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Elezioni Umbria, candidati a confronto su gioco e programmi

25 ottobre 2019 - 11:40

In attesa del voto di domenica 27 ottobre, i candidati alla presidenza dell'Umbria si confrontano sui programmi e anche in materia di gioco, con posizioni contrapposte.

Scritto da Fm
Elezioni Umbria, candidati a confronto su gioco e programmi

Ultime ore di campagna elettorale in Umbria, dove domenica 27 ottobre si vota per eleggere la nuova giunta regionale.

Se a contendersi la poltrona di presidente, con tutta probabilità saranno Donatella Tesei (Lega) e Vincenzo Bianconi (Pd-M5S-Leu), gli altri candidati sono comunque intenzionati a dare battaglia.

Fra loro ci sono Martina Carletti, per la lista sovranista "Riconquistare l'Italia" e Giuseppe Cirillo alla guida del partito delle Buone maniere, che oltre ad illustrare i proprio progetti per l'Umbria del futuro, si sono espressi anche in materia di gioco pubblico e contrasto al Gap.

 

CARLETTI: "RICONVERTIRE PUNTI GIOCO CON ALTRE ATTIIVITÀ" - "Per quanto riguarda l’Umbria - ma anche in generale nelle politiche nazionali - a noi interessano due grandi temi su tutti: lavoro e sanità, con un accento sull’agricoltura, che nella nostra regione è un’attività fondamentale che non può essere assimilata alle altre", esordisce Carletti.
"Appare chiaro che i principi di concorrenza, i limiti di bilancio e la libera circolazione di merci, capitali e persone, principi istitutivi dell'Unione Europea, ostacolano qualsiasi politica di piena occupazione. A livello regionale però si possono impedire ulteriori privatizzazioni e quindi liberalizzazioni che lasciano spazio ai profitti privati, e impedire l’indebitamento delle piccole e medie imprese.
In sanità dobbiamo rinnegare il principio della concorrenza, visto che negli ultimi decenni abbiamo subìto un processo di aziendalizzazione e di tagli continui. Occorre riaffermare il diritto alla salute, la quale deve tornare ad essere universale e gratuita per tutti i cittadini, quindi andare verso una progressiva eliminazione dei ticket sanitari e un aumento in termini quantitativi del personale sanitario. La chiusura dei piccoli ospedali e dei punti nascita è un fatto inaccettabile.
Per il tessuto economico locale e per la salute dell'ambiente l’agricoltura riveste un’importanza fondamentale; abbiamo svolto una critica nei confronti del piano di sviluppo rurale perché per accedere a tali liquidità si richiede un significativo investimento preventivo: vogliamo quindi creare un fondo regionale che anticipi parte delle risorse alle aziende in attesa di denari su piani già approvati".   
Quanto alla regolamentazione del gioco pubblico, la candidata sovranista rimarca: "Le possibilità di incidere veramente su questo tragico fenomeno sono veramente minime rimanendo all’interno dell’Unione Europea. L’Italia fino agli anni ‘90 ha avuto una disciplina che non consentiva al mercato del gioco di espandersi. Giochi e scommesse venivano visti con sfavore, come qualcosa da limitare. Questa disciplina è via via caduta per effetto delle sentenze della Corte di giustizia dell’Unione Europea che ha imposto la liberalizzazione del settore.
Per i profitti di pochi grandi allibratori stranieri abbiamo accettato di mettere sul lastrico migliaia di famiglie. In pochi anni siamo diventati il terzo mercato mondiale per il gioco. Per poter agire efficacemente dovremmo recuperare gli strumenti di cui ci siamo privati aderendo ai Trattati dell’Unione europea. Per stare all’interno degli assurdi parametri europei sul debito lo Stato è costretto a cercare risorse dovunque, anche nel gioco. Inoltre, l’Unione europea impone la concorrenza e la libera circolazione di capitali e servizi, di conseguenza, se non si recede dai trattati dell’Unione europea non si può combattere efficacemente questo fenomeno. Si può fare oggettivamente molto poco. 
La disciplina delle distanze dai luoghi ‘sensibili’ è solo un palliativo che peraltro opera con un mercato già saturo. Le misure prese dagli Enti locali, Regioni etc sono state tardive. Oramai gli esercizi sono stati avviati e le distanze possono essere imposte solo per le nuove attività. In sostanza è una misura un po’ ipocrita. Più efficace la riduzione dell’orario ma parliamo di una goccia in mezzo all’oceano. Sarebbe molto più efficace cercare di trovare fondi per incentivare la riconversione degli esercizi in un’altra attività (anche se probabilmente anche questa misura non piacerebbe alla Commissione europea) oppure per incentivare lo spostamento degli esercizi in zone più lontane da scuole e ospedali. Il poco che si poteva fare, comunque, non è stato fatto. Anche i provvedimenti dello scorso governo sulla pubblicità non hanno dato alcun risultato. Secondo l’Agcom, l’autorità che avrebbe dovuto fare le sanzioni per le violazioni del divieto di pubblicità per giochi e scommesse, la disciplina è sostanzialmente inapplicabile". Il Governo nazionale invece "dovrebbe recedere dai Trattati solo così potrebbe veramente risolvere anche questo problema adottando la disciplina che abbiamo avuto fino agli anni '90. Malgrado oggi il settore del gioco e delle scommesse legali sia gigantesco si tratta di un settore in crisi. Il gettito fiscale pur essendo rilevantissimo è in flessione a causa dei meccanismi previsti per indurre le persone a giocare sempre di più (il cosiddetto payout). Una misura seria sarebbe ridurre fortemente il payout ma questo vorrebbe dire rendere il gioco molto meno attraente. Il payout è la percentuale, normativamente prevista, del denaro raccolto che deve essere restituita, sotto forma di vincita, alla platea degli scommettitori. Il payout consente un certo numero di vincite simboliche ed illusorie (nel lungo periodo il saldo sarà ovviamente passivo) e serve a spingere il cittadino, secondo un meccanismo per certi versi simile al 'rinforzo positivo' e allo sfruttamento della dipendenza, a 'consumare' azzardo e scommesse sempre più spesso, impiegando in tal modo quote, nel lungo periodo, via via crescenti del proprio reddito".
Carletti infine dice la sua anche sulla possibilità di incoraggiare la nascita di un casinò in una delle città d'umbre come richiamo turistico. "Siamo assolutamente contrari. Nel sistema vigente prima dell’avvento del liberalismo imposto dai trattati, i casinò erano posti ai confini del territorio della Repubblica (proprio per rendere difficile alle classi popolari di andarsi a spendere il salario al tavolo da gioco) e i residenti del posto non potevano accedervi. La nostra è un Repubblica fondata sul lavoro e la Repubblica incoraggia promuove e tutela il risparmio e non il gioco e quindi il debito. Una vecchia sentenza della Corte costituzionale riconosceva che il gioco d’azzardo 'mal si concilia, per gli aspetti che gli sono propri' con l’utilità sociale, con la sicurezza, con la libertà e la dignità umana. Per quanto possibile quindi la lista Riconquistare l’Italia cercherà di adottare norme e prassi che limitino e contrastino il gioco. Chiaramente non abbiamo nulla nei confronti degli esercenti ma si tratta di un fenomeno che va contrastato".
 

