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Casinò e quantum, anche Venezia alla prova bilancio

26 gennaio 2019 - 06:40

La sentenza della Corte dei Conti sul Casinò di Venezia riporta d'attualità il tema dei bilanci e del quantum da corrispondere alla proprietà.

Scritto da Anna Maria Rengo

Tema quanto mai attuale, quello dei bilanci dei casinò, non solo per le recenti vicende di Campione d'Italia e di Saint Vincent, ma anche per la sentenza della Corte dei Conti di Venezia che impone alla Casa da gioco lagunare di versare al Comune un debito di 28 milioni di euro maturato a cavallo del 2012 e 2013, anni del crollo di fatturato di Venezia che era passato dai 169 milioni di euro del 2009 ai 96 del 2014.

I bilanci dei casinò in Italia rappresentano un unicum, visto che il quantum da riconoscere alla proprietà può essere totalmente svincolato dall'effettiva capacità reddituale della società di gestione.
 
Per esempio, negli anni 2008 e 2009 il bilancio del Casinò di Venezia era in passivo di 20 milioni di euro perché il quantum stabilito dal Comune era superiore ai 100 milioni di euro e la società di gestione era in grado di produrre flussi di cassa vicini agli 80 milioni di euro.
 
Si trattava dell'azienda più profittevole in Italia nel segmento dei casinò, con 200 milioni di euro di fatturato.
 
Tornando alla norma di legge, una società che ha un conto economico positivo paga allo Stato una percentuale del suo margine lordo e non potrà così contabilizzare alcuna perdita.
 
Le uniche società in italia che derogano da questa norma sono i casinò che pagano la propria “tassa” sulla base di un accordo con la proprietà. Questo non valeva per il Casinò Campione d'Italia che aveva, sino al 2014, un quantum abnorme definito non da una convenzione ma da una legge ordinaria, quindi non derogabile dagli amministratori, che infatti erano ricorsi alla Corte dei Conti per trovare una soluzione.
 
Tuttavia, una volta fatta la convenzione tra Casinò e Comune, all'inizio del 2015, con il crollo dell'euro sul franco svizzero, sino alla parità, il quantum in franchi diventò nuovamente abnorme, nonostante sette anni di tenuta nel fatturato. In questa situazione difficilissima da comprendere può quindi succedere che fallisca un casinò quello di Campione, che a fine del 2016 aveva ancora un Ebitda positivo di 20 milioni di euro.
 
Come noto, il Comune di Venezia e in primis l'assessore al Bilancio e Partecipate Michele Zuin, stanno valutando le azioni da intraprendere. A tale proposito, si potrebbe realmente valorizzare il fatto che nel momento dell'indebitamento del Casinò di Venezia, l'azienda era fondamentalmente sana perché con Ebitda positivo e ha solamente fatto prevalere l'obiettivo della continuità aziendale in considerazione della sua capacità di produrre profitti se comparata a qualsiasi azienda italiana, e assolutamente non in perdita secca, l'unica situazione che giustifica la chiusura di un'azienda, che accumulerebbe perdite per il solo fatto di essere operativa.

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