Pellicani: 'Casinò, un contratto nazionale per stabilizzare il settore'
Il deputato e consigliere comunale veneziano del Pd, Nicola Pellicani, analizza l'attuale modello italiano dei Casinò e gli sviluppi futuri.
Per i casinò serve una sferzata di novità, normative o gestionali, che li faccia uscire da un'annosa situazione di crisi, di incassi e/o di bilanci. Ma è sulla “ricetta” da seguire che ancora ferve il dibattito, portato avanti su due distinti ma interconnessi livelli: quello locale e quello centrale. È nella duplice veste di neo deputato e di consigliere comunale, a Venezia, nelle fila del Pd, che Nicola Pellicani analizza gli scenari, cominciando da quella riforma del gioco pubblico, che prevedeva anche un riordino della disciplina normativa dei casinò, portata avanti nella passata legislatura dal governo Gentiloni e in particolare dal sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta.
Lei ritiene questo obiettivo condivisibile e ancora attuabile? Verso quali direzioni bisognerebbe muoversi?
“La riforma del gioco pubblico è da tempo un argomento all'ordine del giorno. Il sottosegretario Baretta aveva iniziato a lavorare sul tema con grande impegno, sapendo che il quadro era molto complicato. Il progetto di consorziare in Italia i quattro Casinò sotto un'unica regia con la supervisione del Governo presentava molti aspetti positivi, ma si è subito capito che sarebbe stato di difficile attuazione.
Il Governo avrebbe stabilito eventuali nuove aperture e un forte ridimensionamento delle sale slot su tutto il territorio nazionale. È evidente che sia necessario un maggior coordinamento tra le quattro Case da gioco, ma il progetto di un'unica regia è ancora forse prematuro, in quanto siamo di fronte a realtà molto diverse, oggi difficilmente integrabili.”
A Venezia non si è saputa prevedere la necessaria trasformazione in strutture multifunzionali garantendo ai clienti un'offerta adeguata, non limitata al gioco ma allargata a intrattenimento, a ristorazione di qualità, ad eventi e al benessere.
È tempo di rilanciare il progetto che prevede, nel Quadrante di Tessera vicino all'aeroporto, una nuova sede collegata ad un albergo di altà qualità e a un'area dedicata allo sport e al benessere.
Solo con un piano industriale di ampio respiro è pensabile rilanciare il Casinò in una città del rango di Venezia. Attualmente l'amministrazione si sta limitando a politiche di mantenimento puntando in terraferma su una sede a Ca' Noghera, ricavata provvisoriamente alla fine degli anni '90 da un'ex discoteca, del tutto inadeguata ad accogliere una Casa da gioco".
Il modello di casinò di proprietà e gestione pubblica è ancora attuale e funzionale?
Che cosa nel pensa delle tensioni sindacali al Casinò di Venezia e del fatto che non si sia giunti a un'intesa sul contratto aziendale? La proprietà ha fatto bene a intervenire così direttamente, avrebbe dovuto delegare di più la società di gestione oppure questo sarebbe stato ininfluente sulla vicenda contrattuale?
Rispetto a 20/30 anni fa le condizioni sono profondamente cambiate. È necessario razionalizzare le normative contrattuali, adeguandole maggiormente alle nuove esigenze del mercato, senza per questo mortificare le professionalità e i diritti dei lavoratori.
La lunga trattativa è stata gestita direttamente dall'amministrazione comunale, estromettendo i vertici della Casa da gioco, valuteremo con attenzione il risultato finale, sapendo però che ci sono state forti proteste da parte dei dipendenti, che a maggioranza hanno bocciato il contratto aziendale. Mi auguro comunque che con la ripresa del confronto si giunga ad una soluzione positiva nell'interesse del Casinò, ma soprattutto della Città”.