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Contratto unico al Casinò St. Vincent, tra sogni e realtà

05 marzo 2024 - 09:42

L'unità produttiva gioco del Casinò di Saint Vincent avrà un contratto unico di lavoro, ecco lo scenario su cui si fonda questo iter.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Randy Tarampi su Unsplash

Foto di Randy Tarampi su Unsplash

Patti chiari e amicizia lunga, si diceva un tempo che pare ormai lontano ed ancora che l’attivo di una azienda è frutto di capitale e di lavoro che si uniscono per raggiungere un risultato soddisfacente e anche di più, se possibile.
Quale è stato il risultato dopo il periodo pandemico e del procedere a seguito della situazione venutasi a creare per quanto termina alla fine del 2024 ci si domanda; una certezza può essere colta: il sacrificio dei dipendenti da un lato e il modesto impatto delle entrate tributarie per l’ente Regione concedente. In questa ultima osservazione si riscontra, a mio avviso, la continuazione del pubblico al mantenimento contenuto della quota sui proventi netti a suo beneficio che rimane da qualche anno al 10 percento. La necessità di recuperare il passivo di alcuni bilanci del periodo precedente e l’aggravarsi, con l’avvento della pandemia già ricordata, hanno causato, nell’intendimento obbligato di limitare i costi ivi compresi quelli per il personale, una preoccupazione di molti gestori riverberatosi parzialmente nell’offerta di giochi e servizi. 

Un contratto di lavoro che preveda la partecipazione agli utili e  realmente  alla conduzione aziendale, sarebbe l’optimum da ottenere ma irraggiungibile. Allora si vedrebbe la vera collaborazione tra capitale e lavoro, trattasi per il momento di un traguardo inattuabile.
È pur vero che la legislazione nazionale in tema di lavoro prevede il premio di risultato e il premio di produttività. A mio avviso quest’ultimo si avvicina abbastanza alla forma di partecipazione agli utili.
Detto premio prevede l’applicazione di un regime fiscale agevolato o di favore che dir si voglia collegato ad incrementi di produttività, redditività, qualità ed efficienza. Si avvicina, in effetti, alla partecipazione agli utili. Ma brevemente passo a notarne l’aspetto fiscale.
Senza entrare in particolari tecnicismi si può notare che esiste un limite di 3000 euro e, a determinate condizioni, sino a 4000. Ne può godere il lavoratore che non ha superato, nell’anno precedente, un reddito di 80.000 esclusivamente come reddito da lavoro dipendente.

Una condizione interessante consiste nel fatto che il percettore può destinarlo a busta  paga o a fondo pensione, nel primo caso deve assolvere ai contributi pensionistici e all’imposta sostitutiva dell’Irpef che è del 10 percento, nel secondo caso tutti i 3000 euro sono destinati al fondo pensione integrativo.
Senza voler approfondire o investigare sulla convenienza sia del lavoratore che del datore di lavoro, desidero tornare sugli argomenti che ritengo più coniugabili a quanto maggiormente rileva nella qualità dei ricavi lordi.
Non si può nutrire dubbio alcuno sul fatto che la qualità delle frequentazioni discende da alcuni fattori ben noti: professionalità ed eleganza nel trattamento e nei servizi alla clientela, concreta possibilità di soddisfare il cliente anche e soprattutto nell’offerta di gioco, il che è un servizio gradito a costo zero.

Così come la concorrenza si combatte perché, diventando sempre più agguerrita, procura fondate preoccupazioni, ritengo si possa battere offrendo quello che non può fare. Loro hanno il vantaggio di essere facilmente raggiungibili e senza tanti costi, il casinò è in grado di offrire altro; non tutti possono assiduamente frequentare una casa da gioco ma una volta che hanno provato la differenza devono essere posti in grado di riconoscerla.
Spostando il discorso sulla qualità del gioco inteso quale sommatoria tra netto e proventi aleatori, dopo avere suddiviso i ricavi dei giochi elettronici dai restanti da tavolo, sono convinto che occorra intervenire sul concedente tanto da rendere ben comprensibile la rilevanza dei proventi aleatori derivanti dalla qualità del gioco.
È rilevante il contributo dei proventi aleatori nella definizione stabilita contrattualmente del quantum che il gestore si impegna a versare all’amministrazione dell’ente pubblico periferico. Lo è ugualmente se pensiamo al compito di garantire, da parte dell’ente citato, la redditività e la continuità dell’azienda.

Come dubitare, allora, che la qualità così come descritta è  preparata ad essere realizzata senza esporsi ad interventi e ad investimenti importanti; il dubbio può e dovrebbe nascere; le possibilità che il particolare mercato offre e che dovrebbe mitigarlo, la creazione di un modello completo per seguire il mercato, la domanda e la stagionalità della stessa possono accompagnare l’idea di una politica produttiva convenientemente monitorata. Intendendo per ciò la possibilità di prolungare i periodi positivi e di contenere quelli negativi.
Nell’applicazione di un simile progetto non si può omettere la collaborazione del personale dipendente che, nella retribuzione a carattere parzialmente premiante, trova l’incentivo per una fattiva collaborazione in vista di comuni obiettivi.

Chiudo con un piccolissimo fuori tema ma non troppo. Non desidero ritornare sulle notizie riguardanti i proventi mensili che, a mio parere, hanno poca utilità se non comprensivi delle singole voci dei giochi da tavolo, forse la curiosità. Per quale motivo, allora, non fornire i risultati di due periodi di dodici mesi consecutivi? Probabilmente si concorre a ragionare in una ottica diversa; quella che utilizzavo da dipendente e responsabile sindacale.
Se aggiungo una breve considerazione tratta dal rinvenimento di vecchissimi documenti (tabelle e commenti di un tempo) ritengo di aver procurato un elemento in più sul quale ragionare.
In un casino italiano la percentuale dei proventi aleatori di un gioco da tavolo,  che gli impiegati tecnici retrocedono al gestore, è differente dal 50 percento che solitamente troviamo. In considerazione degli investimenti a cui la gestione  provvede è una sorta di riconoscimento del relativo impegno economico. 
Sia chiaro che il comportamento inverso esiste, sempre nello stesso casinò. Si è attivato in considerazione dell’entità percentuale dei proventi aleatori derivante dall’accostamento di più giochi.
Penso nella mia non aggiornata politica in tema di trattative sindacali che una situazione dovrebbe essere presa in considerazione nel momento in cui l’azienda  propone un contratto unico là dove ne esistevano due.
Mi scuso anticipatamente per l’intrusione in un clima che non mi appartiene più ma le idee, in particolar modo se continuano (una dal 1994 e ne sono certo se non prima) potrebbe aver introdotto un tema nuovo di discussione. Costa poco o nulla ricercare i lati positivi e negativi di una questione, però può essere di una qualche utilità. In caso contrario si è impegnato validamente il tempo.

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