Casinò Sanremo, l'apparente dilemma tra competenza e appartenenza
Il tema della competenza è sempre rilevante nei casinò italiani e quello di Sanremo si trova di fronte a vecchie e nuove sfide.
Scritto da Mauro Natta
Foto di Nick Karvounis su Unsplash
Mi permetto di pronunciare: siamo alle solite! Sia subito chiaro che la politica non è un argomento che si possa collegare a quanto precede perché in più di sessanta anni che mi vedo occupato in tema case da gioco, come dipendente per quaranta anni con gestioni in concessione a privati e pubbliche, mi ritrovo a leggere che il precedente ha sbagliato tutto o quasi.
I recenti articoli sul Casinò di Sanremo sono stati l’incentivo che mi ha spinto a riscrivere di un argomento di qualche mese orsono o giù di lì. La differenza tra competenza e appartenenza che spesso e, purtroppo, volentieri tendono a confondersi per motivazioni diverse ma tutte indirizzate nella medesima direzione: chi viene dopo è migliore; poi arriva anche il momento di darne dimostrazione.
Scrivevo: “Ma per quale motivo si può accennare alla competenza parlando solo del personale dipendente, dei giochi francesi e americani, della abilità degli impiegati in tutte le metodologie dei giochi da tavolo?” E ancora “La competenza consiste in ben altro e senza dubbio deve essere coniugata con quella del personale. Ma la primaria qualità la si deve cercare e possibilmente trovare nel management e di chi o coloro ai quali è affidata la scelta relativa alla politica produttiva.”
Per ciò che riguarda il personale addetto ai giochi si associa, alla competenza, la professionalità che il management è chiamato a valutare. Mi preme moltissimo chiarire che, alla tenera età di 83 anni compiuti, il mio intento era quello di aver cercato, in diverse occasioni, di esaminare i risultati dei proventi del Casinò di Sanremo, così come solitamente procedo per le altre case da gioco italiane autorizzate.
Quindi, se mi sono permesso di analizzare i punti di forza e di debolezza non ho agito per criticare ma per suggerire aiutato dalla conoscenza che la ricerca in internet e sulla rivista dove gentilmente trovo ospitalità mi ha concesso di reperire negli anni.
L’opinione che mi sono fatto sulla qualità della produzione, sull’offerta di gioco e su qualche iniziativa volta alla diversificazione già in atto, sulle quota di mercato e sull’incidenza dei proventi slot sul totale, può non essere gradita o non la si ritiene utile per uno studio mirato ad un futuro della Casa da gioco. A mio avviso ho raggiunto un solo risultato: quello di essere per un momento ritornato ai tempi nei quali avevo impegni nel sindacato.
C’è una sola certezza, bene inteso per mio conto, e ritorno all’inizio quando accennavo alla priorità indispensabile: che la qualità della competenza la si deve cercare nel management e in chi o coloro ai quali è affidata la politica produttiva. Sicuramente non si deve omettere la provata esperienza.
Desidero chiudere con una considerazione con la quale terminavo quasi sempre i miei interventi (sto parlando del periodo della mia dirigenza nel sindacato) e che avevo copiato da mio nonno materno: il porto lo fanno i marinai ma ricordatevi degli ufficiali!