skin

Casinò Venezia, Croci (Rlc): 'Livello progettualità non congruo'

27 giugno 2017 - 14:36

Alessandro Croci, dell'Rlc, ritiene che azienda e proprietà non abbiano un livello di progettualità congrua sul Casinò di Venezia.

Scritto da Anna Maria Rengo
Casinò Venezia, Croci (Rlc): 'Livello progettualità non congruo'

“'Se il rilancio che intendiamo attuare avrà successo, allora ridistribuiremo gli eventuali maggiori incassi in premi'. 'Se non ci saranno tracolli potremmo valutare di abbassare di 2 milioni la soglia di incassi che permette di erogare premialità'. 'Se non ce ne sarà bisogno non faremo uso delle modifiche organizzative previste dal nuovo regolamento aziendale almeno fino a dopo l’anno prossimo'.Così si esprime l’assessore alle Partecipate Michele Zuin che si sta occupando di 'riorganizzare' il Casinò di Venezia assieme ai suoi collaboratori, dirigenti comunali (e aziendali), dopo che la 'trattativa' coi sindacati non ha prodotto esiti condivisi ma quanta incertezza! Tutti questi 'se'  sembrano dimostrare un livello di progettualità non congruo dell’attuale management di Comune (e Azienda)”. Lo afferma Alessandro Croci, delegato aziendale, al Casinò di Venezia, dell'Rlc, secondo il quale “si prevede una sorta di light make-up per la sede di terraferma (Ca’ Noghera) destinato a concludersi a 2018 inoltrato e pare s'intenda ridurre l’ospitalità per i clienti di buon livello a Venezia (cosa che potrebbe rischiare di fare diminuire e non aumentare gli incassi…). Quanto a definire meglio le iniziative, in termini di obiettivi, budget, tempistiche, modalità di attuazione, stime di resa (tutto ciò che dovrebbe far parte di un vero piano industriale), non pervenuti”.
LA RICAPITALIZZAZIONE - Secondo Croci “si è ricorsi alla motivazione amministrativa derivante dai vincoli che la legge Madia imporrebbe per una ricapitalizzazione forse non necessaria (il casinò 'in perdita' con incassi maggiori dell’anno precedente è un concetto che sembra stridere), di un’azienda sana e redditizia (nonostante la contabilità 'partigiana' degli esperti del Comune) che forse viene gestita in maniera non ottimale anche nel rapporto con l’Ente proprietario.
Ecco allora l'attacco al reddito di tutti (quasi) i dipendenti della casa da gioco che sembra essere l’unico modo conosciuto per risparmiare, tagliare costi.

In tutto ciò però, nessuna menzione della pletora dei personaggi (dirigenti e quadri) con stipendi a sei cifre - consolidati in contratti ad personam - che, in tutti questi anni, non sembrano aver garantito un grande apporto alle scelte e alla gestione aziendali”.
Secondo il sindacato, invece, “mai nessun cenno al rapporto apparentemente 'malato' tra azienda Casinò (madre) e Meeting&Dining (figlia) che tratta la madre senza alcun rispetto, facendole pagare tutto e di più, chiedendo poi anche i soldi per le spese effettuate che risultano maggiori degli incassi (ma non pare esserci alcuna responsabilità di alcuno degli amministratori…). Nessun riferimento a qualcosa di veramente innovativo, ad analisi di settore, a ragionamenti davvero imprenditoriali, per risollevare le sorti dell’azienda più importante per il tessuto sociale del Comune di Venezia. E, soprattutto, nessun rispetto per i lavoratori che, siccome lavorano al casinò, non hanno diritto a una dignità, a un trattamento corretto, a conoscere quale potrà essere il loro futuro (che appare, per tutti questi motivi, grigio ma grigio scuro…) e in che modo saranno in grado di affrontare i propri impegni (assunti, come in ogni famiglia, in relazione al proprio tenore di vita ma non per questo meno degni di tutela).
La presentazione del nuovo regolamento aziendale per la disciplina del rapporto di lavoro imposto unilateralmente da Proprietà (e Azienda) ai dipendenti del casinò non ha permesso loro di conoscere nulla di specifico sulla propria condizione lavorativa futura, dimostrando con ciò la considerazione di cui godono da parte della Proprietà (dell’Azienda, quella a cui dovrebbero riferirsi i lavoratori, pare essersi persa traccia negli ultimi mesi).
Due ore programmate di incontro con gli estensori di quel regolamento si sono ridotte a 35 minuti di esposizione (che dovremmo definire lettura) di qualche pagina di presentazione del documento in oggetto, senza che alcuno dei lavoratori (che peraltro non hanno fatto alcuna domanda Ndr) potesse avere conoscenza della vera lettera, degli articoli, delle disposizioni (in materia di orari, disciplina, organizzazione interna, etc.) di quell’elaborato. 
Due ore che sono costate lo straordinario pagato a quasi tutti i dipendenti della casa da gioco che si sarebbe potuto evitare, demandando l’apprendimento delle nuove disposizioni alla lettura individuale che ognuno avrebbe potuto fare una volta ricevuto il plico (che speriamo di ricevere prima che lo stesso entri in vigore…).
Questo è il rispetto che il datore di lavoro ha deciso di tributare ai propri dipendenti. Difficile pensare che con questi presupposti la tensione possa calare e i problemi di relazione risolversi. Difficile pensare, soprattutto, che ci si possa riuscire con persone che concepiscono il rapporto datore/lavoratore in questo modo, che sembra di carattere padronale, quando l’Azienda dovrebbe rappresentare un bene comune”.
 

Articoli correlati