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Privatizzazione Casinò, il nodo controlli e il modo per scioglierlo

22 marzo 2024 - 09:26

La Regione Valle d'Aosta sta per iniziare la riflessione sulla futura gestione del Casinò di Saint Vincent: ecco le questioni che si pongono in caso di privatizzazione.

Foto di Thomas Couillard su Unsplash

Foto di Thomas Couillard su Unsplash

Continuo a immaginare una gestione privatizzata del Casinò di St. Vincent. La Regione Valle d'Aosta dovrebbe effettuare il controllo sulla regolarità del gioco sulla base delle disposizioni contrattuali (forse sul Disciplinare  ma, in caso di gestione affidata a società a capitale privato, credo tassa di concessione) in due forme: una de visu e tramite l’impianto di audio-video sui tavoli, l’altro a posteriori utilizzando i dati che giornalmente e per ogni tavolo rileva alla chiusura dopo averne certificato, in ogni caso, la dotazione iniziale.

Andando con ordine e cercando di non scendere in particolari noti a chi di casa da gioco, politica produttiva e controlli ne mastica ma, al tempo stesso, cercando di essere comprensibile, solitamente si impone che nessun tavolo può essere aperto o chiuso senza l’intervento di un rappresentante dell’ente concedente. Il che significa controllare la dotazione iniziale, l’esistenza finale e i fatti economici e non intervenuti durante la  partita.
Questi sono costituiti dalle aggiunte quando il tavolo perde, dall’importo dei contanti cambiati direttamente al tavolo. I fatti non economici sono i cambi di gettoni per placche o viceversa;  tutti i fatti economici e non devono essere regolarmente certificati. 
A certificazione avvenuta per ogni tipo di fatto il giustificativo firmato dalla gestione e dalla Regione dovrebbe essere lasciato al tavolo. 
Così come si contano i componenti positivi e negativi occorrenti per formare il risultato, ovvero tavolo per tavolo, la stessa procedura deve avvenire per le mance.

Mi permetto di specificare meglio la questione: non si tratta del controllo dei risultati di gioco ma della regolarità del gioco e degli incassi, quindi, siamo in ben altro campo, certamente di maggiore rilevanza.

Non è una questione di poco momento poiché gli oneri di concessione il gestore li paga al concedente in base ad una percentuale sugli introiti netti di gioco, quindi, stante la natura giuridica di questi ultimi, non vedo come l’ente pubblico ne possa fare a meno. Il tutto bene inteso a mio modo di vedere.

Ora non rimane che, ampliando il discorso, esaminare su quali elementi si basa il controllo di cui trattasi.
Premesso che, relativamente ai tavoli di contropartita, possiamo usufruire di:
1. in apertura: controllo della dotazione iniziale,
2. in chiusura: controllo della consistenza finale,
3. conta dei biglietti cambiati direttamente al tavolo dai giocatori in cassa centrale o altro sito dedicato,
4. annotazione sul bordereau del tavolo di aggiunte eventuali accompagnate da documentazione cartacea a due firme,
5. risultato (attivo o passivo) del tavolo,
6. conteggio delle mance con relativo bordereau,
7. archiviazione dei documenti: aggiunte cambi al tavolo, ecc.,
8. archiviazione della nota eventuale da parte del capo tavolo.

Nei giochi di circolo, rileva la durata e la qualità della partita. Per questo ritengo importante che lo changeur compili un buono di cambio dove registra quanto uscito (contanti, placche e gettoni) e quanto richiesto alla cassa di sala (placche e/o gettoni), regolarmente a due firme per il controllo. Ciò concorre a  determinare la qualità e l’intensità della partita. E gli elementi indispensabili sono la cagnotte e le mance, somme che vengono rilevate su bordereau sempre a doppia firma, condente e concessionario o chi li rappresenta, il controllo regionale o comunale e il commissario in servizio.

Il controllo sulla regolarità del gioco nei giochi di contropartita, si effettua:
1. - confrontando le mance con gli introiti,
2. - confrontando gli introiti con i biglietti cambiati al tavolo (1).
3. - confrontando la composizione in gettoni al momento della chiusura e quelli risultanti dal bordereau delle mance, se del caso, verificando l’eventuale nota del capo tavolo inerente la qualità della partita (intensità, cambio minimo di gioco, ecc.).

Due sono le osservazioni possibili e interessanti più di altre al termine della presente esposizione, la prima relativa al contante cambiato direttamente al tavolo e, al riguardo,  legate al limite che l’uso  ne impone; la seconda proponeva l’alternativa di conteggiare le mance non tavolo per tavolo ma per gioco, ovvero per i totali.

Alla seconda osservazione ho dimostrato che non è la stessa cosa e che le le medie potrebbero risultate come la storiella del pollo e due commensali, uno lo mangia per intero e l’altro guarda ma, statisticamente operando risulta che me hanno mangiato un mezzo a testa. Ciò per il concedente, ma l’utilità pratica la si trova anche per il gestore che in tema di produttività e redditività, vale a dire la vicinanza con un gioco piuttosto che con un altro e la considerazione del ricavo lordo, cioè mance comprese, relativamente alla seconda problematica.

Concludendo posso credere di aver evidenziato, ancorché brevemente, l'utilità di un procedimento da poter seguire e che, opportunamente integrato per la parete di interesse esclusivamente gestionale, si presenta di grande rilevanza per chi deve monitorare i propri investimenti.

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