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Bacino di utenza ma anche nuova clientela, doppio must per i casinò

25 novembre 2023 - 01:06

I casinò devono puntare sul loro naturale bacino di utenza ma cercare anche di attrarre nuova clientela.

Scritto da Mauro Natta
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Cosa vuol dire casinò oggi?” per una ridefinizione dell’indirizzo  economico e ancora “Ci vogliono idee, trovare un modello” e   qui mi fermo al momento, a mio avviso basta ed avanza per trarre delle osservazioni la validità delle quali mi pare certa.

Per indirizzo economico cosa si intende? Si potrebbe pensare che sia da cerare nel decreto istitutivo del 1946: Decreto in data 4 aprile 1946 del Presidente della Giunta VdA, in particolare dalla relazione introduttiva.

“veduta la deliberazione n.13, in data 7 febbraio 1946, con la quale il Consiglio della Valle ha espresso parere favorevole in merito alla istituzione di una casa da gioco in St. Vincent, ritenuto la convenienza per gli indubbi vantaggi economici e turistici che ne deriverebbero in favore della Valle d’Aosta, che necessita, particolarmente in questo momento, di particolari ed urgenti previdenze economiche;”

Art. 1. È istituita, per la durata di anni 20, nel Comune di Saint Vincent una casa da gioco, nella quale è permesso anche il gioco d’azzardo e il cui funzionamento è regolato dalle norme di legge relative alla disciplina delle case da gioco nonché dalle prescrizioni che saranno determinate con successivo decreto.
Art. 2. La concessione dell’esercizio della casa da gioco sarà fatta dal Consiglio della Valle d’Aosta d’intesa con il Comune di Saint Vincent. Gli utili netti annui di esercizio saranno ripartiti fra il concessionario, il Consiglio della Valle e il Comune di Saint Vincent in base a percentuale da determinarsi dal Consiglio della Valle d’Aosta.
Art. 3. Sulla vigilanza dell’esercizio e sulla disciplina della casa da gioco di Saint Vincent provvederà il Consiglio della Valle d’Aosta mediante appositi incaricati.
Art. 4. Il presente decreto, dopo la ratifica entra in vigore con effetto del giorno della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Oppure dal Regio decreto legge in data 22 dicembre 1927, n.2448.
Visto l’art.3, n. 2, della legge 31 gennaio 1926 n.100;
Ritenuta la necessità assoluta ed urgente di provvedere;
Sentito il Consiglio dei Ministri;
Sulla proposta del capo del Governo, Primo Ministro, Ministro Segretario di Stato per gli affari dell’interno;
Abbiamo decretato e decretiamo:

Art.1. È data facoltà al Ministro dell’interno di autorizzare, anche in deroga alle leggi vigenti, purché senza aggravio per il bilancio dello Stato, il comune di San Remo ad adottare tutti i provvedimenti necessari per poter addivenire all’assestamento del proprio bilancio e all’esecuzione delle opere pubbliche inderogabili.

L’articolo 19 del Decreto legge n.318 del 1 luglio 1986 convertito in Legge n.488/86, dal titolo: Entrate speciali a favore dei comuni di  Sanremo e Venezia, recita al comma 1: “Le entrate derivanti ai Comuni di Sanremo  e Venezia alle gestione di cui al Rdl 22 dicembre 1927, n.2448 convertito dalla L. 27 dicembre 1928 n.3125, nonché al Rdl 16 luglio 1936, n. 1404 convertito dalla L. 14 gennaio 1937 n. 62, sono considerate, fin dalla loro istituzione, entrate di natura pubblicistica da classificarsi nel bilancio al titolo I, entrate tributarie. Non si dà luogo al rimborso delle imposte dirette già pagate”.

Le entrate derivanti dalla casa da gioco, infatti le troviamo nel bilancio della Regione al titolo primo delle entrate, appunto entrate tributarie.

Quale accezione cercare in “bisogna trovare un modello”? Si può, da parte mia, tranquillamente affermare che un modello da imitare non esiste. Invece troviamo che la casa da gioco deve considerare la possibilità economica del bacino di utenza naturale senza disdegnare una adeguata offerta di servizi alla clientela che non fa parte delle prima ma che frequenta i casinò anche occasionalmente.

Se non si ammette quanto sopra non possiamo andare oltre. Il criterio di adeguare l’offerta alla domanda non avrebbe senso nell’applicare una politica produttiva snella tramite il ricorso alla multifunzionalità che, se da una parte consente un risparmio sul costo del personale, dall’altra potrebbe permettere di investire quel risparmio nel miglioramento dei servizi alla clientela. Ma, senza dubbio alcuno, unitamente alla indispensabile diversificazione dell’offerta e non solo di gioco ma anche di intrattenimenti e/o manifestazioni. 

Pur sommessamente, non posso esimermi dall’aggiungere la rilevanza degli investimenti che non dovrebbero essere correlati ad un modello ma orientati alla produzione e al controllo della stessa sulla scorta del rendimento effettivo, quindi alla tipologia di clientela. 

Ecco il vero accostamento del processo produttivo tra multifunzionalità,  adeguamento dell’offerta alla domanda e altro ancora, il tutto mirato al rendimento dell’investimento che si realizza nel solo ed unico risultato atteso, quindi il ritorno.

Quello che stupisce maggiormente e che inevitabilmente colpisce è che ci vuole un nuovo management. E, ancora di più: l’importanza, secondo l’orientamento della politica (di certo della maggioranza) è che la Regione abbia la possibilità di un controllo.

A ben vedere, e per quanto ne penso e sono più che convinto, mi ha lasciato veramente sorpreso quello che ho letto sempre che non implichi un errore di trascrizione o di comprensione da parte del giornalista. L’ente pubblico concedente non può non avere la possibilità ma ha l’obbligo del controllo stante la natura giuridica delle entrate in discorso, un controllo che deve avvenire su regolarità del gioco e, logicamente, degli incassi.

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