Dalla risposta dell’assessore alle partecipate, Luciano Caveri, in Consiglio Valle all'interpellanza del consigliere della Lega Stefano Aggravi colgo alcune parti che mi sembrano interessanti per chi conosce la particolare attività di una casa da gioco.
Inizio dalla fine anche perché il rimanente è un tutto da accadere: “Il venir meno dal 1° gennaio 2024 degli effetti sul costo del lavoro derivanti dalle riduzione degli stipendi e degli incrementi di produttività regolati dal verbale di accordo dell’11 febbraio 2019 approvato con referendum dai lavoratori”.
Da quanto sopra pare emergere la preoccupazione per il probabile incremento del costo del lavoro che non si copre assumendo dei giovani al posto degli anziani che vanno in pensione e, magari, incentivati perché la mancanza o la carenza, nei casi migliori, di professionalità ha sempre un costo.
Ed ancora: “Il capitale intellettuale della Società è costituito da personale operativo che nel breve periodo raggiungerà il diritto alla pensione ed è gravemente carente in funzioni di indirizzo, governo e controllo della Società; nei prossimi anni con grande sollecitudine andranno attivati idonei piani di assunzione e di formazione di nuovo personale”.
Ed ecco tornare la preoccupazione per chi va in pensione e da questo deriva l’ulteriore apprensione per la carenza futura della professionalità per svolgere efficacemente alcune funzioni essenziali quali controllo, indirizzo e governo della Società.
Ma come formare il personale occorrente? È questo l’interrogativo che preme maggiormente se si intende rimanere sul mercato. Per formare un impiegato di gioco occorre del tempo: roulette fair e americana, black jack, punto banco, poker, roulette francese e chemin de fer questa è la scala delle difficoltà e del tempo per apprendere le basi.
Per addetti a compiti più impegnati non solo il tempo è necessario ma indispensabile è la professionalità che si acquisisce attraverso l’esperienza: si domanda, mi pare, esiste chi può insegnarlo adeguatamente?
“L’intervento sulle esigenze esposte richiede la disponibilità di risorse finanziarie da indirizzare verso proficui investimenti che assicurino lo sviluppo dell’azienda oltre i limiti del Piano Concordatario. A tal fine sarà necessario individuare dei soggetti interessati ad investire nello sviluppo del complesso aziendale”.
Mi limito al settore gioco senza entrare nel campo alberghiero che, tra l’altro è poco o per nulla menzionato, mi pare, nel disciplinare. Del disciplinare, credo in vigore, ricordo l’art.4 “Affidamento di attività a terzi” che, al comma 1 recita: “Le attività di gioco devono essere esercitate direttamente da Casino s.p.a., che non può delegarle a terzi”.
C’è anche l’art.5 “Cambio assegni” che potrebbe interessare una gestione mista, nell’eventualità, di alcuni giochi che ne fossero oggetto sempre, in ogni caso, che rimangono, a norma del citato art.4, con la conduzione e direzione di Casino s.p.a..
A prescindere da questi appunti in campo giuridico e contrattuale il vero nocciolo della questione rimane in quale direzione ci si intende rivolgere anche con la compartecipazione di terzi investitori.
Attualmente in quale modo o meglio con quale metodologia si monitora il mercato, la tendenza la redditività netta e complessiva o, ancora, in quale misura la domanda viene soddisfatta dall’offerta dei prodotti e dei servizi?
Non va sottaciuta la rilevanza del controllo sulla regolarità del gioco e degli incassi che, se adeguatamente impostata, agevola non poco l’attività richiamata.
È il precedente uno dei primi interrogativi al quale si dovrà, a mio parere personale, dare una risposta all’offerta di collaborazione e, per farlo, occorre disporre di una serie di dati e di elementi raccolti da un mercato che si evolve di continuo,in specie per quanto alla domanda, seguendo contemporaneamente la diversificazione di prodotti e di altro dal potere attrattivo diverso dal gioco.
Forse una revisione e, ancor di più, una integrazione dell’art.11 del disciplinare possono contribuire a realizzare quanto immediatamente precede. Se qualcuno si chiedesse il motivo per cui ho tralasciato il rimanente della risposta dell’assessore è solo perché non mi potevo attendere nulla di diverso stante la situazione dovuta al Piano Concordatario.