Casinò: diversificazione sì, ma non basta
La diversificazione dell'offerta è una componente del rilancio dei casinò, ma servono anche altri basi di tipo normativo.
Non mi pare una assoluta novità la convinzione che l’offerta dei casinò italiani debba ricorrere urgentemente a una seria diversificazione. Mi sono inoltrato più volte nell’argomento e con pochi riscontri; ma non me ne rammarico.
Sicuramente non è la prima volta che una strada simile viene intrapresa; se poniamo mente al 25 agosto del 1999 possiamo ricordare l’apertura del Casinò di Ca’ Noghera. La meravigliosa visione del futuro delle case da gioco in Italia consentì a Gianni Corradini di portare al primo posto per quanto ad introiti e presenze Venezia. Ed ancor prima con l’introduzione dei giochi americani a Saint Vincent 1981.
Certamente l’aver compreso che l’azzardo non era solo e semplicemente la voglia di gioco ma anche di divertimento permise una saggia trasformazione dell’offerta quasi ad anticipare la corretta esigenza di adeguare l’offerta alla domanda.
La crisi o il minor interesse per i giochi tradizionali, molto probabilmente, ha permesso la continuità, per quanto possibile, della clientela d’élite a Ca’ Vendramin e l’incremento dei proventi; Ca’ Noghera è nata per soddisfare specifiche richieste prima che queste trovassero accoglimento oltre confine.
GLI ESEMPI D'ANNATA - È necessario andare indietro di qualche anno per trovare che la diversificazione non è una assoluta novità. Parlo di Saint Vincent dove si svolgeva la premiazione delle Grolle d’oro, il festival della canzone estiva, gli incontri gastronomici, le sfilate di moda ed altro ancora.
I tempi sono cambiati, le possibilità economiche da riversare nel superfluo sono drasticamente diminuite, la probabilità di aprire alcuni tavoli di chemin de fer è sempre più rarefatta (meno male che c’è il punto banco), il rischio di impresa si presenta con maggiore insistenza, la concorrenza del gioco online si fa sentire e quella del gioco di Stato non è da meno.
Dobbiamo però dire – almeno così mi sembra corretto – che la crisi finanziaria iniziata nel 2007 è stata la causa regina di un continuo calo delle risorse che le case da gioco introitano.
LE BASI DELLA RIPRESA - Una sola certezza mi sento di manifestare e cioè che non è la diversificazione l’inizio della ripresa del settore; è necessario, in primis, porre le basi normative, economiche e contrattuali per definire la tipologia gestionale e la problematica costi e ricavi.
Mi sembra logico pensare che senza una solida base è difficilissimo ricorrere ad una seria programmazione, più che altro durevole.