Quando pensiamo ai giovani, nel nostro settore, immaginiamo principalmente situazioni legate al mondo dell’online o del videogame, ai nerd che giocano in rete sfidandosi da un continente all'altro. A parte le considerazioni in merito a questo tipo di attività del gioco, di cui abbiamo già trattato in precedenti articoli, è bene invece parlare di quei giovani che in questo comparto ci lavorano, tutti i giorni e a tutti i livelli.
Parafrasando il titolo di un famoso film dei fratelli Coen, direi che il nostro comparto “non è un lavoro per giovani”, o perlomeno così sembrerebbe monitorando la situazione generale.
L’inserimento di nuove risorse in azienda non è mai facile e in nessun settore: richiede impegno e una certa dose di coraggio. Impegno, perché ogni persona che arriva, spesso prima di dare un contributo tangibile assorbe energie. Coraggio perché confrontarsi con nuove esperienze e nuove personalità richiede prima di tutto la capacità di mettersi in gioco, di rivedere le proprie posizioni, di cambiare.
Facendo una considerazione critica ma costruttiva, chi di noi lavora da qualche anno nell’amusement e nel gambling, è portato a considerare l’esperienza come elemento essenziale per potersi muovere agilmente in questi ambiti, oltre che un tesoro del quale essere severi e gelosi custodi.
Sempre analizzando in maniera quasi asettica, un fondo di verità c’è. Le aziende del gioco, svolgono attività ed hanno dinamiche operative estremamente settoriali, difficilmente esportabili in altre realtà industriali e viceversa, si muovono in mercati difficilmente codificabili e si rivolgono a target estremamente ampi, proprio per la natura stessa dell’offerta. Risulta abbastanza chiaro quindi come l’attrattività nei confronti di giovani che si affacciano al mondo del lavoro, possa presentare qualche zona d’ombra. Non dimentichiamo poi che operare nell’amusement deve farci mettere in conto che gli orari di lavoro più importanti sono quelli serali, festivi e dei fine settimana.
Fino a qui ho voluto, seppur in forma sintetica, evidenziare gli aspetti di possibile resistenza all’ingresso di giovani nelle nostre attività, che però, da inguaribile uomo di marketing e di mercato, vorrei vedere come ambiti di miglioramento da parte di chi, come noi, è già inserito in questo mercato e come un mondo di opportunità per i giovani che vogliano approcciarlo. Ambiti di miglioramento, perché le aziende e gli imprenditori, presa coscienza di questa situazione, hanno la possibilità di effettuare delle inversioni di tendenza importanti ed investire sull’energia di nuove generazioni e permettere un innesto di nuove professionalità tra gli operatori del settore, facendo diventare attrattivo un settore poco conosciuto. Dall’altro lato, parlo di un mondo di opportunità, perché ci sono ancora spazi importanti, per giovani curiosi e preparati, per far crescere, cambiare, migliorare e far progredire il nostro comparto, sviluppando format originali, nuovi mercati, sinergie con altre attività retail ed entertainment, strategie di marketing e comunicazione fortemente innovative.
Credo che sarà quanto mai importante, da parte delle aziende del settore, investire su queste “opportunità di futuro”, attraverso politiche e strumenti quali ad esempio convegni destinati ai giovani nelle università, per presentare l’industria del gioco e quello che, oltre le apparenze ed un vissuto popolare non aderente alla realtà, può offrire. Lavoriamo anche per creare opportunità, far crescere in azienda chi ne ha la capacità, uscendo da un loop con il quale spesso mi scontro, in ragione del quale “l’anzianità fa grado” e non le capacità e le potenzialità, sulla base di quell’errata logica sul valore dell’esperienza a tutti i costi, di cui parlavo prima. Ma pure per mettere in cantiere una “scuola” di formazione, a livello associativo, che formi e certifichi i giovani che intendono diventare operatori del gioco, completando il loro percorso tecnico-formativo, a beneficio anche delle aziende che potrebbero avere a disposizione un vivaio già performante.
Immaginiamo un settore commerciale, economico, che non sia capace di rinnovarsi. Immaginiamo che questo settore abbia un’importante attività retail, che come sappiamo ha la necessità di costanti stimoli innovativi e di aprirsi a nuove formule di mercati. Immaginiamo che questo settore non sia in grado di coinvolgere i giovani. Non vogliamo, però, arrivare a immaginare un settore che, pur con considerevoli potenzialità, imploda. Investiamo sul futuro senza risparmiare risorse, il mercato si evolve con rapidità e uno dei modi migliori per restare al passo è cambiare il passo.