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Gaillard (Cgil): 'Le ragioni dello stato di agitazione e del referendum al Casinò St. Vincent'

29 febbraio 2024 - 11:00

La segretaria regionale della Cgil Vilma Gaillard spiega i motivi che hanno indotto quasi tutte le sigle sindacal a indire un referendum e a dichiarare lo stato di agitazione al Saint Vincent Resort & Casino.

Scritto da Anna Maria Rengo
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Ha suscitato sorpresa la dichiarazione di ieri 28 febbraio dello stato di agitazione, al Saint Vincent Resort & Casino, da parte di quasi tutte le sigle sindacali. Ha fatto infatti eccezione la Fisascat Cisl, unico sindacato di categoria che ha pure deciso di siglare subito l'ipotesi di accordo ponte per il 2024 per i dipendenti dell'unità produttiva giochi, anzichè aspettare l'esito del referendum che gli altri hanno deciso di indire a metà marzo.
A fare il punto sulle decisioni prese, e che sono strettamente legate l'una all'altra, è la segretaria regionale della Cgil, Vilma Gaillard.

"Innanzitutto quello dichiarato non è uno sciopero preventivo: è almeno dal 2023 che parliamo di contratto e finora non c'è stato alcun avanzamento perchè l'azienda ci ha sempre detto che finora non poteva affrontare in maniera organica il tema poichè era in fase concordataria e non sapeva quale sarebbe stata l'evoluzione, e che con il 2024 avrebbe avuto le idee più chiare. Quindi finora tutte le richieste avanzate non sono state prese in considerazione."
Ricordando l'accordo del febbraio 2019, sul quale poggia l'impianto concordatario tuttora in essere, e che prevedeva un incontro specifico sulla 14esima, Gaillard specifica: "L'accordo ponte si colloca in questo contesto. Si tratta di un punto di caduta che non riteniamo soddisfacente ma è quanto l'azienda può mettere oggi sul piatto. Tenendo conto che l'accordo del febbraio 2019 fu approvato tramite referendum, qualsiasi integrazione a tale accordo deve essere sottoposta allo stesso vaglio".

La segretaria regionale del sindacato sottolinea quanto accaduto nell'assemblea di ieri: "Vi hanno preso parte oltre cento lavoratori e la volontà forte che è emersa da alcuni di essi è di rifiutare questo accordo. La critica altrettanto forte che i lavoratori rivolgono alle organizzazioni sindacali è di non dare abbastanza conto di quanto accade nelle interlocuzioni con l'azienda, di non avere contezza di quanto succede in un'azienda che dice delle cose e poi ne fa altre. C'è per esempio ancora tutto da risolvere il problema dei polivalenti e, su sollecitazione forte di alcuni lavoratori che vivono questa sfiducia nei confronti dell'azienda in maniera importante, abbiamo deciso di aprire lo stato di agitazione. Uno stato di agitazione con il quale diciamo all'azienda: abbiamo cercato di aprire un tavolo di trattativa ma stiamo trovando difficoltà e ti avvisiamo che dai lavoratori arriva una mancanza di fiducia".

Quanto alla firma dell'accordo ponte, aggiunge ancora Gaillard, "se i lavoratori ci dicono che anche dai sindacati manca un loro coinvolgimento continuo, credo sia giusto e corretto, oltre che doveroso, trovare una mediazione, presentargliela e poi lasciare che siano loro a decidere se essa va bene o meno. Non si può accettare una cosa integrativa di un accordo già approvato tramite referendum senza un confronto, certo non facile, con i lavoratori, e senza dare poi loro la parola".

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