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Relazione Dia: 'Criminalità, a rischio anche il gioco legale'

17 gennaio 2020 - 15:08

Nella relazione sul primo semestre 2019, la Direzione investigativa antimafia evidenzia le infiltrazioni della criminalità organizzata anche nel gioco legale.

Scritto da Redazione
Relazione Dia: 'Criminalità, a rischio anche il gioco legale'

Si parla anche di infilitrazioni della crimininalità nel gioco nella relazione della Direzione investigativa antimafia relativa al primo semestre 2019.

Nel documento, consultabile integralmente a questo link, si evidenzia che "proprio per la complessità delle azioni mafiose, la distinzione tra attività criminali 'di primo e secondo livello' non sempre si riscontra in maniera netta. In molti casi le due fasi coesistono, generando un circuito illegale in cui l’una alimenta l’altra e viceversa. L’esempio più evidente di categoria 'a cavallo' tra i due ambiti è costituito dal settore dei giochi e delle scommesse.

Tali attività, se da un lato possono essere qualificate 'di primo livello' (quando si sviluppano su canali del tutto illegali), dall’altro vanno ricomprese in quelle 'di secondo livello' quando, pur essendo svolti con finalità criminali, si realizzano su piattaforme di gioco legali o nei confronti di operatori legali del settore".
 
Un concetto ribadito a proposito di "Cosa nostra". Il report rimarca che le sue strategie operative tendono sempre più ad infiltrare il settore dei giochi e delle scommesse. "Tale comparto risulta d’interesse criminale per la possibilità di realizzare guadagni rapidi ed elevati, superiori a quelli ottenibili con qualsiasi altra attività imprenditoriale. Il rischio di infiltrazioni mafiose non riguarda solo il gioco illecito e le scommesse clandestine, ma anche il mercato del gioco e delle scommesse legali. La penetrazione riguarda la gestione di slot machine, le scommesse sportive online ed il fenomeno del match fixing220 nonché l’apertura di sale gioco, agenzie e punti di raccolta scommesse. In tal modo, Cosa nostra non solo aggredisce questa nuova forma imprenditoriale, talora applicando il metodo estorsivo, ma si attiva anche per assumere il controllo diretto dei centri scommesse più avviati. Le attività investigative fanno emergere come importanti imprenditori del settore, con l’appoggio delle famiglie mafiose locali, impongano il loro brand, dietro al quale spesso si celano società di diritto estero. I volumi d’affari risultano moltiplicati dal sistematico ricorso a piattaforme di gioco, spesso allocate all’estero, predisposte per realizzare frodi informatiche. Viene così creato un sistema parallelo a quello legale, non tracciabile, elusivo della normativa italiana in materia fiscale ed antimafia".
 
Ulteriore indicatore di interesse è offerto dalle investigazioni che hanno riguardato la gestione di siti di scommesse sportive online e il fenomeno del match fixing documentando come "anche le tecnologie offrano opportunità di infiltrazione, soprattutto in ambito transnazionale attraverso il sistematico ricorso a piattaforme di gioco pre disposte per frodi informatiche, spesso allocate all’estero, che consentono l’evasione fiscale di consistenti somme di denaro. Il sistema, infatti, crea un circuito parallelo a quello legale, non tracciabile, del tutto clandestino rispetto al gioco autorizzato dallo Stato. Imprenditori locali oppure prestanome sfruttano il principio della libertà di stabilimento per costituire società di gaming e di betting in altri Paesi dell’Unione Europea, di fatto operando sul territorio nazionale, eludendo la stringente normativa italiana in materia fiscale ed antimafia e traendo vantaggio e protezione dalle normative meno esigenti previste sotto questi aspetti in altri Stati membri dell’Unione. Indagini giudiziarie hanno evidenziato, ad esempio, un’anomala concentrazione di operatori del settore, nonché di server ed altre strutture operative nell’isola di Malta.
Recenti indagini di polizia giudiziaria hanno dimostrato che, non di rado, concessionari di siti legali (sovente proprietari anche di siti illegali) ed i loro 'master', per garantire la diffusione del proprio circuito di centri scommesse nel territorio, si sono rivolti direttamente ai vertici delle varie articolazioni territoriali di Cosa nostra, stringendo accordi illeciti.
In tal senso le risultanze compendiate nell’operazione Game Over, nella quale un imprenditore del settore, con l’appoggio della famiglia mafiosa di Partinico, riusciva a imporre il proprio circuito illegale di raccolta scommesse sportive in una vasta area anche della città di Palermo, garantendo, in cambio, un introito fisso o calcolato a percentuale sulle entrate dell’affare".
 
La relazione della Dia quindi elenca le principali operazioni riguardanti il gioco svolte nei primi sei mesi dello scorso anno.
Fra loro, ancora in Sicilia, si ricorda l’operazione “MafiaBet” con la quale, "a febbraio 2019, sono stati arrestati per i reati di associazione mafiosa, estorsione e corruzione elettorale, un imprenditore del settore, un socio in affari e un soggetto incaricato di gestire una sala scommesse a Castelvetrano, tutti in rapporti con i referenti della famiglia locale. La descritta indagine, inoltre, conferma la costante infiltrazione negli apparati della pubblica amministrazione. Il citato imprenditore in passato aveva ricoperto un incarico presso un ente pubblico della provincia, era stato accusato di aver finanziato la famiglia Messina Denaro e di aver sostenuto l’elezione di un deputato regionale, a sua volta indagato per corruzione elettorale".
 

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