Nel mio precedente articolo sullo stesso argomento avevo esposto la mia idea sulla tassazione delle mance agli impiegati tecnici delle case da gioco ascrivendole, dopo adeguata ammissione tra le partite Iva, tra i redditi di lavoro autonomo.
Nella ricerca di ulteriori notizie sul tema e similari ho trovato una possibile e per me credibile soluzione. Già nei disegni e progetti di legge che nel 1992 che sono stati presentati al Senato e alla Camera dei Deputati si poteva leggere la proposta di istituire l’Albo dei gestori e quello dei croupier; il tutto correlato da elementi esplicativi che non mi pare il caso di richiamare in quanto l’iscrizione ad un albo professionale dovrebbe superare eventuali difficoltà e/o perplessità ad ammettere la ventilata forma di tassazione.
Il pagamento della prestazione avviene dal datore dell’incarico a seguito di regolare contratto, l’importo delle mance non deriva dal gestore e la definizione della mancia che troviamo nelle varie sentenze pare pacificamente confortare l’ipotesi di tassazione in discorso.
Così operando, al gestore, non importa se pubblico o privato, non spetterebbe nessun obbligo, credo, nei riguardi della contribuzione Inps e della trattenuta relativa per quanto all’arricchimento del libero professionista salvo normativa vigente in merito.
Quali i vantaggi per le gestioni derivando il prestatore d’opera da una categoria che, per essere iscritta all’albo, dovrà sostenere degli esami di idoneità?
Anticipo l'eventuale discussione sul tema specificando l’attuale situazione fiscale: il lavoratore paga l’Irpef sulla retribuzione (al 100 percento) e sulle mance al 75 percento del loro ammontare percepito nell’anno, come da art. 3, lett. i, del Dm n. 314 del 1997. E, tramite il datore di lavoro, le ritenute pensionistiche all’Inps.
Il datore di lavoro provvede alla retribuzione effettuando le trattenute a carico del dipendente e versando all’Inps anche quanto a proprio carico.
L’appartenenza all’Albo dei croupier fornisce al gestore la garanzia della professionalità del soggetto; detta qualità è la maggiore garanzia del servizio alla clientela e ne costituisce una rilevante componente mirata alla fidelizzazione.
C’è chi ha pensato di eliminare le mance; è inutile proporre l’esempio che al cliente resterebbe qualcosa in più da giocare. È un gravissimo errore perché ben poco cambierebbe nella resa effettiva dei risultati dei giochi da tavolo e la frequentazione dei giochi elettronici diventerebbe il naturale sbocco conseguenza dello scarso e disinteressato comportamento.
Non possiamo, invece, omettere che le mance rappresentano, per il gestore, un parziale ristoro del costo del personale; tale rimarrebbe, ma ridimensionato, nel caso di incremento dei giochi elettronici a scapito di quelli da tavolo.
Probabilmente il problema che si presenta è molto complesso e presenta la necessità di essere sviscerato in ogni suo aspetto e non solo quello fiscale con quanto narrato e da integrare.
Ma una sola certezza mi sento di ascrivere a una soluzione rispondente all'esposizione di un poco esperto se non per aver curato la questione fiscale insieme ad altri rappresentanti dei lavoratori molti anni orsono: la diminuzione dei costi di gestione, di qualunque tipologia si tratti, può incrementare le entrate tributarie a favore degli Enti pubblici titolari della autorizzazione alla casa da gioco.
Che di entrate dalla natura giuridica indicata non esiste alcun dubbio, ora si tratta di ponderare l’utilità pratica dell’idea che ho cercato di esporre. Che la soluzione sia quella di procurare le entrate citate ritengo non c’è da temere.
Rimango a disposizione per ogni eventuale chiarimento sicuro che la collaborazione tra gli Enti citati e gli esperti saranno in grado di trovare una equa soluzione.