Valle d'Aosta, Lefebvre querela per calunnia il Casinò di St. Vincent
09 settembre 2023 - 09:24
L'uomo d'affari Manfredi Lefebvre D'Ovidio querela il Casinò di St. Vincent, accusandolo di calunnia.
Scritto da Redazione
Foto di Tingey Injury Law Firm su Unsplash
La decennale querelle legale tra il Casinò di Saint Vincent e i suoi vecchi gestori si arricchisce di una ulteriore puntata. L'uomo d'affari Manfredi Lefebvre D'Ovidio ha infatti querelato per calunnia la Casa da gioco, accusandola di avere leso la sua immagine, riferisce il giornalista Enrico Martinet nel suo articolo di oggi 9 settembre su "La Stampa", attraverso denuce penale per truffa e appropriazione indebita che sono poi state archiviate o respinte.
Si tratta di fatti avvenuti quando era amministratore unico del Casinò Luca Frigerio: fu lui infatti, si legge ancora, a fare le denunce.
L'atto di citazione, firmato dall'avvocato Antonio Rappazzo, evidenzia infatti che secondo Frigerio/Casinò, Manfredi Lefebvre D'Ovidio sarebbe stato a capo di una associazione a delinquere "per avere posto sistematicamente in essere comportamenti tesi a perpetrare una pluralità di reati in violazione nonché in frode alle leggi tributarie".
L'esposto su cui si base la querela è del 2012 e si riferisce all'acquisto del Billia da parte del Casinò (nel 2006) come ramo d'azienda assieme ad altri beni "extra aziendali". Il Casinò si era accordato con l'Agenzia delle entrate affinché essi fossero considerati nel ramo d'azienda, e per questo ci doveva essere una restituzione dell'Iva per un milione e 160mila euro, che il Casinò aveva già dato al venditore Grand hotel Billia, diventata società Veio. La Casa da gioco aveva chiesto i soldi alla Veio e, non ottenendoli, si era rivolta al tribunale che aveva fatto un'ingiunzione di pagamento. La Veio aveva però resistito e il procedimento era stato sospeso poiché la società aveva un contenzioso con l'ìAde di Roma. A tale proposito, Frigerio sottolineava che "La Veio fa parte di un gruppo di società tutte collegate alla stessa proprietà" che "con tempistiche a dic poco singolari acquistano beni, se ne disfano in tempi rapidi, cambiano frequentemente ragione sociale e vengono chiuse".
Ma l'avvocato Rappazzo sottolinea che "per il Gip, non solo non appare configurabile alcuna appropriazione indebita, ma non ha alcun rilievo la circostanza che la Veio non abbia versato la somma ricevuta a titolo di Iva, avendola compensata con Iva a credito: si tratta di una modalità di pagamento del tutto lecita".
Il nuovo appuntamento in tribunale è per il 9 aprile 2024, mentre l'Au del Casinò, Rodolfo Buat, commenta a La Stampa che si tratta di un'"altra tappa in una vicenda complessa, abbiamo affidato la questione ai nostri avvocati".