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Galles: la richiesta di aiuto degli operatori del gioco, a rischio chiusura

08 maggio 2020 - 10:58

Il piano di aiuto alle imprese emanato dal governo del Galles escluse gli operatori del gaming che ora rischiano il fallimento.

Scritto da Vincenzo Giacometti
Galles: la richiesta di aiuto degli operatori del gioco, a rischio chiusura

Con circa 300 negozi di scommesse e quattro casinò in Galles, il Consiglio di scommesse e giochi del Regno Unito (Betting and Gaming Council) chiede al governo gallese di ripensare al suo programma di sgravi alle imprese, che non include bookmaker e società di gioco tra le agevolazioni fiscali. Michael Dugher, Amministratore delegato di Bgc, ha inviato una richiesta formale al primo ministro del Galles, Rebecca Evans,di riconoscere che ci sono 2mila posti di lavoro a rischio nel settore del gaming. Nonostante le azioni del resto del Regno Unito, il Galles sta andando per la sua strada e non ha permesso finora ai negozi di scommesse e alle varie location di gioco di avere agevolazioni fiscali.

La lettera di Dugher afferma: "Senza assistenza nella riduzione delle tariffe commerciali, simile a quella offerta ad altri settori in Galles, e ad altri segmenti dell'ospitalità, del tempo libero e dell'intrattenimento, c'è un vero pericolo che i negozi di scommesse e i casinò chiudano definitivamente, portando a la perdita diretta di oltre 2mila posti di lavoro sul territorio".

Spiegando che i locali, sia i negozi che i casinò, dovranno affrontare una debacle finanziaria se non ci sarà alcuna azione da parte del governo gallese. Dugher fa quindi il confronto con l'Inghilterra, dove ai negozi di betting, sale da bingo e casinò è sta "gettata un'ancora di salvezza" dal governo del Regno Unito estendendo anche le agevolazioni anche alle loro sedi.

"Non credo per un solo secondo che il governo gallese stia dicendo che i lavoratori in Galles che sono impiegati nel settore delle scommesse regolamentate sono meno degni del sostegno che ottengono in Inghilterra, ma abbiamo urgentemente bisogno di avere risposte concrete. Questi duemila posti di lavoro sono uomini e donne che lavorano duramente con le bollette da pagare e le famiglie da curare. I loro lavori valgono tanto quanto qualcuno che fa lo stesso lavoro in Inghilterra”.

 

 

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