CIRILLO: "SÌ AL GIOCO SENZA INIBIZIONI" - Ad illustrare i capisaldi del suo programma di Governo per l'Umbria poi è Giuseppe Cirillo, candidato per il Partito delle buone maniere, che mette subito in chiaro qual è il suo primo e più importate obiettivo: "Inserire le buone maniere in politica per evitare i litigi e lottare insieme per i bisogni dei cittadini".
Quanto al gioco pubblico, secondo Cirillo le misure prese finora dalla regione (dal distanziometro ai limiti orari) "non sono idonee. Sarebbe piu utile far capire che il gioco ha anche la sua importanza se inserito nel contesto di vari spunti educativi, in altre parole se non diventa una assillante abitudine, può convivere con altre espressioni della personalità".
Al contrario della sua sfidante poi l'esponente del Partito delle buone maniere sarebbe favorevole ad un casinò in Umbria, perché "creerebbe posti di lavoro e con dei giusti limiti di orario, potrebbe essere inserito come attrattiva per i turisti".
Sull'operato del governo nazionale in materia Cirillo è lapidario: "In Italia, purtroppo, su tante problematiche si sono sempre scontrate due dottrine, quella della liberalizzazione e quella del divieto. La mancanza di saggezza di tanti politici ha spesso evitato di far affrontare i problemi nel loro profondo significato. Se il gioco può portare gioia a giovani e non giovani, dobbiamo trovare la maniera di superare le inibizioni, perché viviamo in un mondo libero..... libero??".
 
 

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