“In presenza di un protocollo di sicurezza per spazi, ambienti e attività, si potrà decidere di anticipare le aperture”. Con queste parole il premier Giuseppe Conte - in un’intervista rilasciata al Fatto quotidiano – ha espresso la propria apertura nei confronti della richiesta delle varie categorie – e supportata dai regolatori di diverse regioni - di riaprire le attività già a partire dal 18 maggio. Disponibilità ribadita anche dal ministro degli Affari regionali Francesco Boccia che, come il presidente del Consiglio, ha messo l’accento sulla a sicurezza. “C’è un tavolo nazionale - ha detto l’esponente del Pd - che dovrà elaborare i protocolli insieme all’Inail”, i cui risultati sono attesi tra il 14 e il 15 maggio. Proprio allo scopo di provare a dare il via libero per il 18 del mese.
RIAPERTURE REGIONALI - Come anticipato, in molte regioni c’era da giorni la forte la volontà di anticipare i tempi imposti a livello nazionale per la riapertura delle attività. In particolare per
bar, pub, ristoranti, gelaterie, pizzerie (i servizi di ristorazione ai quali dal 4 maggio è stato dato via libera al cibo da asporto), così come parrucchieri, barbieri e centri estetici che, secondo il programma delineato dal Dpcm del 26 aprile, dovrebbero alzare le saracinesche solo dal 1° giugno. Per tutte queste imprese, dunque, il governo ha dimostrato la disponibilità a valutare un'accelerazione della ripresa, rispondendo al pressing delle diverse categorie.
In attesa delle linee guida di sicurezza alle quali l’esecutivo lavora già da ieri insieme a Inail, parti sociali e al Comitato tecnico scientifico, per provare a capire quali saranno le regole alle quali i commercianti esercenti dovranno adeguarsi per poter riprendere in anticipo le loro attività. Alcune indicazioni sono già arrivate dalle Regioni o dalle stesse categorie, che hanno elaborato protocolli per tradurre in pratica le indicazioni delle autorità sanitarie valide per altri settori per prevenire contagi.
IL NODO GIOCHI - Tra le richieste pervenute sul tavolo dell'esecutivo, con tanto di protocollo di sicurezza annesso da applicare per la riapertura, ci sono anche
quelle dell'industria del gioco che (per la prima volta) in maniera unanime, mettendo insieme tutte le sigle che rappresentano l'intera filiera, ha inviato
un documento a governo e istituzioni nel quale vengono riportati tutti i criteri che è possibile adottare nei locali di gioco, dimostrando la possibilità di riaprire, in sicurezza, alla pari di altre attività. E, in alcuni casi, anche in maniera migliore. Al momento, tuttavia,
le sale da gioco non sembrano rientrare tra le attività che il governo sta valutando di riaprire dal 18 maggio: anche se potrebbero essere decisive le prossime ore e la consultazione che dovrà avvenire tra Palazzo Chigi e l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
prevista per le prossime ore. Fermo restando, tuttavia, che alcune modalità di gioco potranno già essere offerte negli esercizi che potranno rialzare la saracinesca. Ma rimane il nodo degli ambienti specializzati. Stando a quanto dichiarato dal premier al Fatto, a riaprire prima potrebbero essere anche i teatri: location assimilabili ai locali di intrattenimento per le specificità. Ma la scelta sarà presa sulla base dell’indice di contagio R0, delle regole di monitoraggio del ministero della Salute e dei protocolli di sicurezza che l’Inail sta realizzando per ogni categoria. Le nuove norme – come detto - dovranno passare al vaglio del Comitato tecnico-scientifico, che in realtà è orientato a concedere il via libera solo il 1° giugno per i comparti più a rischio. Ed è proprio ciò che potrebbe accadere ai giochi. Con il
termine ipotetico del lockdown precedentemente ipotizzato dal governo del 31 luglio che continua ad essere una possibilità.
LE MISURE PE R I LOCALI - Del resto, per pensare di ripartire prima del 1° giugno, alcune disposizioni appaiono ormai scontate per bar e ristoranti: su tutte il distanziamento tra i tavoli. Anche se non è ancora nota la distanza minima che di sicurezza che verrà presa in considerazione visto che esistono – anche qui – diversi pareri: la Regione Lazio pensa a un metro, mentre la provincia di Bolzano l’ha fissata al doppio. Con la legge provinciale che sarà approvata oggi, giovedì l 7 maggio, si dovrebbe consentire a Bolzano (grazie ai dati positivi sulla diffusione del coronavirus che contano zero decessi e solo un nuovo caso nelle ultime 24 ore) di far ripartire l’attività di parrucchieri, barbieri ed estetisti, oltre che bar e ristoranti già dall’11. In ogni caso, tra le misure che verranno imposte a livello nazionale, all’ingresso dei locali i clienti troveranno regole di comportamento (a partire dall’obbligo di lavarsi le mani e indossare la mascherina ), numero massimo di persone nel locale e corsie differenziate per l’entrata e l’uscita. All’interno ci dovranno poi essere segnaletiche orizzontali, ad esempio per le file alla cassa.
Ma ci saranno regole rigide anche per il personale visto che, come dichiarato dal Ministro Boccia: “Vogliamo dire ai lavoratori che possono tornare a lavorare tranquilli perché lo Stato garantisce loro la sicurezza”. A ogni operatore delle attività pubbliche verrà quindi misurata la temperatura all’inizio del turno di lavoro.
RIAPRIRE PRESTO E IN SICUREZZA MA NON BASTA - Per il comparto del gioco pubblico, dunque, la sfida di queste ore è quella di far passare il concetto che le attività di gioco possono essere considerate alla pari di tutte le altre. Visto che, se verranno adottati dei criteri idonei a garantire la sicurezza di visitatori e lavoratori, potranno essere applicati in qualunque attività aperta al pubblico, purché dimostri di poter seguire e rispettare quelle regole. Non può certo essere adottata una valutazione “etica” sulla natura delle attività commerciali, in una fase in cui si fa sempre più acuta l'emergenza economica e sociale e il rischio di una disoccupazione dilagante, che potrebbe essere ulteriormente alimentata dalla perdita di posti di lavoro nel comparto giochi nel caso in cui non si riapriranno i locali in tempi brevi. Anche se, nel gioco come in altri settori, non basterà soltanto riaprire. Come evidenziato bene da Confcommercio nel caso di Milano, ma il dato è facilmente estendibile anche a livello nazionale, senza interventi di sostegno concreti, rapidi ed efficaci si stima almeno il 25 percento di chiusure (pari, nel milanese, a 3.700 imprese) secondo la stima dell'Ufficio studi della Confcommercio milanese sulla base di una ripartenza dal 18 maggio. Con le attività commerciali al dettaglio della zona che risultano completamente ferme pari ad oltre 22mila 700 per 123mila addetti. E con più di 42.300 lavoratori già stimati in cassa integrazione. Per tutte queste attività, dunque, servirà qualcosa di più di quanto adottato finora se si vorrà garantire non solo la ripartenza, ma anche la tenuta. Peggio ancora per le attività di gioco per quali, come denunciato più volte dalle associazioni di categoria, esiste anche la difficoltà (e, spesso, la totale impossibilità) di accesso al credito, anche di fronte alle garanzie del governo sui nuovi prestiti, sulla base di motivazioni “etiche” previste negli statuti di alcuni istituti di credito.