“Per quanto riguarda il Comune di Campione d'Italia, in considerazione dello stato di dissesto dichiarato, bsogna muoversi nell'ambito dei parametri fissi di legge che determinano il rapporto tra numero di dipendenti e abitanti. Con riferimento invece al Casinò, essendone la società di gestione fallita, ai sensi della legge Madia il Comune, che ne è socio unico dopo l'entrata in vigore della legge Enti territoriali, non può riproporre una nuova gestione con una sua società e del resto la licenza non può essere trasferita a privati”.
Questa l'intricatissima situazione in cui versano Comune e Casinò, delineata a Gioconews.it dal commissario prefettizio Giorgio Zanzi. “Bisogna studiare soluzioni ad hoc, visto che si tratta di una situazione che non ha precedenti in altre realtà italiane. Mettendo in fila tutti i problemi, si deve dire che le soluzioni non sono nella disponibilità locale”.
Ma quindi, per consentire la riapertura del Casinò, è necessario modificare la legge Madia e/o la legge Enti territoriali che ha istituito il socio unico, per il Casinò Campione?
“Non solo, affinché la Casa da gioco possa ripartire ci sarebbe bisogno anche di finanziamenti, mentre tutte le risorse sono state assorbite dal fallimento”.
Come se ne esce, dunque?
“Ci sono già stati incontri al ministero dell'Economia per studiare le soluzioni possibili, e per il prossimo 18 ottobre i sindacati sia di Comune che del Casinò sono stati convocati al Viminale: da parte mia, non so ancora se sarà ritenuta opportuna la mia presenza. La situazione è incagliata per quanto riguarda il sistema normativo relativo al Casinò, mentre per quanto riguarda il Comune bisogna seguire le regole previste in caso di dissesto. Al momento, io sto lavorando per garantire i servizi comunali e per far sì che, anche quando l'organico passerà a 15 dipendenti, possano essere garantità l'attività del Comune”.
Com'è la situazione per quanto riguarda i debiti che il Comune ha nei confronti del Ticino?
“Ci sono già stati incontri con le autorità cantonali elvetiche, che si sono dette disponibli a differire le scadenze dei pagamenti”.
Secondo lei c'è la volontà politica di salvare Campione?
“Il mio compito è di natura tecnica e non di di compiere queste valutazioni”.
E nelle sue prerogative c'è anche di accertare le responsabilità dell'attuale situazione?
“No. Certamente constato che la realtà campionese è stata distrutta, mentre poteva benissimo andare avanti, e che il fallimento della società di gestione del Casinò non è stato chiesto da uno dei suoi creditori, ma dalla Procura di Como”.