montecitorio, promossa dall'associazione Emi Rebus per chiedere al Governo di tutelare il gioco pubblico. Un sit-in davanti alle porte della Camera dei deputati, che, per la prima volta nella storia, vedrà la partecipazione solamente delle donne del settore, spesso ingiustamente dimenticate, e che ha incassato il sostegno di molte rappresentanze del comparto da Acadi ad As.tro, ma anche di alcune forze politiche, fra cui i deputati Mauro D’Attis, Giorgio Mulè e Andrea Ruggieri (Forza Italia).
Ma quella di domani potrebbe non essere l'ultima manifestazione di protesta del settore, visto che gli addetti ai lavori si stanno organizzando per dare vita anche ad altre iniziative, come quella annunciata da un'associazione temporanea d’impresa costituita da alcune società leader nel settore del gaming italiano, "a sostegno delle attività e volta alla sensibilizzazione dei governanti, per chiedere pari dignità come altri settori del commercio e dei servizi".
 

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