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Riapertura gioco a luglio, operatori: 'Scelta ideologica e non sanitaria'

18 maggio 2021 - 09:17

Prime reazioni dell'industria alla decisione del Governo di riaprire il gioco a luglio, anziché a giugno come ventilato in precedenza, nonostante i protocolli più rigidi di altre attività già consentite.

Scritto da Fm
Riapertura gioco a luglio, operatori: 'Scelta ideologica e non sanitaria'

"La delusione è profonda, perchè ci aspettavamo un cambio di passo, non perché invocassimo una particolare attenzione, ma almeno un po'di coerenza. Con valutazioni tecnico-scientifiche e non ideologiche. Da un Governo più orientato sul tema specifico come quello attuale, più tecnico, abbiamo ancora un punto di caduta in cui prevale l'ideologia".

È Stefano Zapponini, presidente di Sistema gioco Italia, la federazione di filiera dell'industria del gioco e dell'intrattenimento aderente a Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, a riassumere a GiocoNews.it lo stato d'animo del settore dopo l'approvazione in Consiglio dei ministri del nuovo decreto legge Covid che ne dispone la riapertura dal 1° luglio.


"Tutto questo è aggravato dal fatto che abbiamo introdotto protocolli di sicurezza rafforzati, molto più stringenti di quelli adottati da settori che sono già aperti o lo saranno a breve. Abbiamo fatto uno sforzo enorme, grandi investimenti, per gli impianti di areazione come per i presidi sanitari, abbiamo diffuso vari video per far vedere come sono state allestite le sale, in sicurezza, e li abbiamo mandati a tutte le istituzioni. Poi abbiamo stilato avvisi comuni con i sindacati, che hanno condiviso questo percorso. Che altro dovremmo fare per essere considerati non normali ma d'avanguardia in termini di sicurezza?", si domanda, e domanda Zapponini.
"Il tutto è ancora tristemente aggravato dal fenomeno della stretta creditizia, con il 'nodo' delle banche che anche di fronte alla crescita zero, al lavoro fermo e alla raccolta bloccata decidono di chiudere i conti che, anche loro, stanno a zero. Ci sarebbe da domandarsi poi come fa un operatore di gioco una volta che ha chiuso il conto, considerando che lavora in concessione per lo Stato.
È un atto sconveniente dal punto di vista della raccolta e anche autolesionistico.
Per fortuna l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha preso una posizione a riguardo, e sottolineato che è ingiusto da parte delle banche chiedere i rientri e chiudere i conti.
Abbiamo iniziato l'interlocuzione con la commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, con l'Abi - Associazione bancaria italiana, su un tema vecchio ma che sta diventando ancora più emergenziale, perché si somma alla situazione e ad altri problemi".
Restando in tema di attualità, il presidente di Sistema gioco Italia ricorda i tentativi fatti dal settore per sensibilizzare il Governo sulla riapertura. "L'ultima manifestazione del comitato Donne in gioco, alla quale hanno aderito 13 sigle associative, sembrava potesse far breccia, e invece... Essere trattati come gli ultimi della lista ci sta, ma dovrebbero dirci 'perchè'. Prevale una forma di condizionamento ideologico rispetto a quello che loro stessi sventolano come prioritaria, vale a dire la 'valutazione tecnico-scientifica', che nel nostro caso non vale.
Nell'interesse dei lavoratori continueremo ad esperire tutti i tentativi possibili, non rinunceremo a farlo, ma il Governo dovrebbe rendersi conto che sarebbe meglio non creare ulteriori danni ed evitare tutto quello che è possibile evitare, considerando la chiusura totale, la stretta creditizia e che quando si aprirà dovremo fare conti con le leggi regionali che non stanno arretrando nel loro percroso, e la cui modifica non è fra le priorità degli amministratori in questo momento.
Lo Stato sembra indifferente a tutto questo, salvo l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, che è rimasta lucida. Spero che questa lucidità sia prodromica ad una maggiore consapevolezza anche da parte di altri organismi che devono decidere.
Adm fa una valutazione non solo in termini di mancato gettito ma di oggettivo riscontro: se le attività di gioco e i protocolli applicati funzionano, se sono qualificati e validi, perche non aprire? L'onere della prova dovrebbe stare a carico di chi vieta, non a noi? E poi, che differenza c'è fra le nostre sale ed i ristoranti (che riapriranno al chiuso già dal 1° giugno, Ndr)?
Nonostante tutto, non saremo mai sconfitti né domi. Certamente, questa sofferenza è una pagina che deve far riflettere il settore anche sulla frammentarietà della sua rappresentanza; la nostra debolezza purtroppo nasce anche da questo, e in questa fase saremmo dovuti restare uniti e compatti con un'unica voce e poszione".
 
