Un articolato sistema di frode che prevedeva il mascheramento della provenienza illecita degli introiti dell’evasione fiscale anche attraverso l’acquisto di oltre 17 milioni di euro in fiches utilizzate presso i casinò di Venezia, Campione d’Italia, Sanremo e Saint Vincent.
A svelarlo il Gruppo della Guardia di finanza di Brescia, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Brescia, che nella notte fra il 1° e il 2 dicembre ha eseguito un’ordinanza applicativa di misura cautelare per mezzo della quale sono stati disposti arresti domiciliari nei confronti di quattro soggetti, tra cui un giudice tributario ed un consulente fiscale, per episodi di corruzione in atti giudiziari connessi ad un'evasione fiscale per oltre 90 milioni di euro.
Contestualmente sono state eseguite 34 perquisizioni locali presso le aziende coinvolte, che hanno interessato, oltre alla provincia di Brescia, anche quelle di Milano, Bergamo, Cremona, Novara, Modena e Bologna.
Tutto, secondo quanto si legge in una nota diramata dalla Finanza, “è nato da un controllo fiscale svolto dalle Fiamme Gialle nel mese di agosto 2019 nei confronti di una ditta bresciana, evasore totale per le annualità dal 2013 al 2019, che risultava aver emesso false fatture per circa 12 milioni di euro nei confronti di numerose imprese del nord Italia.
Nel mese di giugno 2020, i militari hanno perquisito un padiglione industriale di una delle società coinvolte, sequestrando complessivamente oltre 779 mila euro in contanti, nascosti tra le travi del tetto, in un muletto e in un tagliaerba.
In tale contesto, l’imprenditore è stato arrestato in flagranza di reato per istigazione alla corruzione in quanto, durante le ricerche, al momento del rinvenimento di parte del denaro, ha offerto ai finanzieri tutti i contanti rinvenuti a quel momento, circa 70.000 euro, per interrompere le ricerche. La prosecuzione della perquisizione ha consentito di sequestrare gli ulteriori 709.000 euro.
Nel mese di novembre 2020, lo stesso soggetto è stato condannato a due anni e due mesi di reclusione per il reato di istigazione alla corruzione, mentre i 779.025,00 euro sono stati confiscati”.
Le successive indagini, si legge ancora nella nota, “hanno condotto ad un consulente tributario operante a Milano di cui i correi si sono avvalsi per ideare e attuare la frode. Il Pubblico ministero bresciano, pertanto, ha disposto la perquisizione di tutti i luoghi nella disponibilità del consulente. Tra questi un ufficio locato ad una società amministrata da un magistrato tributario della Commissione tributaria regionale Lombardia”, che dalle indagini svolte è risultato
2utilizzato anche dal consulente fiscale. Attraverso la perquisizione del locale, le Fiamme gialle hanno scoperto e sequestrato gran parte delle false fatture emesse dalle imprese bresciane, nonché documentazione relativa ad una causa tributaria conclusasi nel marzo 2019 con una sentenza favorevole ad una società riconducibile agli indagati bresciani, per un valore di 255.000 euro di imposte non versate. Nel processo tributario in questione, il consulente aveva il ruolo di difensore del contribuente, ed il magistrato quello di giudice relatore”.
Le conseguenti indagini finanziarie hanno consentito di individuare numerosi trasferimenti di denaro dalla società favorita nella causa, al consulente fiscale, successivamente veicolate in favore di società rappresentate dal giudice tributario. L’indagine, nel suo complesso, ha condotto alla denuncia di 90 persone all’Autorità giudiziaria, coinvolte a vario titolo nei reati di corruzione in atti giudiziari, autoriciclaggio, oltre a diversi reati fiscali, tra cui quello dichiarazione fraudolenta ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.