skin

Le mance ai camerieri nella legge di Bilancio, il caso (a parte) dei casinò

24 novembre 2022 - 13:16

Nel disegno di legge di Bilancio 2023 entra la detassazione delle mance percepite dal personale impiegato nel settore ricettivo e di somministrazione di pasti e bevande, ecco come funziona per i casinò.

Scritto da Mauro Natta
mancia.png

Le donazioni possono essere remuneratorie o, al contrario, non remuneratorie.
Partendo dalle prime le possiamo ripartire in quelle fatte per riconoscenza nel senso di esprimere gratitudine per qualcosa che il donatario ha fatto, oppure per riconoscerne i meriti o, ancora, per una gentilezza che il donatario ha fatto o ha promesso di fare senza averne l’obbligo giuridico.
In buona sostanza si riferisce a qualcosa che una persona fa consapevole di non aver alcun obbligo di farla.
Pur essendo comprese nello tesso articolo del codice civile le liberalità che fatte in occasione di servizi resi  in conformità agli usi non costituiscono donazioni.
Si può pacificamente osservare che la differenza è data dal movente che incentiva il donante che si adegua ad un uso o costume senza averne l’obbligo.
La detassazione della mancia, rimanendo nel campo della ristorazione ed alberghiero e forse, in senso più ampio turistico, che è stata presa i considerazione nella legge di bilancio la trovo una iniziativa valida a determinare un aumento della retribuzione che si traduce in una maggior disponibilità economica per il dipendete e  per contro, una più agevole ricerca di personale.

Desidero reintrodurre il discorso della tassazione delle mance al personale tecnico d gioco nei casinò. 
Qui non possiamo certamente trovare nel servizio reso la motivazione a conforto della tassazione in quanto non esiste e se così fosse sarebbe da codice penale.
La mancia è una parte della vincita. La sentenza n.1776 del 18 maggio 1976 della Sezione Lavoro della Suprema Corte di Cassazione, a proposito della mancia al croupier, recita: “ Il sistema mancia è retto da un uso normativo - si ricava dall’indirizzo  consolidato della giurisprudenza dal 1954 – tanto consolidato quanto idoneo ad assumere un ruolo di fonte secondaria del regime giuridico proprio del particolare rapporto che obbliga il giocatore vincente ad elargire una parte della vincita al croupier e questi a ripartirla con gli altri addetti ed il gestore …”
La Legge Europea 2015. Art.7 (Disposizioni in materia di tassazione delle vincite da gioco. Esecuzione della sentenza della Corte di giustizia dell’unione europea 22 ottobre 2014 …).

L’articolo citato prevedeva e stabilisce che le vincite al gioco corrisposte da case da gioco autorizzate in Italia o negli Stati membri dell’Unione europea o nello Spazio economico europeo non concorrono a formare il reddito per l’intero ammontare percepito nel periodo di imposta.
Non mi pare logico trattare in modo differente la parte principale della vincita ottenuta dal giocatore e quella minore della quale beneficia il croupier.
Ritengo si possa affermare che, così operando, si consente il raggiungimento dell’obiettivo dell’ente pubblico titolare di una casa da gioco di cui ai decreti istitutivi delle stesse.
Il costo del lavoro nelle case da gioco italiane, anche a causa della diminuzione dei ricavi, ha raggiunto una componente eccessiva sul totale di questi, che alcuni anni fa, era inimmaginabile.

Non va sottaciuto che detto costo, incrementato dalla normativa di cui al decreto legislativo n.314/97 che ha parificato l’imponibile assoggettabile ai fini all’Irpef a quello contributivo, è divenuto poco sostenibile. 
L’occupazione diretta e dell’indotto ne soffre e continuerà a soffrirne se non si pone rimedio ad una bruttissima situazione.
La riduzione del costo del lavoro in discorso permetterebbe un certo riequilibrio nella gestione che, dal punto di vista finanziario, peserebbe meno sul bilancio pubblico.

Ecco come l’iniziativa di cui alla legge di bilancio 2023 mi ha suggerito il parallelismo in discorso che, a ben vedere, si rivolge in una unica direzione.

Altri articoli su

Articoli correlati