skin

Non solo ippica, il rilancio degli ippodromi passa dall'intrattenimento

24 agosto 2019 - 07:16

Gli ippodromi italiani possono davvero diventare 'luoghi per famiglie' e centri polifunzionali, in cui lo sport convive con l'intrattenimento, strizzando l'occhio ai turisti? Lo abbiamo chiesto agli operatori del settore.

Scritto da Fm
Non solo ippica, il rilancio degli ippodromi passa dall'intrattenimento

 

"Luoghi di aggregazione", aperti alla contaminazione tra mondi diversi, dove le famiglie possano trascorrere una domenica diversa, al di là delle corse.

Così il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, ha espresso in più occasioni la sua "visione" per il rilancio degli ippodromi, e conseguentemente dell'ippica.

Un progetto che è già una realtà per alcuni impianti italiani, esempi virtuosi di integrazione fra sport, spettacolo, cultura e divertimento.
Ma quali sono le potenzialità di sviluppo, anche come volano turistico? Lo abbiamo chiesto ad alcuni dei maggiori rappresentanti delle associazioni di settore.


FEDERIPPODROMI: "GIARDINI VERDI NEL CAOS CITTADINO" - "Gli ippodromi possono considerarsi a pieno titolo luoghi simbolo di una città, espressioni della loro cultura, storia e tradizione che hanno come elemento centrale lo sport, uno dei più forti strumenti di aggregazione.
A questo si aggiunge il fatto, non di poco conto, che tutti gli ippodromi sono dei veri e propri giardini verdi all’interno del caos cittadino, parchi sicuri a misura di famiglia, in grado di inaugurare un fitto programma di eventi paralleli alle corse, come attività per le scuole, per bimbi e ragazzi, anche affetti da disabilità, attività ludico ricrative e tanto altro, con l’obiettivo di conquistare un pubblico nuovo, amante del verde, dello sport sano, degli spazi aperti e protetti.
È questo che gli permette di diventare un 'prodotto turistico' della città a cui appartengono". Ne è convinto Elio Pautasso, presidente di Federippodromi, che lancia la sua ricetta per il rilancio delle strutture esistenti, anche di quelle, purtroppo, chiuse.
"Tutti sul loro territorio hanno un ruolo, ed ognuno a seconda di diverse variabili che lo caratterizzano, come: il livello delle corse e degli eventi collaterali, il tipo di pubblico che si vuole raggiungere (l’amatore, lo spettatore od il visitatore occasionale) la grandezza dell’impianto e della città che lo ospita, la stagionalità, ecc.. confeziona un prodotto diverso da offrire all’utente.
Ogni ippodromo deve avere la giusta attenzione da parte del ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, con il quale deve poter progettare insieme il futuro. La maggior parte degli impianti poi è di proprietà dei comuni, con il quale il ministero dovrebbe mantenere un continuo dialogo. A mio avviso serve una legge sugli ippodromi, che ne favorisca il rilancio, l’inserimento nel tessuto sociale e sappia garantire canoni equi per tutti, ed investimenti adeguati per il rilancio".
In prima battuta, conclude Pautasso, "basterebbe sfruttare tutte le potenzialità che offrono, come valorizzare l’impianto sportivo investendo sulla qualità delle infrastrutture dandogli così maggiore capacità di accoglienza; rivalutare 'la cultura dello sport' di cui l’impianto ne è espressione, così da farlo diventare un polo di attrazione carico di storia e tradizione; investire sulla comunicazione dei grandi eventi tanto da proporli come 'grandi appuntamenti' offerti dalla città. Tutto ciò ovviamente dovrebbe essere supportato e disciplinato proprio da quella auspicabile legge sugli ippodromi di cui ho parlato precedentemente".
 
 
COORDINAMENTO IPPODROMI: "PUNTARE SULL'ATTRATTIVITÀ TURISTICA" - Secondo Attilio D'Alesio, presidente del Coordinamento ippodromi, "gli ippodromi possono e 'devono' diventare luoghi di divertimento e di attrazione turistica e su questo obiettivo dovrà puntare il ministero delle Politiche agricole per la riforma ed il rilancio dell’ippica nazionale (crisi di Governo permettendo, Ndr).
Gli ippodromi sono i teatri dove si svolge una bellissima ed antica competizione sportiva: la corsa dei cavalli con protagonista il meraviglioso cavallo, sono distribuiti su tutto il territorio nazionale ed hanno grandi potenzialità per attrarre turisti, giovani, famiglie e pubblico a passare un pomeriggio o una sera e poter scoprire il mondo dei cavalli.
Il rilancio dell’ippica potrà fondarsi solo su questo punto, cancellando definitivamente l’idea che gli ippodromi siano luoghi di gioco.
Tutti gli ippodromi, quelli ancora aperti e quelli purtroppo chiusi, dovrebbero puntare su questo obiettivo, perché solo così potranno fare 'risplendere' la storia e la bellezza dell’ippica italiana".
 