CARDIA (ACADI): "GOVERNO ANTICIPI RIAPERTURA A GIUGNO" - Non molto diverse le parole di Geronimo Cardia, presidente di Acadi - Associazione concessionari giochi pubblici aderente a Confcommercio omprese per l’Italia.
"Attendiamo da mesi una data e quella che ci è stata proposta ieri rischia di gettare nello sconcerto lavoratori, tecnici e imprese del settore perché non solo è troppo lontana ma continua a non tenere conto dei livelli di sicurezza implementati dal comparto che mettono il gioco pubblico avanti a tanti altri già aperti da tempo per sicurezza garantita a utenti e lavoratori ed assenze di focolai.
In questi giorni bene farà il Governo a prendere atto atto di questo con gli organi tecnici e ad anticipare senza ulteriori indugi la riapertura a giugno".
 
MARCOTTI (FEDERBINGO): "RIAPERTI PER ULTIMI ANCHE SE CON PROTOCOLLI ALL'AVANGUARDIA" - "L'amarezza è tanta, sia come imprenditori che come lavoratori, perché siamo chiusi da ottobre e probabilmente il Governo non si rende conto di cosa voglia dire non lavorare per così tanti mesi", esordisce Italo Marcotti, presidente di Federbingo. "Dal punto di vista sanitario non riusciamo a comprendere le motivazioni di questa scelta: se una palestra al chiuso, dove la gente suda, ed è un luogo privilegiato anche per le infezioni piu semplici, può essere idoneo alla riapertura, perché le nostre attivita, che hanno protocolli ben più rigidi, devono aprire solo a luglio? È chiaro che si tratta di una scelta poltica, non sanitaria, ed è una scelta non corretta dal punto di vista del contrasto al gioco illegale, e con i campionati europei alle porte lasciare volumi di centinaia di milioni di euro al mondo delle mafie è un autogol, perché poi sappiamo in cosa si tramuntano questi soldi. È difficile farsene una ragione, ma cercheremo, come sempre, di proseguire sulla strada del confronto e del dialogo, di far comprendere che il nostro è un comparto sicuro, che dà migliaia di posti di lavoro, miliardi di gettito e contrasta le mafie. Oggi dobbiamo poter riaprire le nostre attività, dobbiamo e vogliamo tornare ad operare. I nostri dipendenti devono avere la dignità di tutti gli altri dipendenti, perché sono cittadini, ed hanno il diritto di poter lavorare. Inoltre, penso che anche lo Stato abbia bisogno del nostro settore, visto che gran parte dei volumi terrestri si sono spostati sui siti punto.com, su server che hanno sede in paradisi fiscali e sono illegali. Il meccanismo è noto: se esiste una domanda ci vuole un'offerta, se quella legale non è disponibile se ne avvantaggia quella illecita, sono le regole del mercato". Fatte le debite considerazioni sulla situazione attuale, Marcotti però non perde le speranze per l'immediato futuro. "Stiamo lavorando per cercare di aprire prima del 15 giugno, visto che i nostri protocolli sono molto più severi di tanti altri. Le sale bingo sono state le prime ad essere chiuse e le ultime a riaprire, poiché si sosteneva che fossero frequentate da anziani. Bene, ora gli anziani son tutti vaccinati, quindi non si riesce a capire la motivazione della chiusura. Secondo quel principio dovrebbero essere altre attività a subire un ritardo di apertura. Probabilmente, anche se all'interno del settore del gioco ci sono realtà industriali che sono dotate di protocolli sanitari all'avanguardia per la sicurezza dei clienti e dei dipendenti, acquisiti e sottoscritti dalle parti sociali, questo è punto sul quale non abbiamo saputo sfondare".
 
GINESTRA (AGISCO): "SCELTA OTTUSA, COSÌ SI FAVORISCE SOLO IL GIOCO CLANDESTINO" - "Per quello che riguarda il nostro settore mi sembra inverosimile pensare al 1° luglio. Le strutture sono già al collasso oggi, molti moriranno senza neanche ripartire". Così Francesco Ginestra, presidente di Agisco, Associazione giochi scommesse. 
"I pochi aiuti che sono arrivati non coprono neanche un terzo delle spese finora sostenute, ma in particolare, con gli Europei di calcio ormai alle porte, facendoci aprire il primo luglio non si fa altro che alimentare il gioco clandestino, alla vecchia maniera. Con queste disposizioni si torna a favorire l'illegalità, e non sarà facile tornare indietro", rimarca.
"Noi ci siamo adeguati a tutti i protocolli. Abbiamo già tutto pronto, percorsi di ingresso e uscita, dispositivi di protezione individuale, segnaletica per il distanziamento, pannelli, prodotti per la sanificazione. Veramente non capisco quale sia la differenza tra noi, una nostra sala, e la metropolitana affollata, o le corsie di un supermercato. Capisco solo che abbiamo a che fare con una mentalità ottusa che non capisce. È un atteggiamento immorale e incivile, ingiustificato verso una platea di 150mila lavoratori e moltissimi imprenditori. Molti hanno già fatto investimenti, programmandone altri per rispondere alle esigenze di sanificazione. Ma abbiamo di fronte una politica poco lungimirante, ubriacata dai miliardi che devono arrivare dall'Europa e da tutte le manovre che sono state promesse, è incapace di vedere il danno subito dallo Stato italiano, che ci perderà miliardi. Ma la cosa più grave, lo ribadisco, è che così non fanno altro che favorire il gioco clandestino".
 
