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Casinò: rischi e soluzioni nelle norme istitutive e nei progetti di legge

02 agosto 2023 - 12:25

Le varie proposte di legge in materia di casinò e le loro norme istitutive si sono occupate dei pericoli insiti in essi.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Lucian Alexe su Unsplash

Foto di Lucian Alexe su Unsplash

Troppo volte ho letto, non credo di essere il solo, che il pericolo maggiore per una casa da gioco è rappresentato dalla possibile partecipazione di azionisti che potrebbero anche avere scopi diversi da quelli di cui ai decreti che ne hanno permesso l’istituzione a datare dal 1927.

Già nel 1992, mi pare e mi riferisco anche a dopo, avendo ben compreso la complessità della problematica in parola, questa fu presa in seria considerazione tant’è che nei progetti e disegni di legge sull’istituzione di nuove case da gioco fu proposta l’istituzione, presso il ministero dell’Interno, dell’albo dei gestori.

Senza elencare le caratteristiche richieste che, per la verità, erano molte e ben individuate, fui colpito dalle precauzioni da adottare per quanto alla cessione delle quote e/o azioni rigorosamente nominative. Per questo motivo la cessione non poteva avvenire se non ad un soggetto avente le stesse caratteristiche per l’iscrizione all’albo dei gestori arrivando a tale divieto anche in caso di cessione mortis causa. Se non si trovava il soggetto richiesto non rimaneva che l’acquisizione da parte di un soggetto già azionista o l’intervento ad hoc sul capitale sociale.

Ma l’albo dei gestori non era il solo perché veniva proposto anche quello dei dirigenti e, se la memoria non mi fa danno con 28 anni allo specchio, degli impiegati di gioco.

Ma l’eventualità temuta può essere evitata o, in ogni caso, attenuata per mezzo della organizzazione del lavoro e del controllo della produzione. Controllo che, in ogni tipologia di gestione, l’ente pubblico concedente non può esimersi sulla regolarità del gioco e, aggiungo, che col sistema audiovisivo, ormai presente in ogni casa da gioco, le complicazioni sono meno frequenti.

Nemmeno si può sottacere la limitazione nell’uso di contanti, non tanto per quel piccolo cabotaggio che potrebbe farsi nella sala da parte di pochi che prima o poi vengono scoperti come avvenuto in passato o da altre operazioni di rilevanza minima.

Certamente, trattandosi di cifre importanti, non si può pensare a A che gioca rosso e B che punta nero, al massimo si potrebbe immaginare un tavolo di chemin de fer con i due o tre interessati seduti di seguito che, battendo banco possono perdere l’importo del banco e il “socio”, pagando il cinque percento della cagnotte  (tassa che la casa preleva sul banco quando  vincente) ottiene ciò che voleva. 
Improbabile, perché  sorge il problema della limitazione dei pagamenti in contanti che si può risolvere con un assegno rilasciato dal casinò.

È più che logico, a questo punto, chiedersi come abbiano avuto a disposizione somme importanti da dedicare gioco; è poco probabile, direi impossibile, che si trattasse di contanti, piuttosto di assegni. Qui mi fermo perché non vorrei invadere il campo altrui.

Ma il casinò, cosa che tutti dovrebbero conoscere, controlla la maggiore età dei frequentatori, ha i dati del documento di riconoscimento e quelli derivanti dall’accesso eventuale all’uso della carta di credito.
Non è ammesso, sempre al casinò, chi è stato segnalato dai famigliari o da altri autorizzati, quale dipendente dal gioco e, quindi, ludopatico.

Il cerchio si restringe, da una parte la Polizia dei giochi che era prevista in tutti i disegni e progetti di legge presentati in Parlamento e, dall’altra, i gestori che potranno e possono disporre di ogni mezzo atto allo scopo di evitare il pericolo maggiore indicato precedentemente.

In precedenza ho fatto cenno all’organizzazione del lavoro e al controllo della produzione; trattasi sicuramente del giusto e corretto mezzo per tener adeguatamente e continuativamente sotto la lente di ingrandimento non solo il trend gestionale ma come questo si forma. I componenti di tutti i risultati non possono, oserei affermare non devono, costituire elemento di limitato interesse in quanto solo, loro tramite anche se non esclusivamente, si ricostruisce quasi ogni accadimento.

Comprendo la difficoltà nascente nei confronti di simili affermazioni, non è mia intenzione chiedere un atto di fede a nessuno, posso soltanto assicurare chi legge che le mie passate esperienze, a volte rimaste sulla carta ma verificate con dati veri a mia disposizione, hanno contribuito non poco alla nascita dell'espressa convinzione.

Desidero riconoscere che. in occasione della presentazione di progetti e disegni di legge di cui non rammento le relative introduzioni se non per sommi capi, la problematica inizialmente narrata era stata adeguatamente, forse non in forma esaustiva, affrontata delegando in ciò il ministero dell’Interno, in specie col richiamo alla Polizia dei giochi che nella documentazione cui ho fatto cenno e per quanto all’argomento in discorso era prevista nella sua composizione. 

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