 
UNIONE NAZIONALE IPPODROMI: "DIVERSIFICARE LE ATTIVITÀ" - "Gli ippodromi oltre a svolgere la caratteristica attività ippica possono senz’altro essere 'contenitori' per attività culturali, sportive e di spettacolo. Ovviamente è necessario che l’ippodromo sia dotato di impianti e strutture adeguati allo svolgimento di dette attività collaterali.
Riuscire a organizzare eventi, mostre, fiere ecc., in contemporanea all’attività delle corse fa conoscere il mondo dell'ippica a maggiori fasce di pubblico", sottolinea il presidente dell'Uni - Unione nazionale ippodromi, Concetto Mazzarella.
"I turisti possono essere attratti sia dalla attività ippica che dalle altre attività di spettacolo, sport - esistono addirittura ippodromi dotati di hotel con panorama sulle piste. L’ippodromo del Mediterraneo di Siracusa, ad esempio, è stato il primo in Europa, nel 2009, a realizzare un albergo integrato alla tribuna dell’ippodromo. Hanno seguito l’esempio in Inghilterra e soprattutto a Dubai, con la costruzione di un hotel nel modernissimo  ippodromo di Meidan".
Secondo Mazzarella questo modello può diffondersi molto più facilmente di quanto si creda. "Teoricamente tutti gli ippodromi possono diversificare la propria attività. La localizzazione degli impianti e la vocazione dell’area sono elementi che devono tenersi in considerazione prima di fare ingenti investimenti.
Gli ippodromi, almeno i più importanti, devono trovare il modo di essere utilizzati tutti i giorni dell’anno. La diversificazione deve contribuire ad accrescere, migliorare e rendere più attrattiva l’attività ippica. 
Mi auguro che questo aspetto venga tenuto in considerazione nel progetto di riforma del settore".
 
 
IPPICA NUOVA: "ARRICCHIRE I PROGRAMMI PER CONQUISTARE IL PUBBLICO" - Per Giorgio Sandi, presidente dell'associazione Ippica nuova, che riunisce gli operatori della filiera del trotto, "un ippodromo nasce ovviamente per svolgere la funzione primaria di valorizzazione del cavallo da corsa; i grandi ippodromi nel mondo sono meta di appassionati che vi si riversano nelle più importanti giornate di corse per ammirare da vicino gli splendidi protagonisti delle corse e per partecipare alle emozioni che solo gli eventi sportivi sanno regalare. Naturalmente, affiancare agli eventi ippici altre manifestazioni culturali o di spettacolo, purché nel rispetto della vocazione e della funzione originaria al servizio del cavallo, è una opportunità da cogliere - più di quanto già avvenga - per rendere più ricco il programma per il pubblico delle corse e un modo di avvicinare nuovo pubblico all’ippica".
Quanto agli impianti potenzialmente più adatti a sfruttare queste possibilità Sandi rimarca: "Sicuramente esistono impianti che per ubicazione sul territorio, essendo in aree a forte presenza turistica, si prestano maggiormente ad ospitare manifestazioni aperte alle famiglie, basti pensare al Savio di Cesena, al Sesana di Montecatini Terme od al Montebello di Trieste. Ma non sottovaluterei il potenziale degli impianti cittadini (da San Siro a Milano all’Arcoveggio a Bologna, al Sant’Artemio a Treviso, a Capannelle a Roma o ad Agnano a Napoli) ma anche di impianti attualmente chiusi come La Favorita a Palermo o il Caprilli di Livorno o utilizzati solo per poche giornate all’anno come il bell’impianto di Ferrara o le belle strutture della Ghirlandina di Modena. Tutti impianti diversi ma tutti, nell’ambito di una progettualità di alto livello, in grado di rappresentare realtà di grande interesse". 
Quanto alla riforma dell'ippica, ricorda che il settore "sta pagando a caro prezzo gli errori fatti e subiti negli ultimi 20 anni, a partire dalla soppressione dell’ente di gestione Unire e degli enti tecnici che avevano assicurato al settore 60 anni di sviluppo e crescita. Un modello di gestione invidiato e copiato in tutto il mondo è stato soppresso per una scelta errata della politica creando così l’unico esempio al mondo di gestione burocratica e ministeriale.
I risultati sono purtroppo drammatici, l’ippica è praticamente sparita dai media nazionali, gli ippodromi si sono svuotati di pubblico e, solo per fare un esempio, l’andamento del volume delle scommesse ippiche (quando come noto il comparto del gioco in generale è cresciuto a doppia cifra fin dalla fine degli anni ‘90) è crollato dell’85 percento solo per parlare degli ultimi 10 anni. 
Il nostro piano, quello che offriamo al ministro Centinaio ed alle istituzioni, si basa proprio su un rilancio a trecentosessanta gradi del settore, a partire dalla programmazione, dalla comunicazione alla televisione, alle scommesse ippiche, dalla valorizzazione degli ippodromi, con una nuova gestione manageriale e partecipativa del settore, aprendo così finalmente la porta e liberando le energie oggi compresse dalla gestione burocratica. L’ippica italiana è pronta e merita di poter ritornare presto a correre come fanno i suoi campioni!".
 

Articoli correlati