PAPALIA (FIEGL): "DATA INCOMPRENSIBILE, SI ANTICIPI" - Sulla stessa lunghezza d'onda anche Stefano Papalia, presidente di Fiegl Confesercenti: "La riapertura al 1° luglio è decisamente incomprensibile e inutile perché vuol dire perdere anche gli Europei di calcio, unico evento che avrebbe dato un minimo di respiro agli esercenti del settore gioco legale, chiusi ormai da ottobre 2020”, afferma, ribadendo: "Abbiamo contribuito alla stesura di protocolli tra i più rigidi e abbiamo da tempo predisposto nei nostri locali tutte le misure necessarie ad una riapertura in sicurezza. Tuttavia ci viene chiesto di restare chiusi per un altro mese e mezzo. Riaprire a luglio per il retail del gaming vuol dire riaprire a settembre e sono tanti i piccoli imprenditori che a settembre non avranno la forza di ripartire”.
Quindi, "francamente non comprendiamo questa decisione e onestamente siamo stanchi di essere costretti ad elemosinare il nostro diritto al lavoro. La riapertura di una sala bingo non è diversa dalla riapertura di qualsiasi altro esercizio commerciale. Si anticipi la data di riapertura, chi deve decidere ha ancora la possibilità di farlo, dimostrando di non considerare le imprese del settore gioco imprese di serie B”.
 
CHIACCHIO (GIOCARE LEGALE): "SETTORE SIA UNITO, BASTA STERILI POLEMICHE" - "Dopo oltre trecento giorni tra chiusure, divieti e restrizioni, ci saremmo aspettati un segnale di maggiore attenzione da parte del Governo Draghi. Non possiamo negare la profonda delusione per la decisione di riaprire le attività di sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò solo il primo luglio e cioè tra oltre 40 giorni. Le uniche note positive sono state l'aver alzato i riflettori sull'intero settore e la data certa per la riapertura, ma non basta". Così il presidente di "Giocare Legale" Pasquale Chiacchio che in rappresentanza delle associazioni Agsi, Cni, Cgss e Agile, commenta la scelta della "Cabina di regia" e del Consiglio dei ministri, di posticipare al 1° luglio la riapertura dell'intero settore del gioco legale. "Ora però - prosegue - non possiamo perdere la calma e buttare alle ortiche l'azione di confronto, dialogo e sensibilizzazione tra l'intero settore e i rappresentanti del Parlamento e del Governo, messa in atto in questi mesi. Non possiamo assolutamente dimenticare che il diffuso pregiudizio verso la categoria, è stato quasi del tutto superato grazie alle proposte che abbiamo presentato a tutti i rappresentanti del Parlamento e Governo. Non possiamo assolutamente dimenticare le manifestazioni del 18 febbraio in piazza Duomo a Milano e di piazza del Popolo a Roma e anche l'ultima del 7 maggio sul Grande raccordo anulare, che ci hanno permesso di ricevere una risonanza mediatica tale da permettere al Governo di comprendere la drammatica situazione che lavoratori e imprenditori sono costretti a vivere da quasi un anno. La nostra azione non si ferma qui. Anzi - sottolinea Chiacchio - possiamo sin d'ora annunciare di aver attivato tutte le interlocuzioni per far sì che il Governo, torni sui suoi passi. Deve prevalere il buon senso tra i ministri competenti, per convincere il Premier a puntare su una riapertura a cavallo degli Europei 2021. Far riaprire le agenzie di scommesse a campionati europei quasi terminati è come aprire le spiagge a dicembre. E stiamo parlando di attività gestite per conto dello Stato. Inoltre siamo attivi per le interlocuzioni con le Regioni, almeno quelle in 'zona bianca prima del 1 luglio, per consentire aperture anticipate. Non possiamo alimentare facili entusiasmi, ma è nostro dovere provarci. E mai come oggi l'intero settore deve dimostrare maturità e unità di intenti. Basta non le sterili polemiche, che non portano da nessuna parte e soprattutto basta con apprendisti stregoni, che hanno solo l'intento di buttare fumo negli occhi a tutti noi", conclude Chiacchio.
 
CAMPANELLA (DONNE IN GIOCO): "ABBIANO IL CORAGGIO DI DIRE CHE NON SIAMO VOLUTI" - A dire la sua in proposito interviene anche Antonia Campanella, anima del comitato Donne in gioco, che abbiamo ben imparato a conoscere per via delle tante manifestazioni di sensibilizzazioni sulle sorti del settore organizzate in questi mesi. "Non siamo voluti. Non siamo molto probabilmente necessari, ma devono avere il coraggio di dircelo. Non possono trattarci come gli ultimi, visto che non lo siamo. È chiaramente una scelta politica, ed è arrivato il momento di fare una resa dei conti, per capire chi è con noi e chi è contro di noi".

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