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Processo Geenna, Cassazione: 'Ndrangheta in Valle d'Aosta dimostrata da indagini'

04 luglio 2023 - 12:26

Secondo i giudici del rito abbreviato, non c'è un contrasto tra la pronuncia della V sezione penale della Cassazione che ha annullato le condanne e quella della II sezione che le ha confermate.

Scritto da Redazione
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Nuova puntata per il processo Geenna, relativo all'esistenza di una “locale” di 'ndrangheta in Valle d'Aosta, che ha visto coinvolto anche un ex dipendente del Casinò di Saint Vincent.

I giudici torinesi di secondo grado il 19 luglio 2021 avevano assolto “perché il fatto non sussiste” l'ex consigliere regionale Marco Sorbara dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa (in primo grado il tribunale di Aosta lo aveva condannato a dieci anni) e condannato gli altri quattro imputati, infliggendo: dieci anni di reclusione al ristoratore aostano Antonio Raso, otto anni ciascuno all'ex consigliere comunale di Aosta Nicola Prettico e all'ex dipendente del Casinò di Saint-Vincent Alessandro Giachino, tutti accusati di associazione mafiosa, sette anni all’ex assessora comunale di Saint-Pierre Monica Carcea (accusata di concorso esterno in associazione mafiosa).

Nel gennaio 2023 la quinta sezione penale della Corte di Cassazione aveva annullato le condanne nei confronti di Raso, Carcea, Prettico e Giachino, disponendo il rinvio a diversa sezione della Corte d'Appello di Torino, che poi alla fine di marzo ha disposto "l'immediata scarcerazione" dei quattro imputati di cui sopra, mentre la seconda sezione penale della Cassazione ad aprile aveva confermato per nove degli 11 imputati la sentenza d'appello con rito abbreviato.

Ora stono state rese le motivazioni della Suprema Corte, diffuse dall'Ansa: “"In questo processo, svoltosi nel merito nelle forme del giudizio a prova contratta, le acquisizioni probatorie, non sgorgate dal contradditorio dibattimentale per la prova e sulla prova in formazione, emergenti in via diretta ed immediata dagli atti contenuti nel fascicolo delle indagini preliminari, hanno consentito di accertare" che ad Aosta "era operativa, negli anni in contestazione, una organizzazione mafiosa del crimine che affonda le sue radici nella 'ndrangheta calabrese, ubicata nei settori jonici reggini".

Secondo i giudici della seconda sezione penale "l'esito divergente della originariamente unitaria regiudicanda è del tutto fisiologico e non apre la stura ad un potenziale contrasto tra giudicati, dipendendo dalla variabile processuale del differente rito scelto dagli imputati". 
   

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