Scordatevi fumose bische o un angusto angolo che una tabaccheria o un bar riserva a una slot. Le location di gioco attuali (e legali) sono tutt'altra cosa e, al pari dei prodotti online, curano sempre di più la loro “immagine”, attraverso un design raffinato e attento, in grado allo stesso tempo di intercettare le nuove tendenze e anche di assecondare i gusti di una clientela non sempre dall'altissima capacità di spesa, ma sempre dalle alte esigenze in termini di servizio e di gradevolezza del locale e del prodotto.
Con l'architetto Paolo Lucchetta - fondatore di Retai lDesign Srl insediata nel Parco scientifico e tecnologico di Venezia, costituita da un team di architetti e designer che si occupa di innovazione sostenibile, rigenerazione urbana in architetture sociali e commerciali - ci concentriamo sulla progettazione degli spazi di gioco terrestri e retail, nell'ambito di uno speciale pubblicato sulla rivista cartacea Gioco News (consultabile nella sua interezza online a questo link).
Il settore del gioco a partire dagli anni Duemila ha conosciuto un rapido sviluppo in Italia, anche in ottica retail. Quali sono le sue principali esigenze e caratteristiche in termini di progettazione degli interni?
“I luoghi del gioco, grazie alla loro diffusione, si sono aperti ad un pubblico più vasto, meno dipendente e che tendenzialmente utilizza questi spazi in maniera più trasversale, come intrattenimento unito alla ristorazione o alla partecipazione di eventi.
Progettare spazi per il gioco, vuol dire quindi a mio avviso, progettare spazi di intrattenimento in senso lato, meno esclusivi e più inclusivi”.
La pandemia ha obbligato gli operatori a porre in essere delle misure di distanziamento sociale. Come si è potuto intervenire, per salvaguardare anche le necessità estetiche?
“Il tema del distanziamento inizialmente fu affrontato con barriere protettive invasive e non integrate.
Poi si sono affermate invece tecniche e regole di distanziamento prive di barriere che lentamente ci stanno conducendo verso un’auspicata nuova normalità”.
La pandemia ha cambiato strutturalmente la concezione degli spazi di gioco?
“La densità dei luoghi è dopo la pandemia un po’ più rarefatta, ma le precauzioni sono state spostate al tema degli accessi, dei pass e delle mascherine. Quindi credo di poter dire che il problema sarà in futuro risolto a monte e non nel punto di vendita”.
Qual è la sua personale filosofia nell'approcciare la progettazione di una catena retail?
“La filosofia sta nel creare spazi gradevoli che favoriscano relazioni positive tra luoghi, cose e persone, utilizzando tecnologie in modo accessibile e amichevole, miscelando forme e materiali contemporanei. I luoghi ci rappresentano, la loro bellezza, accessibilità, fruizione costituiscono parte importante della qualità delle nostre vite”.
Quali sono i più importanti progetti in materia di gioco dei quali si è occupato nel corso degli anni?
“Ricordo con piacere le esperienze del Casinò di Venezia, il RichardCafe dedicato a Wagner che abitò nel palazzo veneziano e il Wincity Sisal di piazza Diaz a Milano nella Torre Martini. Luoghi accessibili, di intrattenimento, per un pubblico di appassionati e per clienti occasionali”.
A suo modo di vedere, il retail italiano ha delle sue particolari caratteristiche?
“L’Italia è il Paese dei beni culturali e delle nuovi arti, moda e design. Ci stiamo rendendo conto che saper unire arte, cultura, moda, design, cibo e chef di qualità vuol dire rappresentare l’identità del nostro Paese e della nostra cultura”.
E dove sta andando, dal punto di vista progettuale?
“Sta andando verso questa direzione in modo sostenibile ed innovativo.
Le opportunità che questo Paese ci offre sono notevoli. Spetta a noi e alle future generazioni coglierne le opportunità. È per me una speranza, ma anche una visione che mi motiva e mi impegna. Quindi a chi si occupa di progetti dico 'enjoy yourself', il mio incoraggiamento più sincero”.