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Privatizzazione casinò, un'ipotesi valutata anche a Campione d'Italia

26 aprile 2024 - 09:25

I casinò e le loro proprietà stanno rivalutando l'ipotesi della privatizzazione della gestione, che era stata presa in considerazione anche a Campione d'Italia.

Scritto da Anna Maria Rengo
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Nel mondo dei casinò nazionali è in corso un grande dibattito sul tema della privatizzazione della gestione, anche in attesa delle scelte che saranno realizzate in Valle d’Aosta a seguito dello studio realizzato, su incarico della Regione, da Ernst&Young e ormai ultimato. Studio che, anche se  non ancora reso noto, pare indicare proprio nella privatizzazione il percorso strategico futuro.
Su questo tema Gioconews.it ha già intervistato l'ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, che ha ricordato le vicende lagunari sul tema. 

Se ci spostiamo a Campione d’Italia, anche qui la potenziale privatizzazione del casinò è stata oggetto di forti confronti tra i fautori di una potenziale privatizzazione e i molti contrari, tra i quali annoverare sicuramente l’attuale sindaco Roberto Canesi.
Questo tema era stato particolarmente dibattuto a seguito della elaborazione, nel 2019, della relazione del commissario straordinario Maurizio Bruschi, nominato dall'allora ministro degli Interni Matteo Salvini.

In questa relazione, per la ripartenza del casinò, come ipotesi non richiesta, si considerava tra le più preferibili quella della privatizzazione dove “ lo Stato non dovrebbe investire nulla” e si sottolineava come fosse un passo necessario  “il fallimento in proprio della società”. 
E infatti l’imprenditore Ernesto Preatoni, già nell’agosto del 2019 si era recato in visita al Casinò di Campione di Italia, mentre furono almeno quattro complessivamente le manifestazioni di interesse.

L’analisi Bruschi ha, come caposaldo, le valutazioni che stroncano la gestione della società in una due diligence realizzata nel secondo semestre del 2017. La relazione Bruschi cita infatti la “cattiva gestione complessiva della società, come è facile dedurre dal documento di due diligence commissionato dalla società per azioni nei mesi precedenti alla dichiarazione di fallimento. Infatti, questo documento assume rilevanza centrale anche sulla promozione del procedimento di fallimento.

Rapporto che può aver condizionato negativamente le valutazioni di Bruschi perchè, solo qualche anno dopo, il sindaco Canesi ha espresso valutazioni diametralmente opposte, sottolineando “  le buonissime performances del Casinò - in termini di accesso da parte dell'utenza e di incassi “.
Si fa riferimento ai record di ingressi (in piena crisi di settore) sopra i 710.000 accessi nel 2014/15/16 e, con riferimento agli incassi, al seguente passaggio del documento: "Negli ultimi anni si sottolinea la capacità del Casinò a dimostrare una sostanziale tenuta, registrando ricavi di gioco stabilmente intorno o superiori a 90 milioni di euro."

 La relazione Bruschi considera quasi  impossibile il risanamento della società (condizionato dalla “due diligence” sopracitata?). E infatti afferma che quanto al risanamento dell'attuale società, attraverso “la preparazione e la presentazione di un nuovo piano di risanamento”, la fattibilità del piano “parte dal presupposto che una posta significativa dell'ipotesi di riequilibrio è costituita dall'apporto di capitale fresco per rilevante entità (stimato in almeno 50 milioni di euro) e la cosa pare costituire elemento di fragilità dell'ipotesi, giacchè parrebbe allo scrivente escludibile che per tale parte il ripianamento possa avere luogo con l'erogazione di risorse pubbliche sotto forma di aumento di capitale della Casinò Campione Spa”.

Sappiamo poi come si è svolta la vicenda. La società ha potuto riaprire senza l’apporto dei 50 milioni di euro citati dalla relazione Bruschi. E oggi, con performance economiche allineate a quelle della società pre-dissesto, ha avviato il rimborso del debito.
Estremamente interessanti sono poi i dati espressi dalla relazione Bruschi che, puntualmente e al centesimo, indica i flussi che dal Casinò sono pervenuti al Comune nei vari anni.

Molto rilevante l’andamento  del periodo precedente alla sentenza di fallimento poi revocata:
2016: totale 30.545.652,17 CHF
2017 totale: 24.417.327,62 CHF
2018 totale: 11.353.671,80 CHF (sino a chiusura, dove comunque venne riscontrata nella cassa del Casinò la presenza di circa 9 milioni di euro)
Dati annuali certamente in forte flessione,  ma comunque considerevoli se rapportati ai circa 90 milioni di euro di fatturato di gioco.

E, in effetti, proprio con la riapertura della società che aveva contabilizzato questi risultati il Casinò di Campione di Italia è poi ripartito, senza ricorrere a una privatizzazione, per la quale, nella proposta Bruschi, era già stata elaborata una bozza di legge da sottoporre alla valutazione delle istituzioni.
 

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