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Casinò e turismo, il momento della riflessione e della decisione

07 dicembre 2022 - 11:43

Anche l'Italia dovrebbe prendere una decisione in merito a una legge nazionale sui casinò, magari prevedendone l'istituzione di nuovi.

Scritto da Mauro Natta
Photo by Kaysha on Unsplash

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È l’ora, mi pare più che necessario, di prendere una decisione.
Mi ci metto anch’io tra coloro che, in un modo o nell’altro scrivono e hanno scritto di casinò, di presunte lobby di tempi credo lontani, di mancate o meglio non portate a termine (1992) iniziative volte a dare esecuzione alle raccomandazioni della Corte Costituzionale ad iniziare dal 1985, e di chi indica una operatività basata su norme locali correggendosi subito dopo lamentando la mancanza di una legge nazionale.
È più che corretto e sostenibile coniugare turismo e case a gioco in un unicum; è più che sufficiente verificare quanto abbiano apportato in termini di sviluppo turistico in Italia e oltre confine.
E non possiamo sottacere che siamo circondati da un numero enorme di case da gioco alle quali si indirizzano molti italiani anche agevolati dalla possibilità di detenere legalmente diecimila euro al momento di passare il confine.
Mi pare che le motivazioni contenute nei decreti istitutivi delle case da gioco siano chiari e inequivocabili: Art.1. È data facoltà al Ministro dell’interno di autorizzare, anche in deroga alle leggi vigenti, purché senza aggravio per il bilancio dello Stato, il comune di San Remo (1927) ad adottare tutti i provvedimenti necessari per poter addivenire all’assestamento del proprio bilancio e all’esecuzione delle opere pubbliche inderogabili. Idem per Venezia e Campione d’Italia (1933) e un richiamo esplicito al turismo per Saint Vincent nel 1946.

Neppure si può negare la funzione di promozione turistica che una nuova offerta di gioco d’azzardo potrebbe generare sul territorio nazionale.
Si deve riconoscere che l’offerta di gioco online, in Italia, è più che fiorente tanto da registrare, nel mese di novembre una raccolta di 4,6 miliardi di euro e di vincite per 4,4 miliardi. Anche se arrotondato il saldo non può che essere realmente impressionante. 
Non desidero farne un collegamento col turismo ma con la domanda di gioco che forse, viene accolta dall’online a causa delle distanze esistenti con le quattro case da gioco del Paese.

Mi ricollego a quanto ho citato in precedenza: “ … e poi promuovere su scala nazionale un’offerta turistica sicuramente attraente”.
Nei vari progetti e disegni di legge che ho potuto scorrere con una certa curiosità, l’ultimo mi pare fosse del 2008, si parla di suddivisione degli utili tra gestione, Stato ed enti locali proprietari.

Su questo argomento -  non è la prima volta che ne scrivo – il Parlamento dovrebbe prendere in considerazione i risultati dei bilanci che, ormai da qualche anno, chiudono o in perdita o con utili risibili. Una lotta continua delle gestioni con il costo del lavoro che, a causa del calo dei ricavi, sono state obbligate ad intervenire drasticamente riducendo il personale.
Chiaramente le entrate tributarie che gli enti locali proprietari avrebbero dovuto realizzare tramite la casa da gioco sono ben distanti, attualmente, da quanto il decreto che le ha istituite era previgente e, purtroppo, anche il fattore occupazionale ne subisce le conseguenze.
Sicuramente mi pare siano possibili due interventi, uno immediato l’altro più tardi perché ha necessità di ulteriori approfondimenti dovuti agli anni trascorsi dall’ultimo ed unico tentativo.
Non vorrei sembrare invadente ma ritengo che la riforma fiscale del trattamento economico degli impiegati tecnici delle case da gioco, agendo positivamente sul costo del lavoro, potrebbe rappresentare un intervento immediato e possibile.
Mi permetto di esprimere, in chiusura, la speranza che anche il management delle gestione e i rappresentanti dell’ente locale proprietario della casa da gioco, leggendo quanto precede, possano pensare di prendere una posizione in merito.

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