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Ccnl, la delegazione sindacale scrive a Federgioco

23 aprile 2014 - 08:08

“Chi c’è c’è, noi andiamo avanti per la nostra strada, perché la crisi si fa sentire e deve essere affrontata”. Nicola Ranieri, coordinatore nazionale della Uilcom-Uil Case da gioco, sintetizza così l’intento con il quale la delegazione trattante in merito al contratto collettivo nazionale di lavoro per i quattro casinò italiani ha scritto a Federgioco, formalizzando le risposte al documento della Federazione del 12 marzo e puntualizzando, nel chiedere un incontro, il sostegno “a una serie di interventi che da tempo riteniamo non più prorogabili”.

Scritto da Anna Maria Rengo

Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Ugl Terziario, Libersind e Usb hanno elaborato il documento nel corso dell’ultimo incontro milanese e l’hanno poi condiviso con le altre sigle che non erano presenti, chiedendo osservazioni e suggerimenti. A ieri, nessuna aveva ritenuto di volere aggiungere qualcosa e così è partita la missiva all’indirizzo del presidente di Federgioco Vittorio Ravà, del vice presidente Carlo Pagan e del segretario generale Ivo Collè.

Le cinque sigle evidenziano di essere convinte assertrici che “il Ccnl è sì una delle leve sulle quali fondare le iniziative di sviluppo del Settore ma che la definizione dello stesso, oltre a dare una fondamentale autorevolezza alle parti, va accompagnata anche da significative iniziative identitarie.

 

IL TAVOLO INTERMINISTERIALE - In primis la richiesta di un tavolo interministeriale – Interno, Economia, Lavoro e Infrastrutture-, per richiedere mirati interventi su –trasparenza (tracciabilità e concessioni), fisco (sgravi per fondi prevenzione e sviluppo) e welfare (sostegno ai processi di riorganizzazione organizzativa, professionale e sociale), a sostegno di un segmento produttivo del Gioco tradizionale, in seria crisi, ma parte di un settore che invece è complessivamente in forte sviluppo espansivo nel Paese tanto da rappresentare a detta di varie fonti istituzionali, un settore che offre lavoro ad oltre 120.000 addetti, muove affari per oltre 5.000 aziende grandi e piccole, un fatturato di oltre 76 miliardi di euro che offrendo un gettito fiscale di oltre 12 miliardi di euro allo Stato, rappresentando il 4% del Pil nazionale ed è la terza industria per volumi economici. Occupa attualmente il primo posto per gioco in Europa e tra i primi nel mondo, si stima una spesa pro capite, compresi i neonati, per oltre 1.300 euro annui pari ad una cifra due volte superiori a quanto le famiglie spendono per la salute e, addirittura otto volte di più di quanto viene riversato all’istruzione. È davanti a questo scenario che riteniamo urgente e compatibile un marcato intervento di politiche di sostegno volte a garantire un segmento ad alto valore di immagine per il Paese e altamente professionale degli addetti. Un patrimonio questo che non può essere assolutamente disperso in quanto rappresentativo e identitario del Paese, fortemente aggredito dalla concorrenza degli Stati  limitrofi”.

 

LA RICHIESTA SINDACALE - I sindacati chiedono dunque di “concretizzare un urgente incontro finalizzato sia a proseguire nella costruzione dello strumento contrattuale, che per assumere insieme iniziative di sostegno con le parti istituzionali competenti al fine di dare quella necessaria spinta propulsiva fondamentale per lo sviluppo del settore. Riteniamo ormai conclusa la fase di confronto epistolare che ha senz’altro avuto il merito di esprimere e far conoscere alle parti, le varie posizioni in campo tali da farci considerare acquisiti, almeno sugli obiettivi politici, più ragioni di condivisione che di dissenso. Per questa ragione riteniamo utile calendarizzare al più presto una serie di incontri di lavoro per iniziare a portare a sintesi argomenti già più volte affrontati”.

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