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Piccaluga: 'Nessuna mia responsabilità su progettazione'

09 dicembre 2020 - 11:05

L'ex sindaco di Campione d'Italia, Maria Paola Piccaluga, replica alle accuse dell'architetto Mario Botta sulla cubatura sproporzionata del Casinò.

Scritto da Anna Maria Rengo

"Quando l'architetto Mario Botta usa termini così pesanti, come 'rapaci', per parlare delle amministrazioni comunali campionesi, pretendo che dica nomi e cognomi. Io personalmente non ho avuto assolutamente rapporti con lui, sono arrivata nel 2007 quando questo edificio fuori scala per un territorio come Campione, così la nuova sede del Casinò, era stato terminato".

Con queste parole l'ex sindaco di Campione d'Italia, Maria Paola Mangili in Piccaluga, commenta le dichiarazioni dell'archistar ticinese Mario Botta, che a una rivista di Berna, Reportagen, ha puntato il dito (non per la prima volta, a dire il vero) contro le responsabilità che le varie amministrazioni comunali hanno avuto nell'aumentare la cubatura dell'edificio, la cui progettazione iniziò negli anni Novanta, fino a farne una struttura "fuori scala".

Nulla di nuovo, nelle accuse di Botta, non fosse che stavolta, alla rivista svizzera, l'architetto riconosce anche le proprie responsabilità. Ma secondo Piccaluga "è sconveniente e tardivo il modo in cui riconosce di avere sbagliato. Io gli ho sempre rimproverato personalmente che tra le sue opere, grandi e piccole, progettate in Italia, non ha mai citato il Casinò Campione. Lui era il progettista: se i sindaci volevano stravolgere il suo progetto, come tutti gli architetti normali, avrebbe potuto opporsi. Per quanto riguarda la mia amministrazione, non ha piantato un chiodo, e si è limitata a dover pagare 140 milioni di euro di debito. Certamente il Casinò ha deturpato il paesaggio, ma ricordo che oltre a esso, non ritenendo il progetto completato, Botta voleva realizzare un antiteatro nello spazio occupato dal piazzale Maestri campionesi, e io mi sono opposta".

Le dichiarazioni di Botta arrivano in giornate nelle quali un barlume di speranza si è acceso sul futuro della Casa da gioco, visto che la Cassazione ha confermato l'annullamento della sentenza di fallimento della sua società di gestione. "A Campione vivo con la mia famiglia - prosegue Piccaluga - e auspico per tutti che si trovi un accordo. Certo, rimandare tutto indietro al tribunale fallimentare di Como significa ricominciare da capo l'iter, e questo avviene a due anni e mezzo dalla chiusura, quando la popolazione è prostrata. Purtroppo - sottolinea Piccaluga - in questa vicenda si dimentica sempre quanto il paese sia stato generoso con gli enti di riferimento e con tutti i paesi italiani che si trovavano in difficoltà. I più giovani purtroppo non conoscono la storia di questo paese", conclude.

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