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Pellicani: 'Casinò, un contratto nazionale per stabilizzare il settore'

23 giugno 2018 - 09:09

Il deputato e consigliere comunale veneziano del Pd, Nicola Pellicani, analizza l'attuale modello italiano dei Casinò e gli sviluppi futuri.

Scritto da Anna Maria Rengo

Per i casinò serve una sferzata di novità, normative o gestionali, che li faccia uscire da un'annosa situazione di crisi, di incassi e/o di bilanci. Ma è sulla “ricetta” da seguire che ancora ferve il dibattito, portato avanti su due distinti ma interconnessi livelli: quello locale e quello centrale. È nella duplice veste di neo deputato e di consigliere comunale, a Venezia, nelle fila del Pd, che Nicola Pellicani analizza gli scenari, cominciando da quella riforma del gioco pubblico, che prevedeva anche un riordino della disciplina normativa dei casinò, portata avanti nella passata legislatura dal governo Gentiloni e in particolare dal sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta.

Lei ritiene questo obiettivo condivisibile e ancora attuabile? Verso quali direzioni bisognerebbe muoversi?

“La riforma del gioco pubblico è da tempo un argomento all'ordine del giorno. Il sottosegretario Baretta aveva iniziato a lavorare sul tema con grande impegno, sapendo che il quadro era molto complicato. Il progetto di consorziare in Italia i quattro Casinò sotto un'unica regia con la supervisione del Governo presentava molti aspetti positivi, ma si è subito capito che sarebbe stato di difficile attuazione.
Il Governo avrebbe stabilito eventuali nuove aperture e un forte ridimensionamento delle sale slot su tutto il territorio nazionale. È evidente che sia necessario un maggior coordinamento tra le quattro Case da gioco, ma il progetto di un'unica regia è ancora forse prematuro, in quanto siamo di fronte a realtà molto diverse, oggi difficilmente integrabili.”

Come mai negli ultimi anni i bilanci dei casinò italiani sono quasi (per quanto riguarda i consuntivi 2017, finora sono stati approvati da Sanremo e Venezia, e in entrambi i casi si sono chiusi in utile Ndr) tutti in perdita? È davvero giusto parlare di sprechi e/o mala gestione, oppure la proprietà ha chiesto più di quanto i casinò potessero dare?
 
“Mentre il trend del gioco in generale è in fortissima crescita, non solo in Italia, il modello dei Casinò tradizionali è in crisi da anni, soprattutto nel nostro Paese, anche a causa della sostanziale liberalizzazione del mercato delle slot. A ciò si sommano casi di cattiva gestione e di mancata programmazione delle politiche relative alle Case da gioco.
A Venezia non si è saputa prevedere la necessaria trasformazione in strutture multifunzionali garantendo ai clienti un'offerta adeguata, non limitata al gioco ma allargata a intrattenimento, a ristorazione di qualità, ad eventi e al benessere.
È tempo di rilanciare il progetto che prevede, nel Quadrante di Tessera vicino all'aeroporto, una nuova sede collegata ad un albergo di altà qualità e a un'area dedicata allo sport e al benessere.
Solo con un piano industriale di ampio respiro è pensabile rilanciare il Casinò in una città del rango di Venezia. Attualmente l'amministrazione si sta limitando a politiche di mantenimento puntando in terraferma su una sede a Ca' Noghera, ricavata provvisoriamente alla fine degli anni '90 da un'ex discoteca, del tutto inadeguata ad accogliere una Casa da gioco".

Il modello di casinò di proprietà e gestione pubblica è ancora attuale e funzionale?
 
“Oggi a Venezia non è all'ordine del giorno la privatizzazione del Casinò. In passato forse ci sarebbero state le condizioni, ma attualmente bisogna pensare al rilancio della gestione pubblica, con un piano industriale all'altezza”.
 
In un contesto di crisi generalizzata dei casinò, ma anche di riduzione delle slot negli esercizi pubblici, ha senso riproporre l'idea di aprire nuovi casinò?
 
“Credo che in questo momento sia prioritario consolidare e rilanciare le attività dei quattro Casinò attivi in Italia”.
 
Che cosa ne pensa dell'idea di arrivare a un contratto collettivo nazionale per i dipendenti dei quattro casinò?
 
“Anche alla luce delle difficoltà emerse per la chiusura del contratto per i lavoratori del Casinò di Venezia e ai contenziosi che ne sono derivati, credo che l'introduzione di un contratto collettivo nazionale, sarebbe un elemento di stabilizzazione e di garanzia per tutti i dipendenti del settore”.
 
Nei primi cinque del 2018 il Casinò di Venezia ha registrato incassi in crescita. Come valuta questo andamento?
 
“Il dato è certamente positivo, dobbiamo però essere consapevoli che l'andamento altalenante degli incassi è dovuto, come ho evidenziato in precedenza, alla mancanza di un piano industriale adeguato. Inoltre sono necessarie azioni di marketing più efficaci, che puntino a valorizzare un brand come quello di Venezia, differenziando le strategie per la sede storica di Ca' Vendramin e quella di Ca' Noghera, che come detto è obsoleta, e non è pensabile rilanciarla con una semplice operazione di restyling”.

Che cosa nel pensa delle tensioni sindacali al Casinò di Venezia e del fatto che non si sia giunti a un'intesa sul contratto aziendale? La proprietà ha fatto bene a intervenire così direttamente, avrebbe dovuto delegare di più la società di gestione oppure questo sarebbe stato ininfluente sulla vicenda contrattuale?
 
“Un nuovo contratto è assolutamente necessario affinché siano garantite la salvaguardia dei posti di lavoro e la messa in sicurezza del bilancio aziendale.
Rispetto a 20/30 anni fa le condizioni sono profondamente cambiate. È necessario razionalizzare le normative contrattuali, adeguandole maggiormente alle nuove esigenze del mercato, senza per questo mortificare le professionalità e i diritti dei lavoratori.
La lunga trattativa è stata gestita direttamente dall'amministrazione comunale, estromettendo i vertici della Casa da gioco, valuteremo con attenzione il risultato finale, sapendo però che ci sono state forti proteste da parte dei dipendenti, che a maggioranza hanno bocciato il contratto aziendale. Mi auguro comunque che con la ripresa del confronto si giunga ad una soluzione positiva nell'interesse del Casinò, ma soprattutto della Città”.
 

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