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Frode fiscale, Gdf sequestra beni per 1,3 milioni a imprenditori delle slot

01 ottobre 2020 - 07:53

La Guardia di finanza di Rimini scopre l'evasione di imposte da parte di una famiglia di imprenditori operanti anche nel settore delle slot, sequestro da 1,3 milioni.

Scritto da Redazione
Frode fiscale, Gdf sequestra beni per 1,3 milioni a imprenditori delle slot

Ci sono attività commerciali dei settori della ristorazione, gestione di slot machine, tabaccherie e locazione turistica di immobili, fra i beni sequestrati dalla Guardia di finanza a una famiglia di imprenditori riminesi per l’evasione delle imposte per 1,3 milioni di euro.

Per i tre indagati è stata disposta anche l’applicazione della misura cautelare del “divieto di esercizio dell’attività imprenditoriale”.

 

Le indagini penali coordinate dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi e svolte dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Rimini, hanno consentito di “smascherare una complessa ed insidiosa frode fiscale posta in essere dagli indagati mediante uno schema truffaldino mediante il quale alcune società preposte alla gestione dei rami aziendali maggiormente produttivi e strategici, dopo aver accumulato ingenti debiti fiscali, venivano 'svuotate' di ogni asset aziendale a favore di altre società (sempre riconducibili tramite interposta persona ai medesimi attori della frode); le società venivano poi cedute a persone nullatenenti in modo da rendere inefficaci le eventuali procedure di riscossione coattiva da parte dell’Erario”, si legge in una nota diramata dalla Guardia di finanza.
 
“Il disegno criminoso, strutturato su diversi step ben studiati, nasceva dalla necessità per questi imprenditori di liberarsi delle loro vecchie società oramai gravate da enormi debiti col Fisco e prevedeva, inizialmente, l’intervento di terzi soggetti compiacenti che costituivano nuove società, cosiddetto 'veicolo', destinate a rilevare la proprietà e la gestione delle attività di bar e ristorazione dalle società destinate all’oblio. Le attività commerciali, infatti, venivano cedute mediante formali contratti di cessione d’azienda a queste nuove società, che a loro volta le cedevano immediatamente in locazione ad altra società di nuova creazione, riconducibile agli indagati, senza peraltro adempiere al pagamento del relativo prezzo. A questo punto, le società, svuotate degli asset produttivi e gravate da rilevanti debiti fiscali venivano cedute a dei soggetti prestanome 'nullatenenti', nei confronti dei quali ogni eventuale azione da parte dell’Agenzia delle Entrate, per il recupero dei crediti pendenti, sarebbe risultata vana”, si legge ancora nel comunicato.
 
“La conferma del ruolo di questi altri soggetti, quali semplici prestanome, è derivata dall’esito degli accertamenti bancari condotti sui conti correnti intestati alle vecchie società 'abbandonate', ove è stato dimostrato che detti conti sono sempre stati movimentati, anche dopo l’atto formale di cessione ai nuovi proprietari e quindi oltre fino alla loro estinzione, sempre dai precedenti amministratori, senza che i soggetti formalmente subentrati siano mai stati titolari di delega ad operare su tali conti aziendali. Dopo un determinato lasso temporale, quindi, gli imprenditori acquistavano, a prezzo vile, dai terzi compiacenti la proprietà delle quote sociali delle società neo-costituite, reimpossessandosi di fatto delle proprie attività commerciali non più gravate da debiti d’imposta di alcuna sorta. Nel frattempo, gli stessi soggetti ideatori del piano fraudolento, mantenendo come detto le deleghe ad operare sui conti bancari delle vecchie aziende indebitate col Fisco, le avevano progressivamente prosciugate e svuotate delle somme ancora giacenti su detti conti correnti”, scrivono i finanzieri.
 
Il Gip di Rimini, perciò, “condividendo le ricostruzioni operate dalle Fiamme gialle e le proposte avanzate dalla locale Procura della Repubblica, ha emesso il provvedimento che è stato eseguito oggi dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Rimini, i quali con la collaborazione dei colleghi del Gruppo di Rimini hanno anche effettuato una decina di perquisizioni, oltre al sequestro patrimoniale. Le 3 attività commerciali oggetto del decreto di sequestro sono state quindi affidate, su ordine dell’Autorità giudiziaria, ad un amministratore giudiziario appositamente nominato dal giudice.
Nell’ambito dei complessivi accertamenti che hanno visto operare il Nucleo di polizia economico- finanziaria e il Gruppo dipendenti dal Comando provinciale Rimini, sono stati anche individuati 81 lavoratori risultati alcuni senza contratto (quindi completamente 'in nero', ben 16) altri pagati con somme 'fuori busta' ('irregolari'), con la segnalazione dei datori di lavoro al competente locale Ispettorato territoriale del lavoro per l’irrogazione delle previste sanzioni amministrative comprese fra un minimo di 58mila euro ed un massimo di 116mila”, conclude il comunicato.
 

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