Tante volte mi sono ritrovato a citare mio nonno materno, ora vi dico di più. Nato nel 1874 a 14 anni già navigava imbarcato come mozzo e il 1° luglio del 1935 andò in pensione. All’inizio del molo lungo di Imperia Porto Maurizio c’è la sua statua e, al Museo navale, il suo baule degli attrezzi. Non vado oltre perché sarebbe necessario scrivere troppo e non mi pare né il luogo né l’occasione adatta.
Il sottoscritto, invece, sarà forse ricordato per poco tempo e per due fissazioni, una vecchia il controllo del gioco e degli incassi, l’altra più recente la rilevanza dei servizi alla clientela.
Non si può negare che se l’immobile dove è situata la casa da gioco può essere interessante dal punto di vista artistico, ad esempio Ca’ Vendramin a Venezia e il casinò di Sanremo, può rappresentare un motivo di attrazione per il turista ma al giocatore interessa meno.
Non vorrei sembrare noioso ma userei del tempo per trovare chi, come la sala Diamond di San Marino, è vicino e conoscere come registra, in otto mesi, 22.289 presenze delle quali 3.146 nuove in agosto, un incremento non indifferente (15,09 percento) dei proventi. Un invito a meditare, forse, non è da sottovalutare! Questo scrivevo ieri ed è proprio la vera ed indiscutibile dimostrazione di quanto precede relativamente al servizio alla clientela.
Anche a costo di ripetermi non posso omettere che la professionalità dell’impiegato di gioco è il primo servizio che il cliente, specialmente se importante, considera primariamente. Un motivo in più dopo il divieto di pubblicità in quanto il “porta a porta” ovvero il passaparola ha assunto un rilievo non indifferente.
Mi sono ritrovato spesso a scrivere di adeguamento dell’offerta alla domanda e, allo stesso tempo, della necessità di diversificare l’offerta, in questa occasione, di gioco.
E allora per quale motivo non si percorre una strada che molte grandi aziende usano? Un'indagine di mercato. Certamente dovrebbe avere una forma più consona all’argomento, un doppio interesse sia per l’oggetto della domanda sia per la gratificazione sorteggiata tra i “concorrenti”.
Una domanda mi rivolgo ogni tanto, i tempi sono cambiati, la disponibilità economica non è più la stessa di prima, alcuni giochi, in specie quelli tradizionali, hanno perso l’essere attrattivi per motivi che comporterebbero tempo per essere considerati.
Il costo della produzione, e tra questi quello per il personale di gioco, ha già iniziato a preoccupare le gestioni pubbliche e. forse, quelle private.
Un consiglio di molti che condivido appieno è il ricorso alla multifunzionalità; non si tratta di una novità assoluta perché utilizzata nei supermercati nelle banche. Sicuramente è un processo di cambiamento abbastanza lungo e complesso anche dal punto di vista contrattuale, trattandosi di case da gioco.
Lungo in quanto un impiegato dovrebbe arrivare a conoscere professionalmente parlando tutti o quasi i giochi, la difficoltà accennata in precedenza si incontra ma è risolvibile come è già avvenuto in Italia in un casinò. È logico che necessiti di tempo e lo è altrettanto che, in definitiva, si raggiungono due scopi di non poco momento: adeguare l’offerta alla domanda in tempo reale e una piccola, ma pur sempre interessante, riduzione del costo del personale.
Molte volte ho scritto, letto e discusso di investimenti, del loro ritorno e dell’importanza della metodologia di controllo dei ricavi ai quali l’investimento fa riferimento.
Non è la prima volta e, molto probabilmente neppure l’ultima, ma desidero ritornare sulla multifunzionalità perché l’adottarla quale arricchimento professionale incentivato genera, o meglio può generare, il nascere di un investimento dal sicuro ritorno e che non comporta un costo.