Ccnl, la delegazione sindacale scrive a Federgioco
“Chi c’è c’è, noi andiamo avanti per la nostra strada, perché la crisi si fa sentire e deve essere affrontata”. Nicola Ranieri, coordinatore nazionale della Uilcom-Uil Case da gioco, sintetizza così l’intento con il quale la delegazione trattante in merito al contratto collettivo nazionale di lavoro per i quattro casinò italiani ha scritto a Federgioco, formalizzando le risposte al documento della Federazione del 12 marzo e puntualizzando, nel chiedere un incontro, il sostegno “a una serie di interventi che da tempo riteniamo non più prorogabili”.
Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Ugl Terziario, Libersind e Usb hanno elaborato il documento nel corso dell’ultimo incontro milanese e l’hanno poi condiviso con le altre sigle che non erano presenti, chiedendo osservazioni e suggerimenti. A ieri, nessuna aveva ritenuto di volere aggiungere qualcosa e così è partita la missiva all’indirizzo del presidente di Federgioco Vittorio Ravà, del vice presidente Carlo Pagan e del segretario generale Ivo Collè.
Le cinque sigle evidenziano di essere convinte assertrici che “il Ccnl è sì una delle leve sulle quali fondare le iniziative di sviluppo del Settore ma che la definizione dello stesso, oltre a dare una fondamentale autorevolezza alle parti, va accompagnata anche da significative iniziative identitarie.
IL TAVOLO INTERMINISTERIALE - In primis la richiesta di un tavolo interministeriale – Interno, Economia, Lavoro e Infrastrutture-, per richiedere mirati interventi su –trasparenza (tracciabilità e concessioni), fisco (sgravi per fondi prevenzione e sviluppo) e welfare (sostegno ai processi di riorganizzazione organizzativa, professionale e sociale), a sostegno di un segmento produttivo del Gioco tradizionale, in seria crisi, ma parte di un settore che invece è complessivamente in forte sviluppo espansivo nel Paese tanto da rappresentare a detta di varie fonti istituzionali, un settore che offre lavoro ad oltre 120.000 addetti, muove affari per oltre 5.000 aziende grandi e piccole, un fatturato di oltre 76 miliardi di euro che offrendo un gettito fiscale di oltre 12 miliardi di euro allo Stato, rappresentando il 4% del Pil nazionale ed è la terza industria per volumi economici. Occupa attualmente il primo posto per gioco in Europa e tra i primi nel mondo, si stima una spesa pro capite, compresi i neonati, per oltre 1.300 euro annui pari ad una cifra due volte superiori a quanto le famiglie spendono per la salute e, addirittura otto volte di più di quanto viene riversato all’istruzione. È davanti a questo scenario che riteniamo urgente e compatibile un marcato intervento di politiche di sostegno volte a garantire un segmento ad alto valore di immagine per il Paese e altamente professionale degli addetti. Un patrimonio questo che non può essere assolutamente disperso in quanto rappresentativo e identitario del Paese, fortemente aggredito dalla concorrenza degli Stati limitrofi”.